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Giovedì 14

Padre Pino

Omelia

Mi fa sempre molto effetto passare dal silenzio dove noi, un gruppo delle sorelle e dei fratelli della Comunità di Padre Andrea Gasparino, siamo immersi durante questo periodo - un silenzio totale: si sente solo la voce di qualche uccellino che ci rallegra - e arrivare qui invece e vedere tanti volti, tanti colori e tanta gioia. È un salto molto forte ma anche molto piacevole.
Io mi fermerò solo un istante sul Vangelo, che abbiamo commentato già l’anno scorso con più calma, e poi vorrei comunicarvi così, da cuore a cuore, alcune parole sul tema grandioso ed importante che vi accompagna in questi giorni: la Provvidenza, “Dio Provvede”, proprio perché la vostra Comunità e la nostra Comunità per grazia del Signore sono nate nel segno della Provvidenza. Madre Elvira ha cominciato con niente in tasca, se non con la fede, che poi non si ha mai in tasca, però con in cuore la fede così come Padre Andrea Gasparino sessant’anni fa ha cominciato nella fede con i primissimi ragazzi.
Sul Vangelo: semplicemente, pregando mi è venuto da pensare questo: “Venite a me voi tutti che siete stanchi  e oppressi  ed io vi vi darò ristoro”. Questa Parola io credo che potrebbe essere scritta sul cancello d’ingresso  di tutte le vostre fraternità sparse per il mondo.  È come il cognome di tutte  le vostre fraternità: perché? Perché al cuore delle vostre fraternità, lo sapete, c’è il tabernacolo e lì c’è Gesù vivo, reale, che continua a dire a tutti, soprattutto ai ragazzi che sono schiacciati dal male: “Venite, venite tutti a me ed io cambierò la vostra vita, io vi ridarò amore per la vita, gusto per la vita”. In realtà in questi ventotto anni tutti i ragazzi  e le ragazze che hanno accolto questo invito, che sono entrati nelle fraternità, hanno sperimentato la Verità della promessa di Gesù. Lui non inganna nessuno, quello che dice, lo fa.
Quando Gesù dice “Io vi ristoro”, veramente ci ristora. Ecco perché questa Parola potrebbe essere il titolo, il nome, il cognome di ogni vostra fraternità, perché Gesù continua a chiamare, continua a invitare. E come lo fa concretamente? Lo fa in modo molto incarnato, perché il nostro Dio è un Dio incarnato, lo fa attraverso i ragazzi e le ragazze che sono già nelle fraternità. Gesù usa i nostri occhi, usa le nostre mani, usa i nostri sguardi per arrivare alle ferite di altri così come per arrivare alle nostre ferite si è servito di persone molto concrete che ci hanno aperto le braccia e ci hanno amati.
Ed io oggi vorrei invitarvi a dire un grazie particolare ad una figura molto simpatica e molto importante di tutte le fraternità: quello che voi chiamate l’“angelo custode”. Leggendo le testimonianze sul vostro giornalino mi impressiona che in quasi tutte le testimonianze a un certo momento i ragazzi e le ragazze che scrivono riconoscono l’importanza decisiva, nei primi tempi quando sono entrati in Comunità, del ragazzo o della ragazza che ha fatto loro da “angelo custode”. Voi lo sapete che è una figura importantissima perché i primi momenti sono molto delicati: la debolezza e anche la viltà può travolgere. Allora ecco l’“angelo custode” che accompagna quel ragazzo che fa i primi passi, che sta con lui ventiquattro ore su ventiquattro. Magari si rende anche antipatico in certi momenti, ma intanto è lì. Che Provvidenza! Quel ragazzo che fa da “angelo custode” è una grande Provvidenza per chi arriva nuovo; cominciate a toccare la Provvidenza così con la persona giusta messa al vostro fianco, che vi tallona ogni momento come un palo piantato vicino ad un alberello che lo fa crescere diritto.
Allora ecco la proposta che vi faccio: in questi giorni ognuno di voi, anche chi è stato in Comunità dieci, quindici anni fa, provi a trovare, a cercare quello che gli ha fatto da “angelo custode” e gli dica un grazie sincero con tutto il cuore, perché se oggi sperimentate la salvezza è grazie certamente a Gesù, ma Gesù si è servito di quel ragazzo, di quella ragazza per tenervi in piedi. Ecco, io voglio sperare che tutti facciate questo: se è lontano, telefonategli, ma in questi giorni ognuno di voi dica un grazie sincero a questa figura che per lui è stata Provvidenza.
E adesso qualche parola proprio sulla Provvidenza.
Intanto ringraziamo che sperimentate la paternità di Dio, perché la Provvidenza è la paternità di Dio che è Padre ed è Madre e si prende cura di noi. È una delle grazie più grandi della vita. Tante persone non sanno che cosa sia la Provvidenza e quasi non riescono a credere: noi ci viviamo dentro ventiquattr’ore su ventiquattro, quello che mangiamo, le strumentazioni, l’abitazione, i vestiti … tutto è Provvidenza e guardate che questa non è una piccola cosa. Noi possiamo anche non accorgercene, ma chi ha cominciato, Madre Elvira, sa che cosa è significato all’inizio, anche momenti di sacrificio e di privazioni e sa che cos’è la gioia di sperimentare che Dio arriva al momento giusto.
