S.E.R. Card. Christoph Schönborn Catechesi
Sia lodato Gesù Cristo!
Stamattina siamo qui per ascoltare il Vangelo, ascoltare Gesù che ci parla attraverso la Parola del Vangelo, attraverso i Suoi gesti nel Vangelo ed anche attraverso la Sua opera in noi. Gesù ci parla nel cuore, ci parla attraverso lo Spirito Santo e per questo vorrei ancora una volta mettermi con voi alla Sua scuola perché è la più bella scuola che possiamo frequentare.
Questa mattina vorrei proporvi di meditare due testi. Uno è ciò che conoscete tutti, ognuno a suo modo, cioè il primo incontro con Gesù; e vorrei meditare con voi il passaggio di San Giovanni, quando lui già anziano, alla fine della sua vita scrive il Vangelo e si ricorda di quel momento del primo incontro con Gesù.
Il secondo testo che vorrei meditare con voi è il Cenacolo, il grande luogo di grazia, di tanti grandi avvenimenti accaduti proprio lì, ma anche il momento della scuola di Gesù sulla nostra debolezza.
Incominciamo con San Giovanni, capitolo primo.
Come sono stati chiamati i primi apostoli di Gesù? Ecco ciò che dice Giovanni l’Evangelista: “Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”.
Questo piccolo passaggio per me è l’ingresso della via del discepolato con Gesù: abbiamo la chiamata sul lago di Galilea negli altri Vangeli, ma questa scena è prima, è il primissimo momento dell’incontro.
Giovanni e Andrea erano discepoli di Giovanni Battista e vedendo, sentendo parlare Giovanni di Gesù, con queste parole misteriose che sono diventate così famigliari a noi perché le sentiamo ogni giorno nella Messa, “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”, i due rimasero sorpresi: “… l’Agnello di Dio … che cosa significa … chi è quest’uomo venuto a farsi battezzare da Giovanni, di cui si dicono cose così misteriose … ?”. Così che Andrea e Giovanni seguirono Gesù, gli andarono dietro. Non hanno chiesto il permesso a Giovanni Battista di partire, lo hanno fatto. Spesso noi non chiediamo permesso: facciamo ciò che abbiamo nel cuore; certo non sempre abbiamo delle buone idee, ma in questo caso era una buona idea: seguire Gesù! E Gesù, da parte sua, sentiva che qualcuno andava dietro di Lui e allora si volta e fa una domanda molto semplice: “Cosa volete? Cosa cercate?”. Io penso che nella memoria di Giovanni, queste parole così semplici hanno preso un senso molto più ampio alla fine della sua vita, ripensando a tutto il lungo percorso della sua esistenza, al cammino fatto all’inizio con Gesù, poi con la Sua Madre Maria che ha preso con lui, fino alla fine della sua vita … questa parola “Che cosa cercate? Cosa volete?”, questa prima parola che Gesù dice ad ognuno di noi, “Che cosa cerchi tu? Qual è il vero desiderio del tuo cuore, della tua vita? Che cosa cerchi nella vita?”. La risposta dei primi due apostoli è molto semplice: “Dove abiti? Dove stai?”. Imbarazzati dalla domanda di Gesù non sanno cosa rispondere e allora domandano: “Qual è il tuo indirizzo?”, oggi diremmo “Qual è il tuo e-mail? Il numero del tuo cellulare?”. Domanda semplice e Gesù dà anche Lui una risposta molto elementare, quella che conoscete tutti e che tutti abbiamo sperimentato: “Venite e vedrete”. Non fa un grande discorso, solo dice “Venite e vedrete”.
“Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio”. Giovanni, vecchio, si ricorda esattamente l’ora; è così prezioso quel momento che mai si può dimenticare. Anche noi siamo venuti e abbiamo visto dove abita e siamo rimasti, siamo rimasti grazie a Lui, siamo rimasti con Lui. Io mi ricordo il giorno, il momento, il posto dov’ero quando ho sentito per la prima volta la mia vocazione sacerdotale, il momento in cui ho avuto per la prima volta nel cuore il desiderio di diventare prete: avevo undici anni, era durante l’ora di religione e vedo ancora l’aula, il professore che era un prete buono, un bravo professore di religione e ci parlava del sacerdozio. Ricordo ancora il posto dove ero seduto in quel momento. Dopo sono venuti molti altri momenti, ma questo primo è rimasto nella mia memoria.
