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Sabato

Padre Stefano Aragno - Catechesi  |  Padre Stefano Aragno - Omelia  | 

Sabato 15 luglio 2006

                                  Introduzione del mattino di Madre Elvira
Facciamo un canto allo Spirito Santo che è Dio dell’amore, della gioia. Ne abbiamo bisogno perché anche la catechesi è preghiera, per noi che ascoltiamo.
Purifichiamo le nostre orecchie, che hanno ascoltato tante cose brutte nella vita, tante critiche. Pensiamo che ascoltare vuol dire anche aderire, agire, non solo sentire con le orecchie, soprattutto quando ci parlano della profondità del nostro essere e ci vogliono far capire verità che sono già dentro di noi e che il mondo ci seppellisce.
Perché l’udito deve aprire anzitutto il tuo cuore ad accogliere. Perché, come diceva ieri Padre Francesco, quando mangi devi portare il cibo alla bocca, aprire la bocca, ingoiarlo, masticare e poi, dopo un processo dentro di noi,  diventa addirittura sangue. E così è la preghiera: iniziamo con l’ascolto ma bisogna fare in modo che questo sia attento, interessato, desideroso di scoprire qualcosa di nuovo, di importante dentro di noi, perché la parola di Dio ci vuol dire chi siamo e quando veniamo catechizzati ci possiamo mettere in discussione… ecco perché facciamo il canto allo Spirito Santo, che è preghiera perché ci apra il cuore, perché ci metta in sintonia l’udito con l’ascolto e con il cuore che si apre.
Incominciamo a renderci conto,a scoprire anche il perché delle nostre tristezze, delle nostre paure, perché la parola di Dio è gia dentro di noi e ci deve dire la vita, la nostra vita.
Cantiamo “Del tuo Spirito Signore è piena la terra” e noi siamo su questa terra quindi anche noi abbiamo la pienezza dello Spirito Santo.
Ho già incontrato delle mamme che piangono perché il figlio è uscito dalla Comunità e non è più ritornato; sappiamo che la terra è piena di Spirito Santo, la Madonna è piena di Spirito Santo… diciamolo alla Madonna e lei fa miracoli.
Pensiamo alle persone che amiamo, a chi abbiamo lasciato a casa, ai nostri amici, ai nostri nemici, agli malati, ai piccoli, ai grandi, ai potenti, agli umili… non importa, del tuo Spirito Signore è piena la terra!
Cantando questa canzone rinnoviamo dentro di noi il dono dello Spirito Santo per tutta quella gente che non è con noi, che non ha avuto la fortuna di venire qui.
Tutto si ricrea, tutto si rinnova in questo momento.
Diamo il benvenuto alla Madonna, “Ave o Maria…”
Ho subito fatto memoria di quello che abbiamo visto ieri sera durante l’Adorazione missionaria: come si fa a cantare “del tuo Spirito Signore è piena la terra” e non pensare al mondo, ai continenti.
Le nostre fraternità, i vostri figli che si trovano in Europa, in Brasile, in Perù, in Messico… è piena la terra dello Spirito Santo, quindi siamo uniti, non siamo lontani l’uno dall’altro.
C’è la lontananza fisica, ma sono proprio loro che ci scrivono che la lontananza fisica non conta niente, non la soffrono, perché sono uniti a noi in quel valore che è lo Spirito Santo, che è la gioia di vivere per il dono che stanno facendo di se stessi; hanno preso la propria vita nelle loro mani, senza fare parole, e non ci vogliono delle parole quando si ama.
Allora le persone che hanno avuto il coraggio di partire e donare, regalare la vita, l’intelligenza, il tempo, la sofferenza, la fame, la sete, sempre coi bambini, il sonno… come dormono poco! Specialmente in Perù, dove abbiamo i bebè, allora quando piange uno piangono tutti, allora povere suore, povere ragazze che sono là con un cuore grande come un continente, come il mondo!
Allora “del Tuo Spirito Signore è piena la terra”!
Qui sono presenti solo delle rappresentanze dei ragazzi, circa 800-1000, perché tutti gli altri li abbiamo lasciati a casa, ma loro non hanno quella nostalgia che abbiamo noi perché stanno vivendo un dono d’amore così grandioso, che non hanno bisogno delle nostre coccole, dei nostri sentimentalismi, delle nostre storie, della nostra malattia, delle nostre paure… rimbocchiamoci un po’ di più le maniche, “sentimentaloni”!
