A causa della nuova legge sulla famiglia che tende al reinserimento nell'ambito familiare di tutti i bimbi che sono attualmente accolti dalle varie Istituzioni, siamo coinvolti in una marea di riunioni, processi, visite nelle varie famiglie dei nostri bimbi per verificare se esistono le possibilità di un rientro a casa, anche se probabilmente, a nostro parere, il rientro sarà traumatico e non procurerà i risultati sperati ma altra sofferenza e in seguito nuovi abbandoni. Nella nostra fraternità i bambini continuano ad essere accolti senza problemi perché, non essendo legati in alcun modo ai vari Enti Municipali o Statali e non ricevendo da essi sovvenzioni economiche, non abbiamo subito le restrizioni che hanno coinvolto le altre Istiruzioni e attualmente siamo a quota 80 tra bambini e adolescenti e nella casa delle bambine le zie missionarie dormono sui materassi per terra. Il nostro desiderio è solo ed esclusivamente accogliere dei bambini feriti, abbandonati, violentati e, con l'aiuto del Buon Dio, cercare di educarli ad una vita cristiana e ridonare loro la Speranza. Negli incontri settimanali tra noi zii ci verifichiamo e confrontiamo sui consigli pedagogici che madre Elvira ci ha lasciato. Eccone alcuni: 1-Ogni educatore deve sempre aver chiaro gli obbiettivi che deve raggiungere e per noi il primo è far conoscere loro l'Amore di Dio; 2- un buon educatore non è colui che solo controlla e corregge, ma colui che aiuta l'altro a diventare un uomo libero; 3-un buon educatore non è colui che punta il dito sugli errori, ma colui che li previene; 4- un buon educatore non è quello che critica i comportamenti, ma colui che insegna a riflettere; 5- un buon educatore non è colui che vede soltanto ciò che è concreto e visibile all'occhio, ma è colui che vede l'invisibile; 6-un buon educatore non è colui che desiste ma quello che stimola a ricominciare; 7- un buon educatore abbraccia il bambino rigettato da tutti e gli dà coraggio quando tutti lo condannano; 8- un buon educatore crede nelle possibilità di un bambino sino all'inverosimile perché crede in Dio che compie l'inverosimile; 9- un buon educatore è come un papà che non ricerca se stesso ma si fa piccolo per far diventare grande suo figlio; 10-un buon educatore non è quello che vuole sempre insegnare ma colui che è avido nell'apprendere; 11- un buon educatore non è colui che decanta i suoi successi ma colui che riconosce i propri errori. Nonostante i nostri errori e i nostri sbagli il nostro gruppetto di Missionari lotta, soffre, gioisce e ringrazia Gesù perchè lo sente sempre vicino e presente, come potete comprendere nelle storie che viviamo, che ci riempiono di commozione e di gioia.
Sono Veronica e da alcuni anni Dio mi sta permettendo di condividere la mia vita con i bambini e gli zii della missione “Nossa Senhora da Ternura” in Brasile. Comincio ogni giornata con il desiderio nel cuore di camminare, insieme ai bambini, verso Gesù. Chiedo a Lui che mi aiuti a riconoscere di cosa hanno bisogno, che mi illumini per intervenire nel modo migliore e che mi doni la forza e la perseveranza per ricominciare sempre. La sfida più grande è per me conquistare il loro cuore per poi portarli a Gesù. Vederli crescere, osservarli nelle loro lotte quotidiane per scegliere il bene, contemplare i miracoli che Dio opera nei loro cuori, mi dà gioia e la spinta a continuare. Ogni momento trascorso con loro nel gioco, nel lavoro, durante i compiti, nella preghiera e nella condivisione fanno parte di un cammino bello, vivo, vero e arricchente che mi chiede di mettermi in gioco ogni giorno nel donarmi totalmente e saper chiedere scusa dopo ogni sbaglio. Ogni tanto subentrano un po’ di stanchezza, impazienza e nervosismo ma mi sorprende la loro capacita di perdonare e ricominciare subito. Mi sento semplicemente di ringraziare il Padre e Maria, per il grande dono di questo cammino e per ogni persona che vive con me.