Ecco, che cosa è accaduto in quelle prime ore, visto che “quel giorno rimasero con lui”, tutto il giorno: se erano le quattro del pomeriggio, vuol dire che sono rimasti con lui tutta la notte fino al giorno dopo. Di che cosa ha parlato Gesù con loro? È molto impressionante per me che Giovanni non dice alcuna parola: di ciò che Gesù ha detto durante l’ultimo incontro nel Cenacolo, Giovanni ha detto tanto, abbiamo quattro capitoli nel suo Vangelo: tutto il grande discorso dopo la lavanda dei piedi; ma all’inizio? Niente! Penso che Giovanni volesse mantenere il segreto, il “suo segreto” con Gesù; ciò che Gesù ha detto in questo primo incontro è rimasto suo e penso che questo sia importante. Io devo spesso raccontare la mia vocazione sacerdotale; ogni volta che vado in una scuola, e faccio molte visite alle scuole, mi chiedono “ … perché sei diventato prete?” e allora devo raccontare la mia storia … ma il segreto del cuore, ciò che è accaduto tra Gesù e me, tra Gesù e ognuno di voi, questo rimane “Il segreto del Re” come dice il libro di Tobia e questo segreto non si tradisce, rimane nostro.
Ma gli effetti si vedono! Il giorno dopo “Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù”. Ciò di cui ha parlato Gesù con loro rimane segreto, ma l’effetto lo conosciamo: ha saputo: “È il Messia!” e la prima cosa che fa è la missione: va da suo fratello e gli dice “L’abbiamo trovato, abbiamo trovato quello che tanti aspettavano, che tutti noi aspettavamo” e “lo condusse da Gesù”. Questa piccola frase è la prima espressione della missione; la missione non si fa con delle teorie, ma si fa uno ad uno: condurre il tuo fratello, la tua sorella a Gesù. La più bella opera che può arrivare nella nostra vita: condurre uno a Gesù.
Ritorno all’inizio di quest’incontro: “Dove stai? Dove abiti?”, io penso che in questa domanda il vecchio Giovanni vedeva molto di più di ciò che capiva all’inizio, quando risposero un po’ imbarazzati: “Dove abiti?”. Giovanni nella sua vecchiaia sapeva che dietro questa domanda c’è qualcosa di più profondo: sempre nel Vangelo di Giovanni abbiamo un livello molto pratico, elementare, quotidiano, nel quale si rivela qualche cosa di più profondo. “Cosa cercate?” è una domanda semplice, ma rivela qualche cosa di più profondo: “Cosa cercate? … Dove abiti?” e penso che Giovanni ha visto in questa sua domanda da giovane una domanda molto più profonda: “Gesù dove stai tu? Dov’è il luogo del tuo Cuore? Dove abiti?”. Gesù aveva detto: “Gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo … Sono povero, pellegrino su questa terra …” ma “la mia dimora è il Padre. È lì, dove abito!”. Penso che vedendo Gesù passare delle ore in preghiera, passare a volte tutta la notte in preghiera, loro abbiano trovato dove abita, dov’è il Suo luogo, il luogo del Suo Cuore, “abitare” nel Padre!
La nostra vera dimora, la nostra casa, verso la quale andiamo, è la Casa del Padre, il Cuore del Padre. Nel Cuore del Padre abbiamo la nostra dimora, là dove Gesù abita.
So che voi pregate spesso la notte e vi ammiro molto per questo! Io, da giovane domenicano, ho avuto una volta l’idea di passare la notte in preghiera su una piccola montagna dietro il convento. Sono andato sulla montagna e poi ho cominciato a pregare; faceva freddo e poi c’erano tanti rumori nella notte e ho cominciato ad aver paura e poi la stanchezza … e alla fine, verso le due della notte sono tornato in convento per dormire. Il giorno dopo ho celebrato la Messa alle sei del mattino dalle suore e il Vangelo del giorno era: “Gesù passava tutta la notte in preghiera”! Quanto abbiamo ancora da imparare!
