GABRIEL
Vengo dagli Stati Uniti e mi chiamo Gabriel. Sono grato alla Comunità che ha salvato la mia vita. Voglio raccontarvi in breve la mia storia. Provengo da una famiglia piena di fede; la preghiera era costante, specialmente mia madre era una donna fedele al Signore. Vedevo in lei e in mia sorella una calma e una gioia profonda, mentre io ero pieno di rabbia per i problemi all’udito che ho dalla nascita. Come conseguenza di questo, faticavo a parlare correttamente e non riuscivo a dare un senso a tutta questa situazione. Mi sentivo diverso, inferiore e non mi accettavo. La preghiera che la mia famiglia mi proponeva aveva perso ogni significato, scappavo con il mio dolore da me stesso e da Dio. A undici anni ho scoperto la droga, attraverso alcuni amici di quartiere, e mi sembrava finalmente di essere una persona normale: il dolore che avevo dentro era come anestetizzato. Ho conosciuto alcuni ragazzi di una “gang” e volevo entrare in quel gruppo: mi sentivo libero ed ero capace di fare tutto quello che mi chiedevano. Sono, quindi, entrato a far parte di quella banda con l’illusione di aver trovato un gruppo dove non ero né giudicato né preso in giro. Ma ben presto ho realizzato che, se da una parte non mi giudicavano, dall’altra mi spingevano a fare cose che in fondo io non avrei mai fatto. Pur capendo che stavo sbagliando, non volevo perdere quella “famiglia” e continuavo su quella strada errata. Dopo sei anni passati con loro avevo perso tutto: la mia famiglia di origine, le cose che avevo e soprattutto la mia vita. Dopo due mesi passati in strada da solo ho finalmente chiesto aiuto a mia madre. Lei è stata molto dura e ferma con me, non mi ha accolto subito ma mi ha detto che dovevo ricominciare a pregare. Potete immaginare la mia reazione! Non avevo, però, altra scelta e quelle parole di mia madre mi sono entrate dentro. Così cominciai a pregare per strada: ricordavo solo l’Ave Maria, ma era un inizio. Dopo due settimane Dio aveva ascoltato la mia povera preghiera: mio fratello era venuto a cercarmi in strada per portarmi a casa di mia sorella. Da quel giorno le cose sono cambiate: dopo due mesi vissuti con mia sorella ho saputo della Comunità in Florida; arrivato lì, ho conosciuto alcuni ragazzi che avevano il mio stesso vissuto. Entrando in Comunità, nel 2009, ho sentito una cosa che non avevo mai provato: la pace. In Comunità ho ritrovato il senso della mia vita e una vera famiglia che mi offre supporto, che mi sta vicina e che non mi giudica. Ho ritrovato la fede che la mia famiglia mi aveva trasmesso, e oggi mi sento più vicino a loro e sono tanto felice che anche loro si siano avvicinati a questa opera di Dio. Attraverso questo cammino sto imparando ad accettarmi così come sono, anche con i miei problemi. Sono il più piccolo della mia famiglia e voglio continuare questo cammino per poter un giorno formare anche io una bella famiglia. Grazie al mio percorso comunitario anche mio padre ha superato i suoi problemi di alcolismo. Non posso che testimoniare che la fede è quel dono prezioso che qui ho riscoperto. Desidero un giorno essere un bravo padre e ringrazio per tutto quello che Dio, attraverso la Comunità, ha donato a me e alla mia famiglia. Ero l'ultimo fra gli ultimi e il Signore mi ha raccolto e mi ha ridato la vita.
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