ANTONELLO
Mi chiamo Antonello e se oggi sono vivo è perché faccio parte dell’opera del Cenacolo da un po’ di anni. Non pensavo sinceramente di fermarmi così tanto tempo, mi sono sempre detto: “Faccio la Comunità una volta sola, fatta bene e dopo tre anni esco”. Invece poi, con il passar del tempo, ho riflettuto: “Ma io non sono in carcere a scontare una pena! Devo invece fare un cammino di libertà e di luce che ha bisogno di spazio e di tempo”. Non mi bastava più solo fare il cammino per far felici i miei genitori o per raggiungere un obiettivo fuori di me. Così, con tanta fatica ma anche con tanta gioia, ho buttato giù quel muro di limiti umani e oggi posso dire che sono un ragazzo più libero, con la pace dentro e con la gioia di vivere nel bene anche quando le cose non vanno come vorrei, oppure quando i miei desideri non si avverano nei tempi che avevo pensato. Quella libertà che ho scoperto qui in Comunità grazie al cammino di fede e di preghiera mi aiuta ad andare oltre i miei piaceri e mi insegna a vivere bene il presente in uno stile di vita semplice e pulito, che alla fine mi riempie il cuore di pace. Tante volte, umanamente, faccio ancora fatica a credere a questa mia conversione; se penso a chi ero io, a quanto amavo la discoteca e la vita notturna, a quanto ero affascinato dalla notte e dalle false luci delle tenebre. Quello stile di vita sbagliato vissuto per tanti anni mi ha portato a sperimentare molte droghe, che all’inizio mi illudevano con piacevoli sensazioni di divertimento, ma poi sono diventate strumento di tortura nelle mani del male che mi ha sempre più posseduto e invischiato nel suo fango, reso una “pedina” malata di un gioco macabro, strumento di sofferenza e di buio per me e per altri. Facevo tutto quello che lui voleva fino a che ho incontrato l’eroina ed ho iniziato a “bucarmi”. Sono arrivati così i primi grandi problemi: ho iniziato a rubare, a diventare violento con tutti, a fare cose di cui oggi mi vergogno profondamente e che non oso neppure scrivere, fino a quando mi hanno scoperto i miei genitori. Lì è stato un vero dramma: li ho visti sprofondare nel dispiacere, nella delusione e nella disperazione più totale. Sono finito a vivere in mezzo alla strada perdendo il lavoro, le amicizie, perdendo tutto e tutti. Vagabondavo per le piazze della città senza senso e senza più dignità, triste e disperato, con l’umiliazione di aver distrutto una famiglia che non mi aveva mai fatto mancare nulla, sia a livello materiale che morale. Mi sono detto: “Basta! Non è più una vita! Non può andare avanti così!”. Ho lasciato la ragazza e mi sono presentato a casa con il desiderio di farmi aiutare e così è stato. Grazie ai miei genitori ho conosciuto questa Comunità cristiana che dopo tanti anni di ferite e di fallimenti mi ha aiutato ad uscire da quel maledetto tunnel della droga! E oggi, anche se sono ancora un povero peccatore, sono però contento di aver incontrato il nostro Salvatore Gesù Cristo, morto in croce anche per me, perché anch’io potessi rialzarmi dalla mia morte con la voglia di vivere e di camminare verso la luce. Oggi ho la pace nel cuore e sono felice di vivere, è un vero miracolo! Desidero ringraziare di cuore tanti amici che con amore e pazienza mi hanno aiutato nel cammino insegnandomi a camminare sulla retta via, la via della verità, del servizio e della preghiera.
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