Come è nato il cammino dei genitori
Tutto quello che è nato in questi anni dal grembo della Comunità, è stato generato dalla vita stessa dei ragazzi che rischiarati dalla verità di Dio nella preghiera, hanno illuminato anche i passi che la Comunità doveva man mano compiere per un servizio sempre più efficace. Tutto è nato dall’ascolto della loro vita condivisa nella sincerità con noi. Potremmo dire che i gruppi dei genitori sono stati “partoriti” dai figli.
Madre Elvira, ascoltando il dramma delle loro storie, si è resa conto che il disagio che hanno vissuto è incominciato molto prima della droga, dell’alcool, delle ribellioni manifestate in modo esteriore... c’è nei giovani la consapevolezza che l’origine della sofferenza spesso è stata nell’infanzia: nel rapporto di figliolanza si è insinuata una crepa, un germe di sfiducia verso padre e madre, di solitudine, di rabbia, di rancori schiacciati, nascosti, fuggiti ma mai guariti.
Lì si è aperta quella ferita che è stata la porta dove il male poi è entrato e ha distrutto.
Abbiamo compreso che solo risanando la radice che li ha generati e poi feriti, avrebbero riabbracciato tutta la loro vita in un modo nuovo. Da questa consapevolezza è nato, fin dai primi anni di storia della Comunità, il cammino per le famiglie. Possiamo testimoniare oggi che dovunque Dio ha fatto nascere la presenza della Comunità in un nuovo paese, lì si è generato come frutto e come conseguenza necessaria il cammino dei genitori che si snoda attraverso i colloqui, gli incontri settimanali di preghiera nelle varie sedi, quelli mensili di Scuola di Famiglia, le giornate di ritiro...
Quando anni fa abbiamo cominciato una trasmissione sulla famiglia su Radio Maria, Madre Elvira ha spontaneamente detto: «La intitoleremo così: “Famiglie in rinascita: genitori convertiti, figli salvati”». Questo è il senso del cammino proposto ai genitori.
Genitori convertiti, figli salvati
La famiglia che viene a “bussare” alle porte della Comunità, normalmente lo fa perché non sa più dove andare a “sbattere la testa”; le ha provate tutte ma non ce l’ha fatta a vincere la lotta contro il male, e la Comunità è spesso l’ “ultima spiaggia”, l’ultima speranza.
Ai genitori diciamo che i figli non si lasciano in Comunità come un “pacco” da scaricare ma come un dono da ritrovare, e che è necessario lasciarsi coinvolgere in un cammino di conversione e di cambiamento profondo, che richiede collaborazione nel sacrificio e in scelte chiare ed esigenti. Ai genitori che chiedono: «Cosa devo fare, quanto devo pagare per mio figlio?», Madre Elvira spesso risponde: «Quando avete portato vostro figlio morto, in quel momento avrei potuto chiedervi un assegno con tanti zeri e quasi tutti avreste pagato perché eravate disperati, senza più vie di uscita per salvarlo. Ma a noi non interessa che voi “paghiate” la vita dei vostri figli con un assegno da mandarmi tutti i mesi: loro sono giovani e si devono rimboccare le maniche per sudarsi la propria rinascita. Ma c’è un “prezzo” da pagare anche per voi genitori; la vita dei vostri figli si “paga”cambiando insieme a loro, impegnandovi in un cammino di conversione. Questa è la “retta”, è l’”assegno” che vi chiediamo, è ciò che dovete fare per aiutare vostro figlio. La risposta è: abbiate fiducia nella Comunità e cambiate vita dentro, diventate veri, ricominciate a pregare, convertitevi».
L’unità salva il figlio
Molte famiglie che sono nella disperazione e non sanno come aiutare il figlio, si rivolgono a noi chiedendo aiuto. Diciamo loro che il primo passo per aiutare il figlio è domandarsi: `Come sto con mio marito, con mia moglie?». In fondo, l’urlo di dolore dei figli, la loro disperazione, il loro disagio, la loro rabbiosa fuga nelle dipendenze sono una provocazione per la società, ma soprattutto e specialmente per la famiglia: loro chiedono a noi adulti di ritrovare l’unità, la riconciliazione, il perdono, il dialogo, il rispetto reciproco.
Per questo diciamo alle famiglie che la prima condizione per salvare il figlio è che papà e mamma siano uniti; forse sono già separati, magari vivono in luoghi diversi o si sono già “risposati”... però se vogliono salvare quel figlio, nato dal loro amore, tutti e due devono essere convinti e uniti nel proporgli una strada chiara. Almeno su quello devono ritrovarsi, ascoltarsi e avere una sola parola, un cuore solo. è l’unità che salva il figlio!
