ItalianoHrvatskiEnglishFrançaisDeutchEspañolPortuguesePo PolskuSlovakia     

 

Testimonianze

Georg:
Un benvenuto a tutti, qui nel Romersteinbruch. Sono Georg, vi saluto e vi invito a ringraziare insieme a noi. Grazie di cuore al Signore per il dono di questa Comunità, grazie perché esiste un luogo dove Dio ridona la vita alle persone che hanno toccato “il fondo” e  non sapevano più dove andare. Ringraziamo il Signore per averci preso per mano portandoci a una vita nuova e dandoci la possibilità oggi di essere qui con voi a ringraziare. In modo particolare vorrei dire un “Grazie” a Maria, Madre del Cenacolo, e anche Madre Nostra, di ognuno di noi. E’ Lei che ha reso possibile tutto ciò che oggi abbiamo il dono di vivere. È affascinante: se penso a me stesso… oggi è domenica pomeriggio… normalmente sarei stato ancora a letto a quest’ora in una stanza buia, solo, triste e disperato, senza futuro e senza voglia di vivere.
In questa settimana di preparazione, tante volte mi sono venute le lacrime agli occhi, come anche adesso, perché è bellissimo pensare come il Signore mi ha preso per mano e mi ha detto: “Georg! Hai ancora tante cose da fare!” e ora di tutto cuore voglio ringraziare la Madre di Dio per questa Comunità, e perché ci sono tante persone che pregano. Grazie di essere venuti e adesso meditiamo il Rosario, che in Comunità pregiamo tre volte al giorno ed è per noi sorgente di forza, fonte di vita. Succede anche di vivere il dubbio, di pregare “Ave o Maria…santa Maria” e non crederci veramente, però sono convinto che grazie alla preghiera di tante persone noi oggi possiamo essere qua. Non so se sarei ancora in vita se non ci fosse stata una madre, una famiglia che si fidava e pregava: “Ave o Maria… Santa Maria!”. Grazie di tutto il cuore a chi ha pregato insieme a noi per tutti i preparativi. C’è anche il sole, per il quale abbiamo pregato tanto ed è bellissimo poter essere qua.
Ora con un canto allo Spirito Santo ci prepariamo al Rosario.

Katarina:
Buon giorno a tutti. Sono Katarina, ho ventidue anni, sono croata però ho vissuto tutta la mia vita a Vienna e adesso sono da tre anni in Comunità. Sono entrata all’età di diciannove anni per la tossicodipendenza. I miei guai però erano già incominciati tanti anni prima che arrivasse la droga. Il mio grande problema era che da sempre mi era mancata la famiglia. Mia madre era rimasta incinta di me molto giovane e i miei genitori si erano separati prima che io nascessi. Da piccola già sentivo questo vuoto della loro separazione e la rabbia dentro di me è diventata poi sempre più grande. A quattordici anni ho incominciato a cercare fuori quello che non trovavo in famiglia e soltanto un anno dopo, a quindici anni, sono andata via da casa e sono finita per strada. Sentivo sempre il bisogno di essere libera e pensavo che quella fosse la via giusta. Oggi posso testimoniare che invece era la strada per l’inferno. Ho cominciato a fare uso di droghe pesanti quasi subito: prima la cocaina e poco dopo l’eroina, che è diventata per me: la madre, il padre, il fratello, gli amici… tutto! Camminavo su una strada buia. A soli diciannove anni non bastava più neanche l’eroina e ho cominciato con la morfina e vi garantisco che lì ero oramai una ragazza morta. La morfina aveva spento tutto in me, non avevo più speranza, ero da sola, sulla strada, e tutta la dignità l’avevo persa.
Per me è una grandissima gioia oggi tornare  a casa e stare davanti a voi dopo tre anni. Sono fiera di essere qua e potervi raccontare che ho incontrato il Signore. Tre anni fà quando ho incominciato a prepararmi per entrare in Comunità, mia madre doveva portarmi perché non ero in grado di stare in piedi sulle mie gambe, e sono sicura che la fede di mia madre, della mia famiglia, mi ha ridato la vita, come diceva anche Georg. Quando sono entrata in Comunità non è stato semplice, era difficile avere fiducia in qualcuno, perché sulla strada non esiste fiducia e la mia vita fuori girava solo attorno alla droga e agli interessi.
Sto pensando e in questo momento mi viene in mente quanto tempo ho passato nelle stazioni di questa città aspettando solo una cosa: l’eroina e adesso sono qui davanti a voi e posso dirvi che la mia vita è cambiata. Oggi ho una vita nuova.
Sto qui di fronte a voi, io che una volta ero nel buio più assoluto, e oggi vi parlo di Dio. Porto un desiderio nel cuore ed è quello di dire a tutti i giovani che c’è speranza, che la speranza esiste e io l’ho incontrata nel Signore, e non cambierei la mia vita con quella nessun’altro. Mi sento di essere la ragazza più felice di questo mondo. In Comunità ho incontrato l’amore, la verità e la fede. E se sono viva oggi posso ringraziare solo Lui, perché è stato Lui, nelle notti quando avevo freddo e avevo fame, a darmi la sua mano e portarmi in Comunità. Questa vita nuova è una vita piena di sorprese, di gioia, di luce e di speranza. Ringrazio il Signore, la Comunità, Madre Elvira, Padre Stefano, e la mia famiglia che oggi è tutta qui. Dentro di me sono rinati nuovi desideri, specialmente quello di avere anche io un giorno una famiglia cristiana piena di speranza e piena di gioia. Grazie.