Adesso vi invito a passare alla fine della vita pubblica di Gesù e a quel luogo sacro che ha dato il nome alla vostra Comunità: il Cenacolo.
Vi propongo di meditare un po’ sul capitolo ventidue del Vangelo di San Luca.
L’Evangelo di Luca ha alcune caratteristiche che non si trovano negli altri Vangeli: la parabola del “Buon Samaritano”; “Il Figliol Prodigo”, “Zaccheo”, anche i Vangeli dell’infanzia, tutto ciò che sappiamo dell’annunciazione ecc.. lo troviamo in San Luca, che era tanto vicino a san Paolo ma anche, lo dice la tradizione, tanto vicino a Maria e certamente ha ascoltato direttamente da Lei ciò che ci ha trasmesso dell’infanzia di Gesù.
Andiamo allora nel Cenacolo. Gesù dice (LC 22): “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di
Dio”. Quel grande desiderio di Gesù di essere con noi nel Cenacolo, di mangiare con noi la Pasqua!
Allora, I Dodici con Gesù fanno la Pasqua ebraica, che inizia sempre con il rito del pane. La frazione del pane, la benedizione del pane è una bella preghiera, che noi cristiani diciamo ogni giorno alla Messa “Baruk atà adonai …”, cioè “Sii benedetto Dio Padre, creatore dell’universo, dalle tue mani abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra” e Paolo VI ha aggiunto “e del lavoro dell’uomo”, “lo presentiamo a te perché diventi per noi pane di vita”, è proprio la preghiera ebrea per la benedizione del pane che si dice da loro all’inizio di ogni cena normale, ma soprattutto prima del banchetto pasquale.
“Prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me»”. Gesù da un nuovo significato a questo gesto e alla fine della cena pasquale, al terzo calice, Gesù prende il calice dicendo “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi”.
Ora attenzione, in questo momento così sacro, unico, il momento dell’Istituzione dell’Eucaristia, Gesù annuncia il rinnegamento, l’abbiamo visto ieri nel “Credo”: “«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo!”. Con i miei seminaristi abbiamo visto a Milano, l’ “Ultima Cena” del Leonardo, nel convento domenicano e il Priore ci ha spiegato che questo dipinto raffigura proprio il momento in cui Gesù ha appena annunciato il rinnegamento. Gesù è raffigurato con le mani aperte in gesto di offerta e gli apostoli, a gruppi di tre, discutono tra di loro. Sono scioccati e si vede tutta la loro agitazione, il loro chiedersi “Chi di noi può aver fatto questo, tradire Gesù?!”.
Luca ci dà qui un insegnamento terribile: in questo momento, immediatamente dopo l’Istituzione dell’Eucaristia, del momento più sacro che hanno vissuto gli apostoli, immediatamente dopo l’annuncio sconvolgente del rinnegamento … che cosa succede? “E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande”! Immaginiamo! Che nel Cenacolo discutono tra di loro, dopo l’Istituzione dell’Eucaristia, discutono chi di loro è più importante, più grande, più intelligente, più forte, più prestigioso … Ma che vergogna! Che Vergogna! Luca mette questa scena nel Cenacolo, nel luogo dove Gesù si è dato, offerto a noi come cibo e bevanda, come corpo e sangue per noi.
Ora, cosa fa Gesù? Non dà la “bastonata”, ma dice loro “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve”. Ciò che Giovanni ci racconta con la “lavanda dei piedi”, Luca ce lo dice con queste parole di Gesù sull’importanza del servizio.