Un figlio drogato, che ha dei problemi, per essere salvato ha bisogno di ciò che prima spesso non ha avuto. Lo desidera, lo chiede, ce lo urla: «Siate uniti! Se siete uniti io mi salvo! Se parlate tutti e due la stessa lingua e non vi posso più prendere in giro, perché vi mentite l’uno all’altro quando io non ci sono, mi salvate… Siate uniti marito e moglie nel cammino, siate uniti con gli altri parenti». In fondo è il bisogno di vedere risanata quella lacerazione che lo ha ferito profondamente: la divisione tra padre e madre, tra i genitori e gli altri familiari.
L’alleanza famiglia - Comunità
Il cammino dei genitori è indispensabile, non è un accessorio: è proprio importante camminare insieme, famiglia e Comunità, perché altrimenti è difficile vincere la lotta contro il male. Se non si cammina in comunione, la vita del figlio è “zoppa”. La Comunità coinvolge la famiglia, la appoggia in un momento di sofferenza, di croce, di dolore, di fatica, di disperazione, la sostiene ma non la sostituisce. Il legame del sangue tra genitori e figli deve sanarsi è vero, deve ritrovarsi, guarire e liberarsi... ma non può essere sostituito; rimane fondamentale, importantissimo, e continua a condizionare, in bene o in male, il cammino dei figli.
Si potrebbe dire che tra famiglia e Comunità deve nascere un’alleanza: la battaglia contro il male che ha travolto il figlio si vince insieme. Anche qui è necessaria l’unità. Se non siamo uniti perdiamo; occorre quest’alleanza profonda per il bene del giovane, una vera alleanza come quella che Dio ha fatto con il popolo di Israele, un’amicizia attraverso la quale il popolo ha vinto tante battaglie e superato tante prove.
La nostra battaglia oggi è quella contro il male e l’obiettivo che ci unisce è la risurrezione del figlio. Se manca questa alleanza, invece, il male riesce ancora una volta a “giocare” con la vita del giovane, entrandovi come nel passato: attraverso la divisione, l’incomprensione,
la sfiducia dei genitori nella Comunità.
Per questo dedichiamo del tempo e delle energie alle famiglie, perché la storia dei figli sia “abbracciata” tutta intera nel bene: da un lato la mano della Comunità e dall’altra quella della famiglia che ha ritrovato la speranza.
Lo stile di vita che proponiamo ai ragazzi deve essere ciò che anche la famiglia ritrova, in modo che ci si incontri in un cammino comune e l’uno dia forza all’altro per perseverare nel bene. Quante volte i ragazzi ricevono forza vedendo i cambiamenti delle loro famiglie: non si sentono così abbandonati, scaricati, ma amati e seguiti, e questo li incoraggia fortemente.
Un cammino di amicizia nella preghiera
Quando un giovane entra in Comunità incontra giovani come lui che sono cambiati e che gli tendono la mano nell’amicizia sincera e disinteressata. Si vede una luce vera nei loro occhi. Così è per i genitori. Chi arriva al gruppo disperato incontra altri genitori che erano più disperati di lui, che hanno ritrovato la speranza e la testimoniando per dare coraggio ad altri. Da quel dolore condiviso nasce tanta amicizia, sostegno e compassione. Così la croce vissuta diventa nella fede testimonianza di risurrezione, diventa missione. Madre Elvira invita sempre i genitori a non vergognarsi della croce e del dolore sperimentati, ma a farli diventare strumento di testimonianza e di salvezza per tante altre famiglie.
Tutto questo è possibile se ci si mette con verità dinanzi a Dio nella preghiera. La preghiera fa camminare insieme e compie il miracolo di far rinascere il bene: genitori e figli si sostengono perché affrontano le stesse battaglie, superano gli stessi ostacoli, corrono uniti verso un solo obiettivo, che si chiama risorgere a vita nuova.
Francia
L’ultimo tempo è stato ricco di grazia, ma anche di piccole e grandi croci. Forse per questo abbiamo vissuto l’incontro delle famiglie francesi in modo davvero speciale! La sofferenza ci ha portato a guardare al di là delle cose che appaiono, ci ha spinto a trovare l’essenziale, la vita nostra e quella delle nostre famiglie. Dal convento dell’”Assomption”, i genitori sono saliti nella nostra fraternità maschile, dove subito, prima dei saluti e degli abbracci, ci siamo trovati in cappella, tutti insieme davanti a Gesù Eucaristia, per
portare a Lui i nostri cuori, le nostre attese, per chiedergli di prepararci all’incontro. Poi le Sante Messe, le testimonianze, i momenti di condivisione personale ed anche quelli di gioia, con le scenette preparate con impegno dai ragazzi...