Ciao a tutti, mi chiamo Michele e condivido con gioia con voi questo mio tempo qua a Mogi. Sto vivendo un periodo molto bello, pieno di tante cose nuove che imparo ogni giorno. Nonostante questa sia la mia seconda esperienza di missione, perché dopo una pausa in Italia ho sentito il desiderio di tornare. Tante volte al giorno mi metto in discussione e mi chiedo come migliorare la qualità del mio stile educativo e del mio stare con i bambini. La risposta la ricevo puntualmente davanti all’Eucarestia, dove posso rivedere i miei sbagli e le mie cadute. Ultimamente sto assaporando anche qualche piccola conquista, che per me è grandissima! Sto vivendo con un bambino con il quale qualche tempo fa facevo tanta fatica, perché viveva tanti momenti di rabbia, che finiva per scaricare con me. Adesso che sono ritornato nella stessa casa insieme a lui, abbiamo rivissuto ancora dei momenti difficili; ma in questi mesi ci siamo avvicinati moltissimo. Me lo sento come fosse mio figlio e mi sono sentito dire per la prima volta da lui: “ti voglio bene, zio!” Questa per me è una grandissima conquista e sono proprio queste le cose che mi aiutano a superare le difficoltà. Come dice Madre Elvira: “l’importante è seminare con gioia!”. Quando uno semina in abbondanza, riceve altrettanto. In questo periodo sto vivendo questa mia scelta di essere ritornato come un’opportunità di maturare questa bella esperienza con i bambini, che non è solo un rapporto tra zio e bimbo, ma sta diventando una cosa più profonda. Loro mi aiutano a rivedere e guarire le mie ferite del passato e le cose che a me sono mancate, oggi sono chiamato a renderle presenti e vive nella loro giornata e nella loro vita, come ascoltarli, amarli, perdonarli. Tutte cose non facili da vivere in concreto, ma ogni volta che ci riesco sono più felice e vedo come sono importanti i valori che la Comunità mi ha trasmessi. Ringrazio Dio e la Comunità per il grande dono che sono i bambini, che mi aiutano ogni giorno a diventare più buono. Grazie.
Holá grande e sempre accogliente familia del Cenacolo! Sono Ilaria della fraternitá di Mogi das Cruzes e voglio condividere con voi le grazie che quotidianamente ricevo in questa “bella avventura”...Proprio in questi giorni mi sono ricordata che un anno fa ( esattamente il primo di ottobre, festa di Santa Teresina) sono tornata a casa dal Brasile per stare vicino a mia madre che doveva essere operata di un tumore maligno all’intestino .Ricordo quanto i bambini fossero solidali con la mia familia e tuttora lo siano e di quanta forza e speranza mi avessero dato in quel momento. Sentivo che tutti loro erano li e facevano il tifo per mia mamma e questo lo sentiva fortemente anche lei.La preghiera dei bambini e di tutti gli zii ha sicuramente ottenuto il miracolo della guarigione e della serenitá di tutta la nostra familia! A distanza di un anno provo nel cuore un sentimento di grande gratitudine verso Dio e verso la Comunitá che mi é sempre stata vicina come una madre premurosa ed attenta. Ora la vita missionaria continua insegnandomi ogni giorno che ció che riempie il cuore é solo il compiere il proprio “dovere” o meglio “volere” con amore e grazie a Dio qui di occasioni per amare ce ne sono tante! Uno degli ultimi regali é stato l’arrivo proprio nel giorno di San Lorenzo di quattro bambini nuovi , tre bambine e un bimbo, che sono venuti a rallegrare le nostre case giá stra piene di vita. E´stato bello vedere come tutti gli zii e le zie volessero accoglierli senza paura di scomodarsi un pó di piú o di dormire un pó di meno; anzi quando arrivano delle vite nuove é sempre una festa e un nuovo inizio! Ció che mi meraviglia fortemente nell’ultimo período é la grande capacita di perdono dei bambini che sanno perdonare e dimenticare non dopo un giorno, ma dopo un minuto il torto ricevuto e ammiro il coraggio che dimostrano nel sollevare la testa e rialzarsi dopo un passato che non gli ha permesso di essere bimbi. E´una grande gioia per noi vederli riacquistare la leggerezza e vivacitá dell’ infanzia e la voglia di vivere e tutto questo ripaga ogni sacrifício e momento di sconforto. Ringrazio il Signore e la Madonna che mi concedono il privilegio di servire e di imparare dai “piccoli” e di riscoprire quella parte semplice di me stessa che gioisce delle piccole cose! Oggi sento che non potrei vivere in un luogo migliore di questo e che non potrei avere dei maestri migliori dei nostri bimbi!
