Omelia di Padre Pino Isoardi, del Movimento Contemplativo Missionario "P. de Foucauld" di Cuneo - Santa Messa del pomeriggio Questa festa di colori è stupenda. Questa mattina nell’Eucarestia, con i fratelli e le sorelle, abbiamo pregato un bello spazio per voi. Le nostre comunità sono sorelle e allora abbiamo sentito il bisogno di affidarvi lungamente allo Spirito Santo perché questi siano proprio giorni di gratitudine, di gioia e di vita. Che usciate da questi giorni con il cuore colmo di Gesù. Dove c’è Gesù c’è la fiducia e c’è la festa. Proviamo a prendere qualcosa da questi brani. La Parola di Dio è sempre qualcosa di grande e non finiremo mai di "scavarla" tutta la vita. Io mi sono fermato sulle parole tribolazione e fiducia che è anche un po’ il tema di questi giorni. San Paolo e Gesù meritano la nostra fiducia, meritano di essere ascoltati perché sia Paolo e ancor più Gesù sanno che cosa significa tribolazione, non sono dei teorici. Paolo quando scrive questa lettera ai Filippesi è incatenato in carcere e sta pensando che probabilmente la sua vita finirà lì, forse a Efeso, forse a Roma, non è chiaro; ma è chiaro che è in carcere perché in questa lettera torna più volte su questo: “…il mio sangue sta per essere versato”. Paolo ha qui delle frasi stupende; dice: “Per me vivere è Cristo e morire è un guadagno”… è un guadagno perché finalmente lo vedo. Dunque Paolo sa cosa vuol dire tribolare perché non soltanto qui, ma in tutta la sua vita, negli oltre vent’anni ormai trascorsi dalla conversione, ha già vissuto lapidazioni, flagellazioni, catene, pericoli di ogni genere, complotti. Allora se ne intende di tribolazione, non parla a vanvera. Eppure in questa lettera ai Filippesi è impressionante quante volte Paolo parla di gioia. Come è possibile mettere insieme queste due cose? Umanamente sembra impossibile unire la sofferenza, la tribolazione insieme con la gioia. Lo Spirito Santo ci riesce perché quella è la Pasqua. La tribolazione può essere vissuta nella pace, nella fiducia e persino nella gioia. Lo abbiamo sentito in questo brano: “Rallegratevi, ve lo ripeto, rallegratevi”. Avrete fatto caso che non parla di una gioia qualunque, Paolo dice: “Rallegratevi nel Signore” una parola molto importante perché voi sapete che esiste la gioia superficiale, di qualche momento e questa sono capaci tutti ad averla. Quando la "Luna è proprio dritta" quella non è la vera gioia, ma è la gioia dei "lunatici". La gioia di Paolo è la gioia nel Signore e infatti subito dopo dice il motivo: “Rallegratevi, il Signore è vicino”, ecco il motivo della gioia. Questo “il Signore è vicino” bisognerebbe scavarlo a lungo perché il Signore lo sappiamo che non è vicino come è vicino un paracarro o un albero. Il Signore è vicino con un amore che ti abbraccia da tutte le parti. Il Signore è vicino perché ti guarisce, perché ti salva. Il Signore è vicino perché ha dato la vita per te. Giorno e notte è vicino, anche per noi che siamo così distratti. Anche quando siamo in preghiera e a volte siamo lontani, lui è vicino: ecco il motivo della fiducia. La nostra fiducia è fondata bene, è fondata nell’Amore di Dio. Io sono amato ecco perché posso avere fiducia, non è una fiducia di un ottimismo ingenuo; è una fiducia che resiste nelle tribolazioni, nel momento di fatica: il Signore è vicino, cioè mi ama. Chiediamo di credere veramente che il Signore è vicino e ci ama perché questa è la realtà più importante della nostra vita. A volte penso che quando morirò, un metro prima di entrare in Paradiso avrò un solo pentimento: non ho creduto abbastanza che ero infinitamente amato da Dio. Questa è la realtà più grande della vita e noi siamo portati a volte a pensare a tutt’altro meno che a questo. Provate a chiedervi se da stamattina a adesso vi siete già immersi qualche volta profondamente in questo amore: “Signore sono amato!”. Qualche volta bisognerebbe arrivare a piangere di questa verità; i santi arrivavano a piangere. Se almeno una volta nella vita arrivassimo a piangere durante l’Eucarestia! Paolo ci dà il segreto della fiducia e dice: “non angosciatevi per nulla”. Paolo lo sa che esistono i momenti di paura, di prova e di angoscia e ci consegna il segreto: “…ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche, ringraziamenti”. Paolo ci dice: “…ma c’è Dio, perché ti disperi, perché ti lasci prendere dal panico, parlane con Dio!”