C’è gente che si piange addosso ma non dona neanche un’unghia; tutto deve ritornare a sé, se non c’è l’interesse non fa niente… come si fa a vivere così una vita che abbiamo ricevuto per amare?
Gesù ci ha detto: “amatevi”. Non ci ha detto di andare tutti a conquistare l’Everest! Pensate, io con le ginocchia che ho già sarei rimasta esclusa; invece ha detto “amatevi” perché ha già messo prima tutto nella vita, nel sangue, affinché noi siamo capaci di amare e noi abbiamo bisogno di amare e la tristezza viene quando si fanno le cose senza amore, senza dinamismo, senza gratuità, sempre in attesa di una gratificazione.
Ma a cosa ti serve quello? Diventiamo dei pezzenti, elemosiniamo sempre… mentre invece siamo dei figli di Dio, delle “regine” e dobbiamo perdere la vita perché, Gesù ce l’ha detto, “chi non perde la sua vita…”, il che vuol dire “chi non dona la sua vita… la perderà”!
Se farai la scelta di sposarti, dona la tua vita a tuo marito, perché se la tieni per te, sarete “cane e gatto”, non potete stare insieme con l’egoismo, perché l’altro vuol prendere… te, ma l’amore è dare se stessi, non prendere tutto, anche quello di “mia” moglie; che poi, non è “mia” moglie, “mio” marito… tu sei solo ciò che hai dato agli altri, non puoi sapere se tua moglie è proprio “tua” moglie, se lei aderisce così con abbandono.
Grazie a Dio ce ne sono di spose così, e ne ho incontrate tante, che riescono a sorridere anche con le lacrime nel cuore, che fanno i servizi al marito con dignità, perché non è vero che ci meritiamo certe gentilezze a volte.
Però la donna è capace di regalità; lucida le scarpe a suo marito anche se gli ha già detto mille volte non portare in cucina il fango: “…togliti le scarpe prima di salire… mettiti le ciabatte…”, lui non se lo ricorda proprio, lui ha donato tutta la vita meno le orecchie…! Però quella sposa ormai ha il cuore che agisce, l’amore che agisce.
Se non c’è il cuore che ci mette in comunicazione con quello che noi facciamo, che noi viviamo, è tutto spento, è tutto nulla.
“Del tuo Spirito Signore è piena la terra”, siamo immersi, Padre Pino lo ha detto, siamo immersi nello Spirito Santo.
Il Signore rinnova e fa delle cose nuove tutti i giorni, anche oggi, e oggi quella creazione nuova dalle radici, e non ci sono solo le nostre, ma anche quelle dei genitori, dei nonni, dei bisnonni…
Quando si va al mare a me piace mettermi la maschera per guardare in profondità, ci sono a volte rocce che sporgono dall’acqua, ma di poco, poi guardo sotto e c’è una montagna che non finisce più… anche le nostre radici sono così.
Siamo solo noi, piccoli, ma alla radice prima di tutto c’è lo Spirito Santo.
Oggi è la giornata della primavera perenne, di questa creazione nuova. Se siamo capaci di metterci in ascolto del cuore, della mente ed abbandonarci alla misericordia di Dio, spegniamo il cervello e rimaniamo presenti qui.
Sono giorni di grazia, di libertà, di coraggio, la paura se ne va, qualunque cosa accada.
Il perdono. Puntiamo su questo: dire al confessore anche il rifiuto di una persona che ho avuto per un momento.
Oggi pregheremo tanto per le persone che ci hanno fatto del male, che ci hanno giudicato, che ci hanno condannato.
Preghiamo perché loro si sentiranno meglio e noi ci libereremo. Questa mattina la confessione è un’occasione d’oro, poi ci sarà la festa del figlio ritrovato, ritornato a casa.
Questo non è però il momento della direzione spirituale, del consiglio da ricevere dal sacerdote, ci sono altri momenti più adatti.
Questo è il momento dell’incontro con la Misericordia di Dio, con il sangue di Gesù che ti perdona, che ti guarisce.
Non siamo egoisti, perché ne abbiamo tutti bisogno e allora lasciamo spazio anche agli altri.

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