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Venerdì

Padre Francesco Peyron - Catechesi  |  Padre Francesco Peyron - Omelia  | 

Venerdì 13 luglio 2007

                                         Madre Elvira: intervento del mattino
Sappiate che la festa comincia dentro di noi: se non facciamo vibrare la vita, rischiamo di non viverla. La festa inizia con un bel sorriso. Come si fa a festeggiare senza fare a se stessi un sorriso? Qualcuno pensa che non è festa perché non sono arrivati i suoi genitori; ma ragazzi, vi ricordate come eravate? Guardate che pretendere qualcosa dagli altri, qualcosa che tra l'altro potresti fare tu, è proprio assurdo. La prima cosa per star bene con tutti è non pretendere nulla. È la pretesa che a volte ci fa rimanere tristi, perché incominciano tanti pensieri negativi e questo diventa peccato perché giudichi il vivere di un altro solo per il motivo che non ha fatto quello che ti aspettavi. Ma dove sta scritto! Ciascuno di noi vuol vivere la libertà quella libertà che Dio ci ha dato e che consiste proprio nel lasciare gli altri liberi, senza pretendere, senza imporci. Dobbiamo pretendere da noi stessi e non dagli altri! Quando vogliamo incontrare il volto di Dio, guardiamo un bambino che sorride. Purtroppo in questi tempi anche i bambini non sorridono più, gli adolescenti non sorridono più, i genitori non sorridono più, non si parlano col sorriso sulle labbra perché ci sono tanti problemi. Ma quali problemi! Cosa facciamo se non c'è la gioia?! Il sorriso è l'espressione della gioia vera, che non nasce dalla convenienza, perché quella non è gioia, ma è piacere: “...mio papà mi ha comprato la macchina...”. La gioia è un'altra cosa. La gioia tante volte nasce proprio dal dolore, da quella piccola spina che spunta nel tuo cuore, perché hai visto un'ingiustizia o l'hanno fatta a te. Però non possiamo “puntare la pistola” contro qualcuno perché ci ha fatto del male. Il Signore ci dice che dobbiamo perdonare settanta volte sette. E chi non perdona, non può vivere con la gioia ed è sempre triste, perché aspetta che sia l'altro a fare il primo passo.
E pensare che noi siamo fortunati, perché c’è tanta gente al mondo che non conosce la bontà e la Misericordia di Dio. Noi siamo stati rivestiti tante volte dalla Misericordia, perché siamo dei peccatori, che lo accettiamo o no. Dobbiamo imparare a chiederci perdono e a perdonarci l'un l'altro. E’ la prima cosa che dico quando un ragazzo e una ragazza vogliono fare famiglia: non tenetevi il “broncio” più di un minuto. Bisogna superare la paura, il muso, la collera, perché poi si trasformano in ira, antipatia e alla fine, in solitudine. E tutto questo solo perché non siamo capaci di perdonarci, come ci ha perdonato tante volte il Signore.
Dobbiamo essere capaci di vivere l'amore, di vivere quello che siamo. Noi siamo nati dalla sorgente che è Dio Amore, Dio Misericordia, Dio pace, Dio bellezza, Dio dialogo.
Perché i ragazzi e le ragazze si sono fermati in Comunità? Una Comunità molto esigente, che chiede tutto quello che si può dare, tutto ciò che è vita. Allora, come mai si sono fermati anche se non c'era la coca cola, il motorino, la discoteca...? Perché quando tutte queste cose non ci sono si prende coscienza della propria vita. È la vita che conta e non le cose! E loro si sono fermati perché in fondo cercavano un po’ di pace, cercavano un'amicizia leale, senza condizioni, un'amicizia nella verità. Cercavano e hanno trovato, perché effettivamente l'amicizia vera esiste, l'amore esiste, la pace esiste, la misericordia, il perdono sono i grandi valori che abbiamo già dentro di noi e che siamo chiamati a sviluppare.
I ragazzi vogliono assaporare quello che da tanto, troppo tempo cercavano e ora l'hanno trovato attraverso la croce, il sacrificio e non ricevendo sempre tutto e subito, perché quello non è amore. Non è amore quando date tutto: tu dai una cosa al bambino perché così ti lascia in pace. Quello è un amore avvelenato perché quel bambino crescerà con delle pretese. È un amore falsato, per esempio, quando offri a una bambina una brioche intera: devi insegnarle a spezzarla, a dividerla con gli altri, altrimenti come potrà essere capace di solidarietà, di aiutare i poveri, di pensare a chi sta peggio di lei? Quella è la vera gioia: aiutare gli altri, farli vivere nel sentirsi amati! Se non lo glielo insegniamo da piccoli, rimarranno egoisti e avranno sempre bisogno di tante cose. E ci sono delle situazioni che non si possono più accettare: "Cosa vuoi mangiare questa sera?" dice una mamma alla bambina di sei, sette anni. E così la madre diventa bambina e la bambina deve diventare madre e scegliere lei... ma come fa a scegliere? Impariamo a fare bene e a vivere bene il nostro ruolo, a non ingannare i bambini illudendoci che quello sia amore per loro, mentre invece è alterazione, è confusione. Impariamo a vivere senza la paura della croce, del sacrificio, del soffrire assieme per maturare un amore diverso, vero: l’Amore di Cristo.

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