. Molte volte quando siamo nella tribolazione andiamo a parlare con delle persone, magari anche sante, ma non pensiamo che la prima persona a cui parlarne è Dio. Parla con lo Spirito di Dio nelle tue gioie e nelle tue tribolazioni. La preghiera è la cosa più semplice di questa vita! Apri il cuore a Dio che conosce tutto di te, ma tu hai bisogno di versare il cuore. Familiarizza con Dio, non vivere da orfano e neanche da schiavo, sei figlio, sei autorizzato a parlare a tuo Padre con Gesù, insieme a Gesù. Lo Spirito di Dio è vivo dentro di te, vivi in questo amore, parla all’amore, le tribolazioni non spariscono, ma impari a portarle con Lui. Questo fa la differenza tra chi crede e chi no La vita di chi crede non è più facile e più semplice degli altri, non ci sono sconti, ma tu non sei orfano e neanche schiavo, puoi vivere le cose da figlio e questo cambia tutto perché la tua disperazione diventa fiducia. Mi colpiscono le testimonianze che i ragazzi fanno sul giornalino. Mi colpisce sentire che c’è stato un momento nella loro vita in cui per disperazione, perché avevano il fango fin sopra i capelli, hanno gridato a Dio. “Ero per strada con una solitudine tremenda, ho sentito il bisogno di gridare a Dio” di lì è partita la risalita. Anche un ragazzo in fondo all’abisso è capace di pregare. Impariamo a versare il nostro cuore in Dio sia per le gioie che per le tribolazioni, questo ci fa vivere di fiducia. Gesù è un esperto di fiducia ancora ben più grande di Paolo. Nel brano che abbiamo ascoltato ci sta parlando a un passo dalla morte, sono i discorsi dell’ultima cena. Gesù parla con un’immagine stupenda del suo mistero di morte e risurrezione: “Sarete afflitti, ma mi rivedrete e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” e porta il paragone della madre che sta per partorire, che è sofferenza, ma è sofferenza per la vita. Gesù paragona le tribolazioni a questo travaglio. Per chi ha fede non esiste la sofferenza disperata: è un travaglio per la vita e tutti noi possiamo dire che in certi momenti di sacrificio e di fatica quando ci siamo affidati al Signore ne siamo usciti più vivi. Chi non ha mai sofferto non ha mai vissuto. Chi ha molto sofferto e ha sofferto ancorato a Dio è vivissimo. Chi ha saputo portare croci pesanti è segnato dalla sua sofferenza nella vita, ha il cuore dilatato, è capace di pensare agli altri. Chi ha già sofferto nella vita è diverso da chi non ha ancora sofferto. Gesù ci parla con cognizione di causa e prima di lasciarci ci dice: “Abbiate fiducia in me, io ho vinto il mondo”, significa che Gesù ha sconfitto il potere di satana, del peccato e della morte. Come l’ha vinto? Pensiamo un istante a Gesù al Getsemani: anche lui è toccato dalla paura e dall’angoscia, cosa fa? Pregava più intensamente, mentre il suo sudore cadeva a terra come gocce di sangue. “Abbà Padre”, ecco la fiducia! In quell’ora terribile Gesù non si dispera, ma si butta a terra, prega più intensamente e si alza da quel momento, forte, pieno della forza della mitezza. Lo vedremo andare fino al Calvario, fino a spirare. Un’altra cosa insieme alla fiducia: Gesù ama più intensamente nel dolore. Dal momento dell’agonia fino alla croce fa quello che ha fatto in tutta la vita: pensa agli altri, pensa a sua madre sulla croce, pensa a Giovanni, pensa a Pietro, lo guarda e lo perdona, pensa alle donne che lo incontrano, pensa al ladrone sulla croce, pensa a tutti: “Padre perdonali”, muore così. Che maestro Gesù, che maestro nelle tribolazioni. Ci dà due chiavi: fiducia e amore. Nella tribolazione fidati di più, grida di più al Padre e ama di più. Questi sono i binari per vivere la tribolazione: fiducia e amore che combattono contro ogni ripiegamento che vuole invece opprimerci. Vorrei invitarvi a prendere in considerazione uno di questi spunti: 1. Il vero maestro di tribolazione è Gesù, lui è molto realista, quando fa delle promesse le mantiene. Gesù ha i piedi per terra, quando parla di tribolazione è saggio. Cosa ci dice Gesù: che non esiste nessuna tribolazione più grande dell’Amore di Dio. Chiediamo che questo entri nella nostra testa. Chi tra di voi avesse in questo memento un croce schiacciante, e merita il rispetto e la preghiera di tutti, provi a pensare con calma questo: non esiste croce più grande dell'Amore di Dio; Dio ti abbraccia, ti sostiene, affidati a lui e sperimenterai cosa vuol dire fiducia. 