Domenica 17 luglio 2006
Saluto conclusivo di Madre Elvira L’augurio che vogliamo farci reciprocamente è quello di ascoltare la nostalgia profonda di amare che ciascuno di noi porta nel cuore. Ricordiamoci che facciamo un grande torto a noi stessi quando aspettiamo che siano gli altri ad amarci, che siano gli altri a chiederci perdono, a fare il primo passo, a servirci meglio… Questo non è amore e soprattutto è una pretesa assurda, perché l’amore è gratuità. Allora, abbiamo iniziato dicendo la nostra nostalgia, il nostro bisogno di amare e poi sicuramente saremo amati anche noi, di sicuro, perché il Signore non si lascia vincere in generosità. Ecco che cosa è l’amore: è donare… le cose, ma soprattutto donarsi, quindi non solo fare l’elemosina (troppo facile!) ma donare gratuitamente la propria esistenza. Il mondo ha bisogno di amore, i giovani d’oggi hanno bisogno d’amore e noi possiamo darlo con un sorriso, incominciando dalle piccole cose. E allora un grande abbraccio, un grazie di cuore a tutti quelli che davvero hanno fatto sul serio in questi quattro giorni, per aumentare la fede, perché non sia una fede addormentata ma dinamica, che agisce, che soffre, che serve, che dona la sua vita, e non teniamoci neanche un capello, perché quel capello diventa una corda che ci lega! Quando il Signore dice “tutto” è tutto! “Se non perdi la tua vita”… dai capelli ai calli dei piedi… allora quando abbiamo di fronte la possibilità di scegliere il bene, facciamolo! Guardate che ne siamo capaci, siamo ispirati dall’istinto di amare che Dio ha messo in noi. Allora non tradiamo la nostra vita; la fede è donare la vita, la fede è credere nello stupore che Dio agisce dentro di noi, quando siamo capaci di amare e di perdonare. Quindi la fede è anche vedere e voi in questi giorni avete visto, non solo sentito, ma visto con i vostri occhi la fede, lo sviluppo della fede! Quella fede che sono persone vive che cambiano, che decidono di perdonare, di perdonarsi e di amare.
|