Mi chiamo Lukasz e sono contento di poter condividere con voi quello che sto vivendo in questi giorni. Sono qui con i bambini, le zie, gli zii e due famiglie, maturando giorno dopo giorno nella lotta e nella responsabilità che Dio ci ha affidato. La bellezza di stare insieme nella pienezza di vita nella nostra piccola fraternità di Mogi das Cruzes, in Brasile. Ultimamente vivo la missione nella gioia di accompagnare un bambino molto speciale per me: si chiama Hugo, è sulla sedia a rotelle dalla nascita e in questo periodo è stato operato alle gambe. Standogli vicino giorno e notte, cercando di imparare le cose che non ho mai fatto, con la massima attenzione per poterlo aiutare senza fargli male, mi sento che sto facendo parte della realizzazione del suo desiderio di camminare. Stare al suo fianco, lottare insieme mi richiede tanto sforzo, mi fa maturare tanto perché concretamente sto facendo il ruolo della mamma, crescendo cosi nella pazienza, nell’amore e nella fede. In breve, questo è quello che sto vivendo e ringrazio Dio per il dono di questa esperienza.
Sono Jerome e ringrazio il Signore per il dono di vivere questo tempo nelle missioni in mezzo ai bambini. Lo sento come un grande regalo dalla Madonna ma anche come una responsabilità che costa impegno e sacrificio. E come tutte le cose sofferte, la missione mi sta dando tanto, mi arricchisce il cuore e mi fa diventare più semplice, più buono e più misericordioso. Dopo alcuni mesi ho capito che la misericordia e il perdono devono essere al centro della mia amicizia con i bambini. Spesso è difficile perdonare e dimenticare tutto quello che possono “combinare”. Ma spesso vengono da situazioni difficili in cui nessuno ha insegnato loro i valori buoni e sani della vita e quindi bisogna insegnare e educarli con molta pazienza e perseveranza. Tutti i giorni bisogna rincominciare: accettare che cadono e aiutarli a rialzarsi. Spesso richiedono tutta la mia forza ma la chiave per riuscire ad andare avanti è proprio il perdono e la misericordia. Perdonando loro, sento che sono io stesso che mi perdono le mie mancanze di amore e di pazienza. Sovente è proprio la mia poca pace interiore che viene ad inquinare l’aria. Qui in missione se non ho il cuore pulito e la mente libera, questo si riversa sui bambini e lo stare con loro può diventare difficile. Ma se io sono attento alla mia pulizia del cuore, i bambini ti stupiscono perche hanno la capacità di accogliere il bene e di esprimerlo con molta libertà e semplicità. Qui il combattimento della fede fa sudare ma vale la pena perché sento che quello che do tutti i giorni mi ritorna in pace, vita e fede.