2. Impariamo a non ingrandire le tribolazioni, perchè noi siamo dei grandi esperti. Quando abbiamo una tribolazione nell'oggi, invece di prenderla insieme al Signore e affrontarla momento per momento, noi siamo portati a pensare già alla tribolazione di domani e di dopodomani e questa fantasia, che è ateismo puro, ci schiaccia perché quando noi evadiamo nel futuro ci pensiamo sempre senza Dio. È difficile che io pensi al domani e mi pensi insieme a Dio: "Signore domani come faremo?". Quando io penso al domani mi penso da solo: questo mi schiaccia. Gesù ci insegna a rimanere nell'oggi: "Prendi la tua tribolazione quando la vivi insieme a Me nell'oggi”. Dio c'è solo in questo istante, nel domani non c'è e nel passato non c'è più; Dio è nell'adesso e con Lui si può portare qualunque tribolazione. 3. Non ripieghiamoci quando viviamo un momento di fatica. Certo che quando soffriamo siamo portati a pensare al problema e a rimanere su noi stessi: è la cosa più sbagliata. Guardiamo il problema, è giusto essere realisti, ma subito dopo affidiamolo al cuore di Dio e poi amiamo, guardiamoci intorno. Noi soffochiamo se stiamo con gli occhi piantati nel problema; se invece alziamo gli occhi a Dio e li alziamo anche al bisogno degli altri e impariamo ad amare, le nostre tribolazioni trovano la proporzione giusta e le portiamo più facilmente. 4. La paura è umana, inutile illuderci. La paura verrà a bussare alla porta della nostra vita fino all'ultimo respiro. Anche Gesù è stato toccato dalla paura, quindi avere paura non è male, è umano. Coltivare la paura invece è peccato perché è mancanza di fede. Nella paura si tratta invece di ricordarci che il Signore è vicino: hai la preghiera, familiarizza con Dio, apri il tuo cuore e la paura se ne va. Io credo che tutti quelli che lo hanno sperimentato lo possono testimoniare: Dio è più forte di ogni paura. E poi c'è un'espressione tutta da sperimentare e che mi aiuta tante volte, nella prima lettera di Giovanni: "L'amore perfetto scaccia il timore". Quando sono troppo vittima della paura è perché amo poco. L'amore scaccia il timore. Ama molto e vedrai che arriva la fiducia perché l'amore è Dio e dove c'è Dio la paura retrocede. 5. Le lotte più grandi della vita non sono fuori di noi, ma sono dentro di noi. È la lotta contro l'uomo vecchio dentro di noi, contro l'egoismo, l'orgoglio, la sensualità; queste sono le vere tribolazioni, ma anche qui siamo abitati dallo Spirito di Gesù e tutti noi sappiamo quello che Gesù ha vissuto nelle tentazioni e con delle parole ferme e chiare ha sconfitto satana e può sconfiggerlo anche in me. Allora posso avere anche delle lotte tremende con la mia povertà. Gesù non si impaurisce delle mie povertà e con un soffio può scacciare il maligno. Allora anche qui ci vuole fiducia, ma non “campata” per aria, bensì poggiata su Dio, sull'amore di Dio. Un'ultima cosa, che quando l'ho pensata mi ha commosso. A tutti i ragazze e le ragazze che hanno sperimentato la risurrezione e che sono qui oggi, vorrei dire rivolgendomi da fratello: voi avete sperimentato la risurrezione perché avete sperimentato il miracolo della fiducia. Siete venuti in Comunità perché vi siete fidati. Siete rimasti in Comunità perché avete continuato a fidarvi magari in certi momenti in cui vi veniva voglia di andarvene, avete sentito una parola, un aiuto, vi siete fidati! Questo vi ha fatto risorgere. La fiducia era anche dall'altra parte a cominciare da Madre Elvira che in questi anni, per grazia di Dio, ha seminato valanghe di fiducia su di voi e questo e proprio un dono di Dio che l’ha dato a lei in modo particolare, altrimenti non sarebbe nato tutto questo. Ha saputo vedere nel cuore di voi ragazzi, in fondo all'abisso, delle perle: fiducia! Se fosse stata una fifona senza fede avrebbe detto: "Da qui non c’è niente di buono da aspettarsi", voi sareste ancora nella melma. Invece "fiducia" anche quando vi ha presi un po’ di brutto; ma era solo amore, era solo fiducia e il Signore vi ha fatti risorgere. Che bello! Voi sapete che nella lettera di Giovanni c'è questa parola stupenda: "Dio è Amore, chi vive nell'Amore dimora in Dio e Dio dimora in lui". Io credo che il Signore sia contento se per un istante lo cambio così: dove c'è la fiducia, lì c'è Dio. Dio è fiducia, chi vive nella fiducia, nel dare fiducia, nel ricevere fiducia, chi vive di fiducia vive in Dio e Dio dimora in lui. Chiediamo di vivere questa fiducia in Gesù che ci accoglie e ci lancia a seminare fiducia nel mondo.
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