Insomma sono state giornate intense e preziose, dense della luce dello Spirito Santo e della tenerezza di Maria.
La preghiera è l’unica cosa che mi sta salvando ed ero felice di invitare mia madre a pregare con me. Prima: paure, pretese, pensieri negativi... ero bloccata. Ma durante l’adorazione sentivo che lo Spirito Santo lavorava dentro ognuna di noi, e ci siamo poi parlate nella pace e nella gioia.
Quando sono entrata in Comunità eravamo “lontane”, ci eravamo causate reciprocamente troppe sofferenze e tanto male. Piano piano qui a Lourdes la Madonna mi ha messo nel cuore il desiderio di perdonare mamma e papà: per tanti anni non mi sentivo più “loro figlia”. Domenica, durante la Santa Messa che ha concluso il ritiro dei genitori francesi, Gesù mi ha chiamato a riconciliarmi: sentivo tanta gioia e gratitudine nel cuore, e per la prima volta dopo dieci anni ho abbracciato mia madre, le ho chiesto perdono e le ho detto con tutto il cuore: «Grazie mamma per la vita che mi hai dato, ti amo, grazie perche ci sei!»
Anne
Italia
Gli incontri mensili sono momenti di grande aiuto, condivisione, speranza. Vedi la famiglia di quel ragazzo appena entrato e la abbracci perché sai che sta soffrendo per il distacco, e cerchi di aiutarla con la forza che ti ha sorretto quando hai vissuto lo stesso momento. Incontri quei genitori che avevi conosciuto ai colloqui e ti parlano del loro figlio che sta facendo un buon cammino e gioisci con loro. Qualche volta vedi le lacrime di un papà o di una mamma perché il figlio non vuole entrare, magari è per strada e si sentono impotenti, ti stringi al loro dolore e preghi con loro.
Siamo tutti lì, con la nostra storia di sofferenza, e le catechesi ci aiutano ad aprire il nostro cuore a Gesù. Dopo ogni incontro ci sentiamo più uniti, con più voglia di camminare insieme negli incontri settimanali, più solidali, e scopriamo di essere chiamati alla missione di aiuto ad altre famiglie in difficoltà.
Polonia
Il dono speciale di quest’anno è l’aver vissuto l’incontro di genitori ed amici a Cze˛stochowa, nel Santuario della “Regina della Polonia”, luogo importantissimo per la nostra nazione. Abbiamo scoperto che ogni volta siamo di più: pensate, sono arrivate famiglie anche dall’Ucraina.
Abbiamo vissuto un forte momento di preghiera con il Rosario davanti all’icona miracolosa della Madonna Nera. Le abbiamo consegnato non solo le nostre intenzioni e desideri, ma anche i ringraziamenti, affidandoci a Lei. Maria, nostra Regina, proteggi le nostre famiglie e soprattutto i nostri figli. Portaci a Gesù e intercedi per noi.
Croazia
“Il Signore vi ha scelti non a caso, ma per la sua grande misericordia... La fede vissuta nella preghiera ha pienezza nell’amore”. Sono alcuni dei temi toccati nelle catechesi di questi giorni, e questa pienezza si è compiuta in ogni cuore presente a Krk, l’isola sulla quale ci siamo riuniti.
Abbiamo vissuto tanta comunione, come ci aveva chiesto Madre Elvira nel nostro primo incontro a
Porecˇ anni fa: era stato per noi una grande scuola di vita ed avevamo trovato in lei una madre e una maestra di amore e di fede.
Abbiamo pregato gli uni per gli altri, i genitori per i figli e viceversa, sentendoci così parte viva del progetto che Dio ha sui nostri giovani attraverso la Comunità. La luce che abbiamo ricevuto ora siamo chiamati a portarla nelle nostre case, nel mondo, in mezzo alla gente, per vincere il male che regna. Siamo venuti ad incontrare il Signore e lo abbiamo sentito vivo in pienezza.
Mi ha colpito tanto l’adorazione perché si poteva “toccare” la presenza dello Spirito Santo.