Qui in missione vivo con le bambine, sono 14 di tutte le età: dai 3 ai 18 anni. Viviamo veramente tanti momenti di famiglia insieme. Ogni giorno mi fanno vedere le mie mancanze nell’amore e le mie incoerenze, ma devo dire che qui c’è una cosa bellissima, sia con gli zii e le zie, che con i bimbi posso sempre ricominciare con il chiedersi scusa e il darsi un abbraccio, tutto viene perdonato. Anche se a volte le bambine sono molto “vive”, sento che ognuna di loro mi dà tanta gioia e soprattutto tante possibilità di amare!! Anche se a volte perdo la pace, la preghiera del Rosario e l’Adorazione mi aiutano a recuperarla! Eugenia
Vivo forte il ritorno nelle missioni e mi rendo conto che la seconda volta tutto si percepisce e vive in modo diverso. Tornando, le bimbe mi hanno accolta con tanta gioia pur conoscendo le mie povertà. Forse hanno proprio bisogno di sentirsi scelte da qualcuno per un’altra volta. Si vede che in alcune è nata la speranza che qualcuno le possa amare proprio così come sono perché non c’è niente di sbagliato in loro, ma in realtà erano i genitori che non sapevano o non potevano accogliere il tesoro grande di una vita cosi piccola e fragile. Dall’avventura e curiosità della prima partenza, ora è diventata una scelta seria e profonda, in cui mi assumo coscientemente tante responsabilità, che a volte pesano. Non è più solo conquistarle giocando insieme o riuscire a farmi ascoltare come nelle prime lotte che vivevo all’arrivo in missione: ora mi sento più nel ruolo di educarle e prepararle per la vita futura, che per tante di loro non sarà facile. Molte volte mi vengono in mente le parole di Madre Elvira: “Voglio morire consumata e non arrugginita!”. Queste parole mi aiutano a soffrire e lottare contro l’egoismo e l’individualismo che mi ha insegnato il mondo. Marion
Ciao a tutti! Siamo Gaia e Gianluca con i nostri tre figli Gemma, Tommaso e Benedetta. Viviamo nella missione di Mogi da tre anni e mezzo. Il nostro è stato un “ritorno di fiamma”, perché avevamo già passato un anno qua in Brasile, in questa stessa casa, subito dopo il matrimonio. La nostra ultima figlia à nata qua e, se non fosse volato in cielo prima di vedere la luce, adesso starebbe per nascere anche il nostro quarto figlio. Nella tristezza della sua perdita, ci rallegra l’idea di saperlo già in Paradiso a scorrazzare qua e là con gli angeli. Sentiamo la sua presenza comunque viva nella nostra famiglia, i fratellini lo ricordano ogni giorno nelle loro preghiere e si affidano alla sua protezione. Viviamo da sempre nella casa degli adolescenti, con i quali abbiamo costruito negli anni un bel rapporto. Certamente, le lotte e le difficoltà non mancano ma quando si tratta di adolescenti... questa è una garanzia! Questi ultimi mesi di vita missionária sono stati per noi particolarmente intensi. Io (Gianluca) sto lavorando nella nuova casa che abbiamo aperto dall’altro lato della proprietà, che accoglie adolescenti che arrivano dalla strada. Ci siamo accorti vivendo qua che questi ragazzi hanno un estremo bisogno di aiuto e che non ci sono sul territorio strutture adatte ad accoglierli. Cosi, lo Spirito Santo ci ha svelato il volto e la vocazione della nuova casa da poco inaugurata. È incredibile come arrivino uno dopo l’altro, quasi per miracolo: è bastato che inaugurassimo la casa che piano piano va riempiendosi. Sono ragazzi con un’adolescenza difficile, alcuni con precedenti, tutti con storie difficili e grandi mancanze di amore alle spalle. Ragazzi che per troppo tempo hanno avuto la strada per amica e che oggi, con fatica e dolore, cercano di rimettersi in piedi. E con l’aiuto di Dio ce la faranno. Con loro stiamo soffrendo, lottando e offrendo: tutto per la vita, tutto per la gloria di Dio. Le difficoltà non mancano, ma anche le gioie sono tante. Ringrazio Dio per avermi richiamato in questo luogo benedetto dove ogni giorno vedo fiorire la vita. Quanto a me (Gaia) ultimamente mi sono trovata travolta dalla grande mole di lavoro che c’è nell’ufficio, tra un cambiamento della normativa e un altro, il lavoro aumenta vertiginosamente e noi ci diamo da fare come si può per stargli dietro. Meno male che lo Spirito Santo sa ogni cosa e immancabilmente ripara le faglie e aiuta nei momenti più difficili. Ringrazio Dio dal profondo per avermi richiamata in questa bella vita di missione che sento cucita proprio a mio dosso. Sono molto contenta e, sebbene le croci non manchino, ho una grande gioia nel cuore, che deriva dalla certezza di avere scelto la via giusta: quella del Vangelo. I nostro figli crescono nella semplicità di una vita sana, genuina, intrisa di fede e di un Gesù che non ha bisogno di essere ricercato chissà dove, perché lo si può incontrare ogni giorno negli occhi dei bambini strappati alla vita della strada. Come famiglia ringraziamo Dio della fiducia che ha in noi e chiediamo perdono per le nostre tante mancanze, nella certezza che il Signore non sceglie chi è capace, ma rende capace chi ha scelto!