E poi viene una Parola di immensa portata, che ha grandi conseguenze: in mezzo a questa disputa dei discepoli, a questi ridicoli giochi di ambizione che facciamo anche noi ogni giorno, questi piccoli giochi: “… chi di noi è il migliore, chi di noi è il più grande?”, Gesù risponde loro non con una “bastonata”, ma con una parola di immensa fiducia. Gesù dice “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”! Dice questo sapendo che un’ora dopo tutti sarebbero fuggiti, abbandonandolo. Nonostante questo dice loro: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”. È come se Gesù vedesse in loro, in noi la buona volontà, il desiderio di rimanere fedeli; non vede i tradimenti, le nostre colpe, ma vede “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”! E prosegue con un’altra parola di fiducia stupefacente: “E io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me”. Questa traduzione non è corretta, in greco c’è la parola “paratitemi”, che vuol dire: “Io vi faccio eredità del Regno, vi istituisco eredi del Regno”. “Paratitemi” è la disposizione che fa di una persona, l’erede. Gesù ci fa eredi, dispone per noi del Suo Regno come il Padre ha disposto del Suo Regno per Lui. Gesù ci ha affidato il Regno che il Padre ha affidato a Lui, ha messo il Regno nelle nostre mani: questa è una fiducia immensa, incredibile! Come è possibile avere tale fiducia in persone tanto deboli, che stanno discutendo su chi di loro sia il più grande? Tutta la vanità umana e poi tutta la debolezza dopo, quando lo tradiranno tutti, Pietro per primo ... Ma Gesù dispone del Regno per loro così come il Padre l’ha disposto per Lui. Vedete quanta fiducia Gesù ha in noi: mette il Regno di Dio nelle nostre mani, nei nostri cuori.
Poi viene l’annuncio a Simone: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano” … non so se avete mai visto come si faceva una volta nelle campagne: si batteva il grano … E la Chiesa in questi tempi è stata tanto “battuta”, “vagliata” come gli apostoli in quella notte!
Ma poi Gesù dice una parola che è come una roccia che mai sarà distrutta, sulla quale si può costruire la casa della nostra vita: “Ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno” dice Gesù a Simone e su questa roccia la Chiesa sempre sarà stabile! Perché Gesù ha detto: “Io ho pregato per te, Simone”, che vuol dire “… anche per tutti i tuoi successori”!
“E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli”. E ciò che fa il Papa da duemila anni: “Conferma i tuoi fratelli”! Quando ho visto la bella foto di Madre Elvira con Papa Benedetto, mi ha dato grande gioia: il sorriso del nostro pontefice nel salutare Madre Elvira e voi tutti della Comunità. La bontà del Papa: dobbiamo avere fiducia!
Questo ricordo del Cenacolo in san Luca non è ancora finito, ci sono ancora due cose molto belle, tristi ma belle. “E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gesù gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi»”. Abbiamo visto ieri quel momento così terribile, quando Pietro dice “Non conosco quest’uomo … no, non sono mai stato con lui, non lo conosco”! E come piangeva! Avete dato una bella interpretazione, cioè che sia stata Maria a consolare Pietro. Ma una cosa è certa: lo sguardo di Gesù, che solo Luca ci riporta, quando Gesù si voltò e guardò Pietro! Questo sguardo, mai, mai potrà essere sradicato dal nostro cuore dopo che l’abbiamo incontrato. Questo sguardo di Gesù guarisce tutte le ferite.
«Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?» chiede Gesù, ed essi “Risposero: «Nulla»”. Ecco l’esperienza della Comunità del Cenacolo: non è mancato nulla! Anche se a volte è mancato il caffè, come mi hanno raccontato i vostri ragazzi … quando aspettavano l’odore del caffè, ma era finito! Ma non vi è mancato nulla perché c’era la fede, c’era la carità, c’era Gesù!
E poi finisco con questa parola un po’ misteriosa che ha provocato tante interpretazioni nella storia della Chiesa: “Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!»”. Cosa significa questa parola?
L’interpretazione più giusta è certamente che Gesù con quel “Basta!” voglia dire “Che cosa sono due spade? Niente, non servono a niente! Non pensate di potermi difendere con due spade! Basta!”. E Gesù dopo si è lasciato arrestare, senza difendersi.
E finiamo con una parola che mi pare molto importante: il Vangelo è il libro della Verità, la Bibbia è il libro della Verità. Non c’è un altro libro nella storia dell’umanità che sia così sincero, così autentico come la Bibbia, come i Vangeli: tutti gli sbagli degli apostoli sono riportati. Se avessero voluto presentare un’immagine pulita, un immagine curata della loro comunità, non avrebbero scritto il Vangelo.
Il Vangelo è autentico perché è il testimone dei nostri peccati, dei nostri sbagli, delle nostre debolezze, ma proprio per questo è testimone dell’immensa fiducia che Gesù ha per noi, poveri peccatori, suoi amici!
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