ItalianoHrvatskiEnglishFrançaisDeutchEspañolPortuguesePo PolskuSlovakia     

 

Omelia di S.E.R. Card. Christoph Schönborn

S.E.R. Card. Christoph Schönborn
Austria: Festa della Speranza, domenica 26 settembre 2010

Cari fratelli, sorelle e Madre Elvira, cari amici della Comunità e voi tutti che siete venuti sin qui con tanto coraggio, nonostante  questo brutto tempo; voglio ricordare che nella Chiesa in Austria già in altre occasioni abbiamo fatto l’esperienza che ogni volta che accade un avvenimento importante, il tempo ci chiede di essere coraggiosi . È successo il giorno dell’ incontro dei Cattolici dell’Europa Centrale quando c’era una tempesta di neve ed anche per la visita del Papa nel 2007 quando la pioggia era scrosciante proprio come ieri sera qui, quindi penso che questo sia un segno attraverso il quale il Signore ci comunica che ci inonda con le sue Grazie con la stessa abbondanza della pioggia caduta .

Cara Madre Elvira, cari fratelli e sorelle, Il Vangelo di oggi è davvero sconcertante, è terribile perché ci comunica che esiste la reale possibilità di perdere non solo la vita sulla terra ma addirittura quella eterna. Gesù dice questo, non per spaventarci, ma per incuterci quasi un “sacro timore” di fronte a questo interrogativo: “È possibile davvero perdere la felicità eterna, posso sprecare e distruggere la mia vita non solo su questa terra, ma  per l’eternità?”.

Ricordiamoci che per Gesù è importante che ognuno di noi raggiunga la felicità eterna, per questo ci presenta in questo Vangelo, con un immagine drammatica, la storia di Lazzaro.

Davanti a Dio nessuno è anonimo, ogni uomo ha un nome ma avete notato che il ricco del vangelo non ha un nome? Un uomo “sine nomine”, un uomo ricco senza nome. Il Signore ci indica già dalla prima frase il grande pericolo nel quale si trova il ricco: lui è veramente a rischio anche se non sembrerebbe, perché la sua vita è piacevole, possiede tutto, vive bene, mangia bene, si diverte sembra che abbia una vita meravigliosa. In realtà quest’uomo è in pericolo mortale!

Vediamo che davanti alla sua porta c’è un uomo che ha un nome, non è anonimo, non é un numero ma è qualcuno: Lazzaro.

Gesù non ci dice da quanto tempo Lazzaro si trova davanti alla porta dell’uomo ricco ma ci fa capire che è accaduto un fatto terribile: il ricco si è abituato alla  presenza di Lazzaro davanti alla sua porta. Probabilmente il ricco all’inizio si sentiva male, soffriva a quella vista quando ancora  riusciva a prendere coscienza che c’era Lazzaro davanti alla sua porta, ma con il tempo si è abituato alla sua presenza, lo ha considerato semplicemente una parte dell’ambiente … come ci sono gli alberi, le case vicine, così c`è anche Lazzaro, e il ricco non lo vede più, non sente più la sua presenza. Questo è il dramma che è successo all’uomo ricco.

 Qualcuno potrebbe dire: “È tipico dei cristiani confortare i poveri di questo mondo dicendo loro: «Più tardi  voi starete bene  mentre i ricchi saranno puniti»” Quando ero giovane si parlava tanto della società sofferente, il marxismo era ancora molto popolare, soprattutto tra gli studenti, e ci accusava dicendo: “Voi cristiani vi preoccupate solo di come arrivare in cielo però non vi preoccupate di migliorare la situazione sulla terra. Non cambiate nulla in questo mondo, perché pensate che sarete poi confortati in cielo …”. Questa critica ha portato alcuni ad allontanarsi dalla fede della Chiesa, convinti che fosse necessario fare la rivoluzione: la rivolta studentesca del ‘68, al tempo della mia giovinezza, voleva cambiare il mondo, la società e non aspettare di andare in cielo.

In seguito ho sperimentato che nel marxismo l’interesse era esclusivamente per la società non per l’ individuo. C`era la promessa della felicità sulla terra ma in un tempo futuro, quando sarebbe cambiata la società, perciò ho capito che nell’entusiasmo marxista c`era qualcosa che mancava. Ho compreso che il cambiamento non doveva  riguardare genericamente la massa. Non si trattava di una società anonima, la cui condizione doveva essere cambiata, ma della condizione di ogni “Lazzaro” che si può trovare davanti alla tua porta. Ricordo che quando avevo 22 anni è venuto un alcolizzato alla porta del monastero. Era un uomo che era stato molto importante nella società, aveva guadagnato bene ed aveva una bella famiglia, ma a causa dell’alcol si era rovinato ed era caduto in basso: la moglie lo aveva cacciato, aveva perso il lavoro ed era finito sulla strada. Quest’uomo, non so come, ha trovato il nostro convento e ha bussato alla nostra porta. Gli abbiamo dato una camera, in modo simbolico, sopra il porcile. Per me questa è stata un’esperienza fondamentale: ho capito che non possiamo cambiare la società se trascuriamo il Lazzaro davanti alla nostra porta. Credo che non ci sarà chiesto un giorno se hai cambiato la società, ma se hai visto “Lazzaro” o se invece hai chiuso gli occhi, hai guardato oltre e non lo hai notato. Questo è il pericolo di cui Gesù parla.

Quando guardo Madre Elvira penso che sia successo qualcosa di simile quando lei ha visto i ragazzi drogati. Non ha solo pensato: “Mio Dio, quanti drogati ci sono…” Anche se aveva il suo ruolo nel convento, i suoi impegni da svolgere, ha visto e ha capito che ogni drogato aveva bisogno di essere amato. Ci sono per noi tutti situazioni nella vita in cui ci troviamo davanti una persona che ha bisogno di noi: chiudiamo il nostro cuore, guardiamo in basso oppure vediamo questa persona?

Penso che tutti coloro che sono venuti a contatto con la Comunità Cenacolo abbiano sperimentato qualcosa di sorprendente e possano dire: “È vero, Lazzaro é confortato lassù, lui è nel seno di Abramo!” È un immagine meravigliosa: gli angeli lo portano nel seno di Abramo; quando muore, finalmente è felice. Ma ciò di cui Gesù parla è già qui, si può iniziare subito. Si comincia dal momento in cui il ricco non ignora più Lazzaro davanti alla sua porta; in quel momento si sperimenta una sensazione che quando la si prova non la si vuole più abbandonare: una gioia, una felicità che è esattamente quello che Gesù ci vuole donare, non solo in cielo, ma adesso!

 Dobbiamo quindi iniziare subito. Perciò chiediamo: “Signore, aiutaci, aiutami a vedere Lazzaro davanti alla mia porta, così la mia vita non sarà sprecata ed io potrò provare già oggi la felicità che mi vuoi donare per l‘eternità”.

 

Stampa questa paginaStampa questa pagina