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Storia

Fraternità "Campo della Gioia" - Medjugorje 2000, Bosnia
Dopo anni di permanenza dei ragazzi della Comunità nel luogo benedetto dalla presenza della Regina della Pace a Medjugorje, nasce la fraternità “Campo della Gioia” per accogliere le ragazze, che alla scuola di Maria, riscoprono la bellezza e la grandezza del loro essere donna. Prende il via la prima fraternità femminile fuori dell’Italia...

Finalmente anche per noi donne giunge il momento di varcare il confine. Le case in Italia ormai sono piene di ragazze, oltre che italiane, provenienti dalla Croazia  e da altri paesi dell’est. Già da tempo c’era nel nostro cuore il desiderio e il bisogno di portare un po’ di luce e di speranza in quei luoghi, e di creare là un posto dove accogliere tante giovani che bussavano alle nostre porte chiedendo aiuto.
Lo Spirito Santo ha scelto dieci di noi e una famiglia del Cenacolo per cominciare, a fine ottobre 2000, questa nuova missione: così da Medjugorje, in Bosnia Erzegovina, la Madonna, che già dieci anni prima aveva chiamato  i ragazzi con l’apertura del Campo della Vita, ora chiama anche le ragazze dando inizio alla storia del ‘Campo della Gioia’.
In realtà il tutto era già cominciato molto tempo prima, quando una trentina ragazzi del Campo della Vita, per più di un anno e mezzo, avevano lavorato per le prime costruzioni di questa Fraternità.
Quando siamo arrivate a Medjugorje l’emozione era grande. Di quei trenta ragazzi ce ne erano cinque che ci aspettavano davanti a casa e che per un anno intero hanno vissuto con noi, aiutandoci nel lavoro, che era ancora tantissimo. Approfittavamo della loro presenza per farci raccontare spesso il vissuto di quei due anni precedenti. Ci spiegavano che all’inizio il terreno era completamente pieno di rocce, come in gran parte dell’Erzegovina, e che prima di cominciare i lavori veri e propri avevano costruito per loro una casa di blocchetti di cemento e polistirolo, priva di fondamenta, dove poter abitare, condividere, pregare. Quella casetta che doveva essere “provvisoria” c’è ancora oggi, e per tre anni e mezzo dal nostro arrivo ha continuato ad essere il cuore del campo, con la piccola cappella dove, davanti ad una icona di Gesù Maestro, cercavamo di imparare a pregare, ad amare e a vivere. Il 1° Novembre 2000, festa di tutti i Santi, sotto una pioggerellina sottile, abbiamo inaugurato il “Campo della Gioia” con la Santa Messa celebrata dal nostro caro amico Padre Slavko, ora in cielo. C’erano tanti genitori e amici a festeggiare con noi. Poi dal giorno dopo è cominciato il bello. Abbiamo avuto il grande dono di avere con noi per molti giorni Madre Elvira e don Stefano, per cominciare con il piede giusto questa bella storia. L’insegnamento più grande era quello di renderci conto che non eravamo lì per merito nostro, ma per la gloria di Dio; questo ci è servito per capire che le prime ad avere bisogno di aiuto eravamo proprio noi.
I lavori continuavano a ritmo serrato, la casa più grande era già abitabile, ma erano in costruzione altre due casa leggermente più piccole, posizionate in modo da formare un triangolo. I primi giorni ci guardavamo e ci chiedevamo: “Ma quando riempiremo tutte e tre le case?”. Beh, la Madonna non ha perso tempo, infatti la prima ragazza è entrata addirittura prima del giorno dell’inaugurazione. Questo è stato l’inizio di una serie di miracoli; tante ragazze hanno cominciato a frequentare i colloqui, che ancora oggi vengono fatti in un locale del “Majcino Sel”, un villaggio costruito proprio da Padre Slavko per accogliere bambini orfani e abbandonati. La famiglia Zappella, che viveva con noi, allora aveva solo un figlio, Daniele, che però non è rimasto solo a lungo. Con l’arrivo delle ragazze entrate durante il primo anno, sono arrivati anche i primi bimbi figli di alcune di loro, e così il Campo della Gioia si è completato. In questi anni i lavori sono continuati: piano piano i giardini hanno preso forma, con tanta lotta per far crescere l’erba, visto che gli inverni sono molto freddi e le estati sono quasi desertiche. Oggi le tre case sono completamente abitabili: la prima con la cucina, il refettorio, lo stencil e le nostre camere; la seconda con la lavanderia, due appartamenti per le famiglie e la camera delle bambine; la terza con l’ufficio, la camera dei bambini, una stanza delle ragazze, un appartamento per un’altra famiglia e, finalmente, una Cappella che il 13 Giugno 2004 abbiamo inaugurato, trasferendoci così dalla piccola e barcollante cappella di legno della casa “provvisoria”che abbiamo abbandonato perché ormai divenuta pericolante.
Il perimetro esterno del Campo è molto grande; ci sono due magazzini, il campo da basket, quello da pallavolo e due “angoli preghiera”, uno dedicato a Santa Teresina e l’altro con la statua di Maria Santissima nel luogo dove già i primi ragazzi andavano a pregare.
Medjugorje è un posto speciale di grazia per la conversione e la guarigione del cuore, ed è bellissimo ogni sabato partire da casa al mattino presto e salire sul “Podbrdo”, la collina delle apparizioni, che è proprio dietro casa nostra, pregando i Rosari e ringraziando Maria per il dono di essere in questo luogo benedetto.
Nella prima settimana di agosto c’è l’appuntamento importante del  Festival dei Giovani; tanti di loro, da ogni parte del mondo, si ritrovano per una settimana di preghiera, di canto e di lode a Dio, seguiti dai frati della parrocchia e dalle varie comunità religiose presenti a Medjugorje. Da diverso tempo anche noi della Comunità Cenacolo abbiamo la gioia di testimoniare che Gesù è vivo raccontando la nostra risurrezione, e anche attraverso alcune rappresentazioni evangeliche che presentiamo davanti a tutti questi giovani. Da tanti anni prepariamo anche il Presepe vivente che presentiamo varie volte, ad abitanti e pellegrini, durante il periodo natalizio.
Attualmente al Campo della Gioia  siamo una quarantina di ragazze, nove bambini e una famiglia. Alcune ragazze sono molto giovani, dai quattordici ai venti anni, e danno al Campo la bellezza e vivacità della loro età.
Vogliamo ringraziare la Regina della Pace in modo speciale per averci volute qui, a casa sua, per imparare alla sua scuola ad essere donne, sorelle e madri rinate dall’amore di suo figlio Gesù.

(dalla rivista Risurrezione - Marzo 2006)

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