Florian:
Buon giorno, mi chiamo Florian, ho venticinque anni, e sono da tre anni in Comunità. Come Katarina anch’io avevo problemi con l’eroina.
Credo che tutto è iniziato con il divorzio dei miei genitori, che ha lasciato in me una ferita profonda, dalla quale ho incominciato scappare. Avevo paura e ho iniziato a nascondermi e a chiudermi nel mio mondo. L’amore lo cercavo nelle cose del mondo e le soddisfazioni pensavo di averle trovate nella droga. All’inizio era solo un divertimento ma poi è diventato un mezzo per fuggire da quello che ero. Volevo sempre essere “di più” di quello che ero, non riuscivo ad accettare me stesso.
 Intorno ai quindici anni  di età ho cominciato ad usare prima le droghe leggere, per poi passare gradualmente a quelle più pesanti, finché non sono diventato dipendente dall’eroina.
In quel tempo avevo una ragazza e insieme abbiamo avuto un bambino e nonostante quello ho continuato a sprofondare sempre di più, rendendomi conto della mia incapacità di controllare la situazione. Non accettavo la mia condizione però non avevo la forza di cambiare qualcosa. In poco tempo tutto il mio mondo è crollato. Anche la mia ragazza era tossica e avevamo difficoltà con gli assistenti sociali. Lì è stata la prima volta in cui mi sono detto la verità: avevo bisogno di aiuto. Nostro figlio è stato una grazia che Dio ci ha dato, perché anche se noi eravamo drogati lui non piangeva mai… sorrideva sempre. Il suo sorriso ha scatenato in me il desiderio di fare qualcosa per me stesso. Ora sono tre anni che vivo in Comunità e sono molto felice di essere riuscito a fare questo passo perché il Cenacolo mi ha portato a Dio e mi ha ridonato la speranza, la speranza di diventare un buon padre per mio figlio.

Nora:
Buon giorno mi chiamo Nora. Ho venticinque anni e vengo da Vienna. Sono entrata in Comunità due anni fà. Anche io mi sento fiera di essere qua davanti a voi e di potervi mostrare che sono cambiata, che sono una persona nuova: non solo fuori ma anche dentro.
Ho trovato la fede, che prima non conoscevo perché ero atea. Credere in Dio significava per me essere un debole e invece ho scoperto che la fede è forza che ti permette di dire che sei debole e che hai bisogno di tanto aiuto nella vita.
Sono entrata in Comunità per vari motivi, perché avevo tanti problemi con me stessa. A dodici anni ho cominciato a sentire un vuoto dentro di me, tanta solitudine e tanti dubbi sulle mie qualità: che non sono abbastanza bella, abbastanza intelligente, forte, che non sono come gli altri, che non appartengo a niente e a nessuno e devo stare sempre da sola. Ho incominciato una dieta perché volevo essere sempre più magra; era un modo per riempire i miei vuoti, pensando anche di diventare più forte. È successo che sono rimasta veramente sola e sono diventata depressa. Mi sono allontanata molto anche dalla mia famiglia e col tempo è diventato sempre più difficile per me, perché avevo tante paure di socializzare. Con il tempo ho cominciato anche a bere e tutto è peggiorato con il divorzio dei miei genitori, quando avevo diciotto anni. Volevo apparire dura, non volevo più sentire niente... soltanto spegnermi, non essere più me stessa. Ho cominciato prendere pastiglie, antidepressivi con calmanti e lì non ce la facevo più. Grazie a Dio mio padre mi ha visto, mi ha preso a casa sua per un anno e mi ha aiutato tanto. All’inizio mi portava a fare diverse terapie; a volte io scappavo, però lui non mollava e mi chiedeva: “…E cosa facciamo adesso?”. Ma non ha mai perso la speranza in me e alla fine mi ha proposto la Comunità Cenacolo. Mi sono arrabbiata perché pensavo che la mia famiglia volesse mandarmi in Italia solo per farmi stare un po’ più lontana da casa. Mi sembrava tutto così difficile, anche il fatto di dover imparare un’altra lingua mi pareva impossibile.   Sinceramente non credevo che tutto questo mi potesse aiutare, avevo già “chiuso la porta” del mio cuore. Quando mio padre mi lasciò in Comunità mi disse: “Se torni a casa in meno di due settimane la tua vita diventerà veramente un inferno”. Le sue parole mi sono rimaste dentro, sembrava che mi avessero risvegliata e sono rimasta per questo, perché sapevo che fuori non avevo futuro.
In Comunità dovevo imparare ad accettare il mio passato ed incominciare una nuova vita, una vita di amore, di speranza, con persone attorno a me che volevano veramente essere mie amiche. Amiche che mi dicevano la verità, che mi aiutavano a conoscere me stessa, a rialzarmi nei momenti difficili, che erano vicine quando volevo isolarmi, quando ero arrabbiata. Questo per me era qualcosa di completamente nuovo.
Adesso desidero semplicemente avere un cuore pulito in qualsiasi posto mi trovo, voglio diventare sincera, voglio poter guardare le persone negli occhi e sentirmi pulita. Voglio essere uno strumento nelle mani di Dio, voglio portare la pace a chi non l’ha, specialmente ai giovani. Sono molto felice di poter parlare qui in Austria davanti a tanti giovani che già cominciano a seguire la strada sbagliata, e si vede. Vorrei dirvi solo di non andare oltre; se vi sentite male, reagite, fate qualcosa, lottate per la felicità, venite in Comunità! Ci sono tante possibilità.
Vorrei ringraziare tutti voi qui presenti  che siete venuti e vi siete dati l’opportunità di diventare persone più felici. Grazie

Stampa questa paginaStampa questa pagina