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Storia

Fraternità "Madonna della Salute" - Ugljane 1992, Croazia
Dopo l’apertura della fraternità di Medjugorje in questa terra, provata dalla guerra, dalla povertà e dalla miseria, nasce  la fraternità “Madonna della Salute” di Ugljane, nei pressi di Spalato, seconda casa in Croazia. L’inizio é segnato da tanti sacrifici e da tanta provvisorietà, ma la tenacia dei primi ragazzi oggi sta portando i suoi frutti ...

Nell’agosto del 1992, con un gruppo di dodici ragazzi, siamo partiti per aprire la seconda casa in Croazia, vicino a Spalato, e precisamente ad Ugljane.
Il 20 Agosto, con un paio di mezzi, partiamo per iniziare questa nuova avventura. Con noi c’erano suor Elvira e Stefano.
Quando arriviamo nella nostra “nuova casa” restiamo un po’ stupiti nel vedere che di case non ce ne sono, ma solamente un rudere mezzo sventrato ed una vecchia stalla per le pecore. Quei ruderi rappresentano proprio bene la nostra vita, quello che eravamo dentro quando siamo arrivati in Comunità.
Cominciamo subito a scaricare i mezzi e a mettere a posto le cose indispensabili. Il lavoro da fare era così tanto che non sapevamo da dove iniziare. In quel periodo poi la Croazia era appena uscita dalla guerra e scarseggiava l’elettricità, e così la luce si poteva utilizzare solo di notte. Mancava anche l’acqua: c’era solo una cisterna che raccoglieva le acque piovane dei tetti.
Voi penserete: “Ma che posto è mai questo?” E’ vero, è stata anche la nostra prima domanda:”Ma dove siamo finiti?” A noi, figli del benessere, pareva impossibile riuscire a vivere senza tutte le comodità, ed invece... proprio in quel sacrificio è cresciuta tra noi un’amicizia pazzesca.
Andiamo però avanti…  Si comincia a lavorare sodo e si vede subito la voglia di ognuno di rendere la nostra casa più bella ed accogliente: sistemando un po’ intorno al rudere vediamo una vecchia cappella. Cerchiamo di pulirla bene. E’ molto piccola ma noi ne siamo molto fieri: chissà quante persone hanno pregato in quel luogo! Così, pochissimo tempo dopo, il parroco del paese e nostro padre spirituale, frà Mile, ci dona la presenza di Gesù Eucarestia. Ora la Comunità ha veramente preso vita. Proprio in questa cappella troviamo un dipinto di Maria e, informandoci, scopriamo che è un dipinto della “Madonna della Salute”, e così decidiamo di dare alla fraternità proprio quel nome.
E’ bello vedere l’accoglienza della gente povera del posto. Dopo pochissimo tempo sono arrivate le prime persone a portarci la Provvidenza, quasi sempre vecchiette vestite di nero che lavoravano i campi. Arrivavano con una bottiglia di latte ed una forma di formaggio, probabilmente tutto quello che avevano.
Tutti mettiamo entusiasmo nel fare le cose, il nostro cuoco fa dei veri miracoli in cucina, anche perché le risorse non sono molte ma il pranzo risulta sempre ottimo: la specialità della casa è la carne in scatola. La “bora”, vento freddo invernale, ogni tanto si porta via un pezzo del tetto e sulle coperte, al mattino, c’era quasi sempre un velo di brina. Tanto sacrificio però viene presto ripagato: dopo circa due mesi entra il primo ragazzo croato. Il pensiero va subito alla fatica che deve fare per rimanere in un posto ancora con così tante provvisorietà. Invece si dimostra subito molto in gamba e, senza tante fatiche, si inserisce nel gruppo, anche grazie a tutti i ragazzi che gli sono stati vicino. Questo è per noi un motivo di gioia grande, di gratificazione ed una spinta per andare avanti.
In breve tempo la casa cambia aspetto e tutti insieme, con fatica, cerchiamo di dare il nostro aiuto per fare qualcosa di bello. La prima cosa che costruiamo è un posto per dormire, poi il refettorio e il forno. Qui viene fuori l’arte dell’arrangiarsi, perché i mezzi erano veramente pochi.
I ragazzi man mano aumentavano ed in breve tempo è necessario costruire una nuova cappella. Insieme ad Elvira cerchiamo un luogo adatto e lo Spirito Santo la guida verso un rudere pieno di erbacce, edera, immondizia e tronchi marci. La nuova cappella dovrà sorgere proprio in quel punto. Quel rudere, che noi non consideravamo, è la figura di ognuno di noi quando eravamo per strada distrutti dal male. Nessuno ci prendeva in considerazione perché molti avevano paura di noi, ma Dio ci ha voluti in Comunità e pian piano, da quel rudere, ci siamo ricostruiti. Con la nuova cappella dovevamo proprio fare così: costruire una cappella luminosa dove molti ragazzi potessero pregare Gesù e ritrovare la gioia di vivere. Quella cappella piena di luce è la nostra nuova vita con un cuore rivolto al bene.
I ragazzi continuavano a bussare alla nostra porta e così decidiamo di cercare un luogo abbastanza grande dove fare i colloqui per le entrate. In questo modo possiamo seguire i ragazzi dai primi passi dei colloqui fino all’ingresso in Comunità, ed inoltre diamo il via anche agli incontri con i genitori dei ragazzi croati che sono in Comunità.
Tutto questo è una bella novità per le famiglie del posto. Da quel giorno in cui siamo arrivati, tanti giovani, da tutte le parti della Croazia, sono passati in quella casa per riscoprirsi, per guardarsi dentro e trovare qualcosa di nuovo nella loro vita. E’ bello ripensare a tutto quello che è stato fatto per quella casa, iniziata dal nulla, ma con progetti grandiosi che solo Dio conosceva.
Ora sono passati parecchi anni e chi si reca nella fraternità “Madonna della Salute” trova una bella casa con tutte le comodità compresa l’acqua e l’energia elettrica, ma soprattutto trova una cinquantina di giovani con tanta voglia di ritrovare la vita.
E’ il miracolo che si ripete: il sacrificio dei primi ragazzi, di Glauco, di Jakisa, di Armando, di Boris e di tutti coloro che hanno trascorso un pezzo della loro vita ad Ugljane, sta oggi portando i suoi frutti... e che frutti!


(dalla rivista Risurrezione - Dicembre 2000)

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