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Padre Francesco Peyron - Omelia

Padre Francesco Peyron dell'Istituto Missionari della Consolata. Omelia.
Andiamo alla Parola di Dio e apriamo le porte del nostro cuore. Immaginati una notte in cui hai dormito bene, ti svegli al mattino e apri le finestre ed è un giorno luminosissimo, entra la luce dentro e tu dici: “Lode e gloria a te Signore”. La Parola di Dio è questa luce che entra, non semplicemente in una camera, ma nel profondo della tua storia per illuminarla, per dargli quel gusto, quel sapore, quella forza, quella spinta. Abbiamo bisogno di questa luce e allora cerchiamo di prenderla.
Io sottolineerò alcuni aspetti della Parola di Dio.
La prima lettura, questa duplice chiamata di Giacobbe: “Giacobbe, Giacobbe! Mosè, Mosè! Samuele, Samuele!”. Nella Bibbia il nome che viene detto due volte è per sottolinearne l’importanza, la solennità, il Dio che ti chiama. Allora questa sera tu non fai una cosa finta mettendo il tuo nome. E’ Dio che ti chiama e quando Dio chiama è perché vuole chiedere qualche cosa di bello, vuole valorizzare le cose più belle che ci sono dentro di te, vincere ogni pessimismo e suscitare quei talenti, quell’uomo bello e generoso che abita dentro di te, ma che qualche volta è soffocato, è compresso dai nostri peccati, dai nostri limiti, dalle nostre stanchezze.
Allora questa duplice chiamata del nome viene a risvegliare dentro ciascuno di noi questa vocazione, questo dire: sei importante.
Giacobbe risponde: “Eccomi!”. Cosa dirà la Madonna? “Eccomi!”. Cosa dici tu? “Eccomi!”.
Sapete che “eccomi” per la Madonna ha voluto dire anche il capitolo 19 di Giovanni: Maria sotto la croce: eccomi! Dire “eccomi” è veramente la risposta più giusta e più vera, ma non dimentichiamoci che “eccomi” è quel sì alla generosità, al perdono, a quel tendere la mano, è quel dire no all’impurità e sì alla preghiera, a inginocchiarsi, quell’eccomi alla riconciliazione con tua moglie, con tuo marito, quell’eccomi alla generosità, alla comprensione. Comprendete allora che quando la Madonna ha detto: “Eccomi!” a Nazaret, lì Dio si è fatto carne. Con l’eccomi di Maria il tuo eccomi è quel sì quotidiano, gioioso, vero che a volte sale anche il calvario. Per capire abbiamo bisogno di guardare il crocifisso. Non è facile, però abbiamo con noi la potenza dello Spirito che ci spinge.
La prima luce che entra dentro il tuo cuore questa sera è che tu sei chiamato, il Signore ha bisogno di te per annunciare il suo regno, la sua missione, la sua speranza, la sua gioia, il suo amore e subito dopo c’è il mio e il tuo “Eccomi!” come risposta.
La seconda luce è proprio risvegliare nel profondo di ciascuno di noi la risposta.
Prima abbiamo gridato il terzo “Eccomi”, ma adesso viene il quarto, che è il più vero, il più bello e, se vogliamo, è anche il più difficile: quello della mia vita, della tua vita, della quotidianità, di tutti i giorni. Quando magari troverai un po’ di fatica o affronterai la difficoltà della croce... ma guarda allora al crocifisso, guarda alla vergine Maria, invoca lo Spirito e troverai questa forza per dire il tuo sì, il tuo cuore si illuminerà e donerai luce agli altri, donerai pace agli altri. La missione incomincia dentro il nostro cuore, quando accogliamo veramente Gesù, quando gli diciamo sì, allora ci illuminiamo e diamo luce. Diceva un monaco certosino che se dentro di te hai la pace e vai a pregare insieme agli altri monaci, comunichi loro questa pace, perchè passa attraverso i pori, anche senza parole. Passa pure attraverso gli occhi. È il buon profumo di Cristo.
E poi il Vangelo stasera è fortissimo. Gesù disse: “Ecco io vi mando…”. Questo è un altro “eccomi”. Vi mando ad annunciare il regno, a portare la salvezza, a dire la speranza, a vivere l’amore: io ti mando.
A volte pensiamo che i mandati siano i missionari, ed è vero, è giustissimo, ma guai se questo diventa una delega: “...Oh, ma che bravi questi missionari!”. Sì, bene, però anche tu lo sei perché sei un chiamato, un mandato; magari non partirai per il Perù  o per il Brasile, però lì dove sei rimani un missionario e un mandato: “ecco io vi mando”.
Poi la frase dopo ci fa un po’ tremare: “Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”. Ci manda con lo Spirito Santo, come il vero agnello, Colui che si è abbandonato. Gesù sapeva la sua missione, ma si abbandonava al Padre: “Padre nelle tue mani affido il mio Spirito. Come vuoi Tu non come voglio io”.
Anche se è vero che il mondo è cattivo, è violento, però la potenza di Gesù che ha vinto il mondo rimane e se noi siamo miti, buoni, se perdoniamo e abbiamo il coraggio dell’annuncio, siamo capaci di vincere i lupi. Perché la cattiveria a un certo punto ha fine, si spegne e viene vinta dall’amore. Come Gesù, che è stato quella spugna che ha caricato su di sé tutto il male, tutti i peccati e le miserie del mondo, per dire che ci assolve.
Lo Spirito è con noi e ci conduce.
Quando questa mattina passavo in mezzo a voi con il Santissimo, pensavo alla gioia di Gesù di vedere tanti occhi che lo guardavano con amore, con desiderio. Gesù ci guarda con amore e continua a farlo.
Ancora una volta ci affidiamo al Padre, ma: “È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. Lo Spirito entra dentro di noi e ci suggerisce, ci dà luce. Poi comprenderemo e ci sarà il desiderio dell’”eccomi”, qualunque cosa capiti.
Affidiamoci alla Vergine Maria, alla Madre dell’”eccomi” e a lei chiediamo che veramente tutte queste cose siano vere.

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