Domenica, primo marzo, abbiamo preso parte ai grandi festeggiamenti della “Città dei ragazzi” a Cuneo per il ritorno a casa di Suor Maria Teresa e di Suor Rinuccia, dopo centodue giorni di prigionia in Somalia. C’era un’atmosfera di commozione, di gratitudine e di pace e soprattutto una grande gioia nei volti di Padre Gasparino e di tutti confratelli e le consorelle della loro Comunità. La Santa Messa è stata presieduta da S.E.R. Mons. Giuseppe Cavallotto, Vescovo di Cuneo, con la presenza del Vescovo Emerito S.E.R. Mons. Natalino Pescarolo e di tanti sacerdoti amici della Comunità di Padre Gasparino, in particolare Don Fredo Olivero, fratello di Suor Maria Teresa. Ringraziamo Dio per aver donato a ciascuno di noi, ai familiari ed ai confratelli delle nostre Sorelle rapite la gioia di rivederle tornare a casa sane e salve. Soprattutto ringraziamo per la forza della fede che le ha sostenute nella croce di essere private della libertà e con la vita a rischio. Grazie Signore perché le hai rese capaci di perdono e di pace e perché la loro fede diventa oggi testimonianza del tuo amore per il mondo.
Al termine della Santa Messa, le Sorelle hanno fatto una breve ed intensa testimonianza, ne riportiamo alcuni stralci significativi.
Suor Maria Teresa: Eravamo in macchina insanguinate e senza scarpe, ad un certo punto i rapitori ci hanno chiesto, con un po’ di arroganza, “…siete mussulmane o pagane?”. Abbiamo risposto: “Siamo persone che amano ogni persona in nome di Dio”. Con questa risposta è entrata in me una benevolenza per queste persone, perché non era una frase che io avevo preparato, è venuta proprio dallo Spirito Santo. Ho percepito in questo un chiaro frutto della preghiera di tutti, di tutti voi che ci sostenevate. Siamo senza parole di fronte della solidarietà che stiamo scoprendo tutti i giorni.
Suor Rinuccia: Ci siamo trovate spogliate di tutto, ma questo spogliamento ci ha fatto capire che quando siamo più liberi dalle cose, allora Dio può operare di più in noi. Ci siamo colmate dalla presenza di Dio, quasi lo “toccavamo” nella realtà di comunione tra di noi. Ci siamo rese conto che stavamo facendo un’esperienza di comunione tra di noi che non avevamo mai vissuto a questo livello: mi sono detta, ad un certo punto,…ma questo è proprio il paradiso! È stata una esperienza molto pesante, molto dura, ma di una ricchezza incredibile. Durante il tempo della prigionia, anche nei momenti di angoscia proprio terribile, abbiamo sperimentato la forza della preghiera e della fede. Non abbiamo mai avuto un sentimento di odio, di rancore contro queste persone che ci hanno rapito, e questo è opera di Dio, questo è stato il primo miracolo di Dio.
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