Papà Stefano
Ringrazio la Comunità Cenacolo della possibilità di poter testimoniare la nostra Risurrezione e quella di nostro figlio. Mia moglie ed io ci siamo accorti che Pietro faceva uso di droghe verso la fine delle superiori. Ci si accorge quando si vedono le tracce della droga che gira nelle tasche, sul tavolo di lavoro o in macchina, dove qualche segno rimane inevitabilmente; allo stesso tempo i soldi non sono più sufficienti, la paghetta che doveva bastare una settimana finisce il sabato sera, e il bisogno di soldi aumenta. Il figlio rientra tardi, e quando ti rendi conto che non è un avvenimento occasionale, ma è un problema che si manifesta settimanalmente, quotidianamente, la parola disperazione entra nella tua vita perché ti interroghi, ti accusi, riconosci il tuo fallimento. Dove ho sbagliato? Io che ho sempre partecipato alla vita di mio figlio! Bruna e io, fin da quando ci siamo sposati - 25 anni fa - abbiamo iniziato un cammino di fede neo-catecumenale che, grazie a Dio, ha tenuto unita la nostra famiglia nonostante tanti problemi che potevano dare spazio a divisioni. Credo che questa prova Dio ce l’abbia donata non come castigo, ma come atto di carità e misericordia verso di noi, verso di me. Lui vuole salvarmi e con la correzione vuole mantenermi nel solco del Battesimo per il quale sono stato creato. Io ho visto in questo fatto accaduto nella mia famiglia la volontà del Padre di portarci tutti nella vita eterna. La vita di una famiglia dove c’è un drogato è una grande sofferenza, ma io voglio incoraggiare tutti i genitori che in questo momento sono all’ascolto, e anche i ragazzi perché si liberino dalle proprie maschere ed si affidino a qualche angelo che possa illuminare la loro vita e al quale chiedere aiuto. Dicevo a mio figlio: “Pietro, non puoi farcela da solo!” e poi alle sue risposte si litigava e a volte ero accecato dall’ira, ma non riuscivo ad andare a dormire se prima non chiedevo perdono a mio figlio e pregavamo insieme riconciliati. Credo che sia stato questo rapporto di amore tra padre e figlio che ha aiutato Pietro ad accogliere quell’annuncio che gli è arrivato grazie a Giovanni, un ragazzo della Comunità che è venuto a casa in convalescenza e ha incontrato Pietro. È stata Maria Santissima che ha mandato da Medjugorje a Pietro un angelo, che gli dicesse che dalla schiavitù della droga poteva essere liberato. Pietro ha creduto a quest’annuncio. Gli altri discorsi non avevano mai convinto Pietro, ma grazie a questo annuncio di salvezza Pietro ha chiesto aiuto a Giovanni ed è stato portato ai colloqui a Monza, dove, settimana dopo settimana, è maturata in lui la disposizione necessaria per entrare nella fraternità Cenacolo, in cui è ora. Ringraziamo Dio di averlo visto per la prima volta a Natale, alla giornata della misericordia; abbiamo visto Pietro che sta proseguendo bene il suo cammino, che sta risorgendo, che sta passando dalle tenebre alla luce. Abbiamo intrapreso anche noi nella nostra vita il cammino che la Comunità ci ha proposto per affiancare nostro figlio, perchè abbiamo capito che bisogna camminare insieme e bisogna donare un po’ della nostra vita, del nostro tempo. Insieme a nostro figlio e a un’altra figlia di 17 anni vediamo che il Signore ci sta dando la speranza di andare avanti, la speranza di vivere la nostra vita nella gioia sia nella Comunità, sia nella famiglia.
Mamma Bruna
Pensavo che, essendo nella Chiesa, in una Comunità di fede, fossi preservata da questa croce, ma la croce la sceglie Gesù Cristo. Quando ho scoperto che Pietro faceva uso di questa sostanza demoniaca mi sono molto arrabbiata col Signore, ero molto irosa verso Pietro, alla sera quando rientrava tardi lo picchiavo, lo insultavo, poi piano piano ci è stato fatto l’annuncio da Giovanni. Abbiamo iniziato insieme a pregare e ricordo che il rapporto è migliorato. Sono sempre stata molto legata a Pietro, lo dominavo, lui era molto buono, faceva tutto quello che chiedevo, al contrario di Giulia che ha un carattere più forte, è più autonoma. Pietro invece aveva paura di me perché ero molto esigente soprattutto nella scuola, lo soffocavo un po’, me ne sono accorta in questi anni che ho ancora questo cordone ombelicale da tagliare. Ero disperata, non accettavo che Pietro entrasse in una Comunità, speravo ce la facesse da solo, ma lui prima di entrare ci ha scritto una lettera che voglio leggere come testimonianza per i genitori: “Carissimi e meravigliosi genitori, prima di tutto voglio chiarire subito una cosa: non voglio che siano sprecate lacrime per la scelta che insieme abbiamo deciso, ovvero quella della mia permanenza per la mia guarigione al Cenacolo. Non pensate che sia lontano da voi perché anzi voi lo sapete, ma col Rosario che diremo in comunione non solo saremo in pace ma io potrò gioire con voi dell’amore di Cristo nei vostri cuori, che in tutti questi anni hanno avuto tanta pazienza con tutti i misfatti che ho combinato. A voi voglio che scendano solamente le lacrime di amore per quando mi rivedrete cambiato e con un cuore che non accetta compromessi col male, ma solo con la libertà che Dio dona ai giusti, ai sinceri, a coloro che come me sono stati per anni schiavi di un alimento demoniaco. Cari genitori, voglio chiedervi perdono se nel periodo di attesa per entrare al Cenacolo ho avuto reazioni spropositate ad un semplice no dettato dalla vostra saggezza e dal vostro discernimento, ma devo ammettere che il demonio in quel periodo ha agito sempre più forte e voleva strapparmi del tutto il mio cuore. Comunque, se devo essere sincero, non provo tanta sofferenza per questi miei comportamenti, perché ho la certezza che una volta guarito potrò gustare della gioia di essere un ragazzo libero nella mia famiglia. Voglio inoltre chiedere perdono alla mia dolce sorellina se purtroppo ha subito delle umiliazioni dai miei amici o dai coetanei per le cavolate che ho fatto nel corso di questi anni da egoista e da falso, ma sappi, Giulia, che ho provato una sofferenza enorme e se potessi esprimere il bene che ti voglio, è infinito come le onde che ogni mattina, ogni pomeriggio e ogni notte si infrangono sulle spiagge più belle del creato. Con questo voglio lasciarvi con la serenità e la pace di un figlio che fra qualche tempo tornerà cambiato e con un cuore che desidera solamente la comunione fraterna della famiglia. Tutto questo non con la mia forza di uomo che era nudo davanti a Dio, ma con le forze e le sofferenze di Gesù Cristo che quando era in Croce ha donato la sua vita per la mia risurrezione e far germogliare in me una gemma da un cuore che prima era di pietra”.
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