Omelia del Cardinale Dr.Christoph Schönborn Cari fratelli e sorelle! Non posso dimenticarmi che oggi è la festa di Padre Pio. Chiediamo allora a Padre Pio un supporto e un aiuto particolare per la Comunità Cenacolo. Dio vuole che tutte le persone si salvino e che riconoscano la verità. Questo è un messaggio bellissimo: Dio vuole che tutti ci salviamo. Tutti noi qui presenti, senza esclusioni! Però… io? Io devo essere salvato? Perché? Io sto bene! Non sto così male! Sicuramente ci sono tanti giovani che devono essere salvati: dalla droga, dall’alcol, dal gioco. Sicuramente ci sono tante persone che devono essere salvate… però noi… perché avremmo bisogno di essere salvati? È veramente così seria la cosa, che non ce la possiamo fare senza essere salvati? Le difficoltà le sopporto, i problemi li risolvo e alla fine andiamo tutti in cielo: siamo cosi buoni! Gli altri hanno bisogno di essere salvati… ma io, io ho solo bisogno di un aiuto. Penso che non abbiamo ancora capito che cosa portiamo nei nostri cuori, non ci siamo ancora resi conto delle cose che ci sono dentro di noi. Mi ricordo che nel 1966, quando avevo 21 anni, venni a contatto per la prima volta con il mondo degli alcolisti: quell’incontro mi toccò molto. C’era, in Germania, un istituto per la guarigione dall’alcolismo; lì feci conoscenza con gli alcolisti anonimi. Sicuramente tanti di voi conoscono i 12 passi degli alcoolisti anonimi, un documento dal quale ognuno di noi può imparare tanto. Il primo passo che ci fa uscire dall’inferno dell’alcol è: “Non posso salvarmi da solo”! Mi ricordo bene come gli amici di quel gruppo mi dicevano: finché qualcuno che ha i problemi di alcol non ha fatto questo primo passo, non riuscirà ad uscire della sua dipendenza. “Non posso salvarmi da solo”! Ho notato che questa regola non vale soltanto per gli alcolisti ma per ognuno di noi. Nessuno può salvarsi da solo! Ma… la situazione è veramente così grave? Siamo veramente così in pericolo?... Fratelli e sorelle credo che scopriremo quanto è grave la situazione soltanto quando incontreremo Gesù. Solo quando incontreremo Colui che ci dice: “Io sono il tuo salvatore” arriveremo a capire che abbiamo bisogno di essere salvati, guariti. Finché non abbiamo conosciuto il suo amore crediamo di farcela da soli e ci accontentiamo così. Solo quando facciamo conoscenza di Lui capiamo che abbiamo bisogno di qualcuno che ci guarisce. San Paolo era uno che si dava da fare, e pensava di potersi salvare con le sue buone opere, finché non ha incontrato Colui che poi avrebbe chiamato: “…Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). Quando ha capito questo, ha capito anche che non si sarebbe mai salvato da solo. Miei cari, vorrei dirvi in tre punti che cosa significa tutto ciò. Primo: se è vero che abbiamo bisogno di essere salvati, allora nessuno di noi arriverà alla meta senza che sia il nostro Salvatore Gesù Cristo a salvarlo. Questo significa che tutti noi abbiamo qualcosa in comune: il bisogno di essere liberati, guariti. Non solo voi che avevate problemi con la droga, ma tutti noi. Chi ci salva dal peccato, dal carcere di me stesso e delle mie complicazioni? E’ Gesù, il nostro Salvatore! C’è poi un’altra cosa, perché se è veramente così, allora il povero che incontro è mio fratello, mia sorella. Di conseguenza non posso girare la testa da qualcuno che ha veramente bisogno di aiuto e dire: tu sei perso e invece io non lo sono. Il povero è mio fratello, mia sorella. Nella prima lettura abbiamo sentito le parole forti del profeta Amos, che ci ricorda che il povero non è un oggetto, che non possiamo sfruttarlo, né con la vendita della droga, né per altri lavori disonesti solo perché non ha la possibilità di difendersi. No, il povero è mio fratello, mia sorella: una persona, non un oggetto. Il messaggio del profeta è chiaro: Il Signore salva il povero, e quelli che sfruttano e schiacciano i poveri possono anche essere ricchi sulla terra, però davanti al Signore sono persi, sono in pericolo. Chi schiaccia il povero è in pericolo di perdersi. Dio non si dimentica del povero e per questo non bisogna chiudere gli occhi davanti a un povero. La terza cosa è che nessuno si può salvare da solo. Tutti abbiamo bisogno della salvezza, però da soli non possiamo arrivare alla meta. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, della comunità; abbiamo bisogno della Chiesa. Quell’amministratore disonesto sapeva che si vergognava ad elemosinare e che non riusciva a fare lavori pesanti, allora decide di farsi degli amici e Gesù “gli dà le medaglie” ma non perché è ingiusto, bensì perché ha capito che da solo non ce la fa, che ha bisogno degli amici. Gesù ci spinge verso la amicizia, verso l’unità e sono sicuro che voi della Comunità Cenacolo di queste cose potete raccontarci molto. Gesù ci fa diventare amici e la Chiesa è la bellissima esperienza di questa amicizia, ci fa vedere che non siamo più soli, che viviamo in comunione. Desidero infine aggiungere ancora due cose, prima di salutarvi. Paolo dice che Dio vuole che tutti si salvino, e aggiunge: che arrivino a capire la verità. Tante volte ci si dimentica di dire questo: che bisogna arrivare a capire la verità. Che senso ha, cosa significa questo? Che senza la verità non c’è salvezza, che nella menzogna nessuno si può salvare! Se non viviamo la verità, se non la smettiamo di vivere in un modo falso, non ci salveremo. Voi lo sapete, lo avete vissuto e ora sapete che la droga, la pornografia, il piacere... non sono strade da percorrere, ma bugie. La verità vi farà liberi, diceva Gesù. Non lasciamoci illudere dalle bugie e non raccontiamocele da soli. La più grande verità che dobbiamo conoscere è che siamo veramente amati, che non siamo disprezzati: non è vero che non hai valore. Anche se tu ti disprezzi e pensi di te stesso che sei l’ultimo su questa terra, la verità di te è che sei amato. Se riconosci la verità, riconosci che Gesù è il tuo amico, è il tuo Salvatore e nulla ti può separare dal suo amore. Però devi avere fiducia! Ancora un’ultima osservazione. Gesù dice che a chi è fedele nel poco sarà affidato tanto. La salvezza comincia sempre con le piccole cose. Chi non è fedele nel poco, sicuramente non lo sarà nel molto. I piccoli passi nel bene, che ci spingono a fare altro bene, che ci incoraggiano, che ci danno la gioia perché riconosciamo il bene che ci fanno, seppur piccoli, sono comunque passi di salvezza, passi di amore. La salvezza si realizzerà quando ci troveremo davanti al giudice, davanti a Cristo: lì è la salvezza, però dobbiamo andarGli incontro già adesso con i piccoli passi. Ed è bellissimo vivere la salvezza già oggi. Cara suor Elvira, oggi in questo anniversario di dieci anni della Comunità Cenacolo in Austria voglio ringraziarla perché anche il suo cammino è cominciato con un piccolo passo: semplicemente non ha voltato la testa dalla povertà che ha trovato davanti alla sua porta. E dopo questo piccolo passo, ne sono arrivati tanti altri. Ringraziamo il Signore per questo.
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