Anzitutto mi sento di ringraziare per il dono di essere qua a Mogi e per il clima di familiarità, di accoglienza reciproca e amicizia che respiro. È una grande forza nei momenti difficili, in cui vedo le mie povertà e i miei sbagli. Nella preghiera cerco e trovo la volontà di lottare contro il mio orgoglio, di donarmi ai bambini e di farmi vedere cosi come sono, proprio perché i bambini ti amano se sei te stesso nel bene e nel male. Non ti vogliono con le maschere e quindi pian piano esce chi sei veramente: che guarigione per me, che per tutta la vita cambiavo in base alla compagnia che avevo per essere accettata da tutti e alla fine non sapevo più chi ero. I bambini ti chiedono tante cose insieme, ti provocano, giocano, gridano e tutto il tempo hanno bisogno che tu stia attenta a loro, che li ami anche se sei stanco, arrabbiato o triste: con loro cresco nello scomodarmi e uscire dal mio egoismo, per rendermi conto che posso dargli tanto. In loro spesso vedo quei miei atteggiamenti che avevo da bambina (quando litigavo con i miei fratelli o raccontavo le bugie alla mamma anche se la verità era evidente) o che ho adesso e che non accetto di me. Il vederli in loro come in uno specchio fa scattare dentro il rifiuto di accoglierli e mettere in luce le mie ferite, ma la grazia di Dio è talmente forte che, o nella preghiera o nell’aiuto degli altri, viene fuori tutto e... che liberazione! Grazie a Dio! Grazie, grazie per poter essere qui ad imparare a volermi bene, ad amare gli altri e... a vivere!!! Teresa
Ringrazio Dio per avermi messo nel cuore il desiderio di essere un missionario e la Comunità per avermi aiutato a realizzarlo. Qui le giornate sono belle piene di cose da fare, mille occasioni per esercitare e offrire ll’amore, il perdono, la pazienza... tutto! Nelle varie attività come i lavori, i giochi, i compiti, la preghiera, viviamo tante gioie e tanti superamenti scoprendo i nostri doni e i valori che la vita nasconde nelle sue pieghe. Educare ed essere educati nell’organizzazione, nel condividere, nello stare insieme, nell’amicizia, senza scontrarsi oppure riconciliandosi (...) e cercare di mettere in pratica quello che ci insegna il nostro miglior amico Gesù, è il nostro pane quotidiano. In tante situazioni però sono proprio i bambini che mi mostrano quanto ancora sono debole e povero e che non si finisce mai di camminare e, dall’altra parte mi insegnano a giocare, dievertirmi con niente, essere un amico e un papà. Non è sempre facile, ma è proprio il sacrifício che dà sapore alle cose belle. È la grazia più grande che ho mai ricevuto quella di poter stare qui, di poter sfruttare le mie esperienze per aiutare gli altri e nello stesso tempo guarire le mie ferite più profonde. Grazie alla nostra mamma Elvira, per averci insegnato a cominciare la giornata in ginocchio, in cappella, con il Rosario in mano, perché lì possiamo nutrirci delle cose belle per poi offrirle agli altri. Grazie alla mia mamma per avermi aiutato ad entrare in Comunità e a tutti gli amici che mi hanno aiutato e mi stanno aiutando in questo cammino. Grazie, Konrad.
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