Ero inginocchiata in prima fila quando i nostri ragazzi sono stati invitati con un gesto semplice a darci la loro benedizione per poi riceverla a loro volta da noi. Nei loro volti c’era un’espressione che mai prima di allora avevo visto, come se la mano di Dio li avesse toccati. Pregare assieme ed ascoltare le catechesi ci ha fatti entrare nel carisma di Madre Elvira; abbiamo capito che siamo parte della Comunità e della Chiesa, e che siamo chiamati a portare la Buona Novella tramite la nostra croce, per dire che la morte non ha l’ultima parola. Sono felice e fiera di far parte di questa grande famiglia.
Mamma Vidulic´
Slovacchia
È stato un incontro speciale, diverso dal solito: eravamo in montagna, in un posto bellissimo e per due intense giornate. Ciò che ci ha spinti è che vogliamo aiutare i nostri figli, così come ci chiede la Comunità, costruendo un forte legame con Dio. Abbiamo iniziato con il Rosario e con le catechesi, ringraziando del dono di tanti sacerdoti amici che ci aiutano. Le condivisioni erano arricchite dalla presenza dei ragazzi dalla nostra casa, che festeggiavano il primo anniversario della loro fraternità.
Le Sante Messe sono state presiedute dal Vescovo Mons. František Rábek, alla cui cura pastorale siamo stati affidati nel nostro paese.
Alla sera del sabato i ragazzi hanno preparato il recital “dalle tenebre alla Luce” ed abbiamo capito che anche noi genitori potremmo salire su quel palco, se ne avessimo il coraggio, per ammettere le povertà della nostra vita, i nostri sbagli del passato e la speranza rinata oggi in noi.
Grazie Signore perché oggi sappiamo che si può vivere diversamente e perché non siamo soli in questo cammino: ci sono con noi i nostri figli e noi siamo con loro.
Anche noi ragazzi della fraternità della Slovacchia abbiamo preso parte all’incontro dei genitori. Ai momenti di condivisione si sono alternate le catechesi, incentrate sul tema dell’umiltà, ed i momenti di preghiera. Ci siamo ritrovati a ringraziare insieme il Signore per tutti i miracoli che opera attraverso la Comunità. Noi ragazzi abbiamo avuto la possibilità di ringraziare tutti i presenti per l’aiuto offerto alla nostra fraternità in questo primo anno di vita. Siamo davvero molto grati per aver potuto partecipare a questo ritiro in cui eravamo un po’ i “figli” di tutti quei genitori presenti ed impegnati nel cammino comunitario.
Austria
Il weekend di ritiro a Eisenstadt ci ha dato l’occasione di immergerci di più nella vita dei nostri figli in Comunità e di conoscerci meglio tra di noi. Abbiamo pregato, cantato, ballato, sorriso insieme, e più di una volta mi sono commossa profondamente. L’accoglienza e la gioia dei ragazzi è stata straordinaria! In ognuno di loro ho visto mio figlio, e sono davvero contenta di sapere che lui non è più solo. Per tanti anni ha vissuto una solitudine tremenda, senza più sentire l’amore di Dio, e la consapevolezza che non sono mai riuscita a liberarlo da quell’esistenza disperata mi ha portato tanto dolore, tanta tristezza. Con tutto il cuore gli vorrei chiedere perdono.
Nei giorni trascorsi qui siamo riusciti a fortificare il legame con Dio. Sento una gioia immensa!
Per questo ringrazio la Comunità e mi auguro che sempre più persone conoscano quanta forza e quanto amore c’è nella vita dei nostri figli.
Frau Hejl
È difficile descrivere tutto ciò che portiamo a casa dopo questi giorni d’incontro. Purtroppo non abbiamo incontrato nostro figlio, ma ci hanno riferito che sta bene nella casa dove vive ora, in Italia. Sappiamo però che il cammino è ancora lungo. La tristezza per il fatto che non abbiamo potuto abbracciarlo, che non abbiamo potuto parlargli è stata ripagata dalla certezza che tutto questo è per il suo bene. Ci vuole del tempo prima di confrontarsi con il passato. Preghiamo per lui, e lui è sempre con noi. Ci rendiamo conto che attraverso la Comunità anche noi genitori abbiamo un bel cammino da fare per avvicinarci a Dio. La nostra vita è davvero cambiata: siamo più tranquilli, litighiamo di meno, parliamo di più, siamo più umili. Stiamo imparando a convivere con la “vergogna” di avere avuto un figlio tossicodipendente e vorremmo riuscire un giorno a ringraziare anche di questa croce, come ci insegna la Comunità.
Per ora il nostro grazie va a Dio e a Madre Elvira per la possibilità che dà ai nostri figli e a noi di diventare persone migliori.
Famiglia Bauer
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