Perché desidero dirvi alcune cose, che mi sembrano molto importanti per non tradire la Provvidenza? Perché tante comunità, nei secoli, hanno cominciato nel segno della Provvidenza, toccando con mano la forza della fede e poi, a poco a poco, hanno finito per diventare aziende, amministrazione. Questa è una grande tristezza: lo dico con dolore, non con arroganza. E allora ho sentito il bisogno di dire alcuni spunti, prima di tutto per me, per la nostra comunità, ma anche per la vostra: sono comunità ancora giovani, ma tutti abbiamo il pericolo di sbandare.
Mi colpiva come la beata Madre Teresa, aveva una paura folle che le sue suore sbandassero lungo i decenni, soprattutto che sbandassero nella povertà e un giorno ha scritto: “Vorrei che si chiudessero tutte le case piuttosto che finire col diventare ricchi perché se diventeremo ricchi ci allontaneremo dai poveri”. Io vi dico delle cose che voi, grazie a Dio, state vivendo, ma aiutiamoci a vigilare per vivere sempre meglio e onorare la Provvidenza.
Accenno ancora questo: quando noi parliamo di Provvidenza, parliamo di mille forme dell’Amore di Dio; ci sono i doni materiali: praticamente tutte le vostre fraternità sono state doni della Provvidenza. Dio si è servito di persone generose per donare case, a volte cascinali, terreni, che dono! Poi voi con la Provvidenza, che sono le vostre braccia, le avete ricostruite, abbellite, rese adatte per le fraternità. Ma la Provvidenza non è soltanto case, è anche ispirazioni al bene, la Provvidenza è anche persone giuste che aiutano al momento giusto. Provvidenza è il fluire di tutti i giorni di cibo, alimenti.
La Provvidenza è fatta anche di piccolissimi gesti che ci parlano della tenerezza di Dio. Guardate, vi racconto un gesto che può farvi sorridere, ma la Provvidenza sa arrivare a cose piccolissime. Tre o quattro anni fa avevo bisogno di un paio di scarponi per l’inverno, quelli di prima erano quasi consumati. Vado nello scaffale dove arriva la roba di Provvidenza, non ce n’erano e una sorella mi ha suggerito: “Magari è difficile che arrivino, prendine un paio, vai al mercato”. Ho detto: “Ma no, voglio proprio aspettare che la Provvidenza li mandi, intanto questi hanno solo qualche buco, possono ancora resistere”.
Un pomeriggio, tre mesi dopo, mentre sto andando all’adorazione, arriva una macchina, scende un uomo simpatico sui settant’anni. Mi saluta, non l’avevo mai visto e mi dice: “Padre, io quasi non oso, ho portato qui delle cose ma non so se le prendete”… quasi chiedeva scusa. “Perbacco che prendiamo, prendiamo tutto quello che arriva di Provvidenza!”. “Senta io ho solo un paio di scarponcini: sono 41, sono quasi nuovi, però per me sono un po’ corti, mi dispiace che vadano a finire malamente, mi piacerebbe che li portasse qualcuno che li usa bene”, “Me li lascia provare?” ho chiesto. “Sì, sono i miei!”. Beh, vi dico che il vedere la gioia di quel vecchietto brillare ha riempito il mio cuore di festa: due persone che hanno gioito per un gesto semplicissimo che noi potremmo chiamare coincidenza ma a me piace chiamarlo un gesto di tenerezza di Dio, che è passato attraverso la generosità, la condivisione di questo vecchietto.
La Provvidenza è gioia, e perché è gioia nelle cose piccole e nelle cose grandi? Certo per il dono, ma la Provvidenza è gioia soprattutto perché ci fa toccare con mano la vicinanza di Dio e a noi che abbiamo sempre una misura di ateismo nel cuore, è un grande dono poter toccare con mano che Dio è vicino, che Dio è qui. Ecco perché quando sperimentiamo i Suoi doni il nostro cuore canta: per il dono certo, ma soprattutto per Colui che dona. Ricordatevi che la Provvidenza è pazienza in certi momenti, perché bisogna anche saper aspettare, ma poi è gioia.
Andando al concreto: vi lascio una manciata di suggerimenti per non tradire la Provvidenza, proviamo ad aiutarci a viverli, sono cose molto semplici, ma richiamiamocele insieme.
La prima: per onorare la Provvidenza e favorirla la prima cosa importante è tener viva la gratitudine. Ringraziare, ringraziare, ringraziare. Non abituiamoci ai doni di Dio, perché ogni dono che arriva porta una firma, è la firma dell’Amore di Dio. Ogni dono ha qualcosa di sacro, per questo è importante il nostro stupore. Non abituiamoci a ricevere le cose che arrivano: vestiti, cibo, qualunque cosa … come se fossero delle cose normali, no, la Provvidenza è sempre un miracolo della generosità di Dio che viene a visitarci. Per questo ogni dono è importante che venga consacrato da un grazie sincero. Il grazie fa crescere la fede: ogni volta che noi non ringraziamo di fronte ai doni di Dio, raffreddiamo la nostra fede, rischiamo di cadere in quel male dell’anima, uno dei peggiori mali dell’anima che è l’indifferenza. Impariamo a ringraziare, impariamo a non chiudere gli occhi alla sera senza dire un grazie per quello che abbiamo potuto avere in cibo, in vestiti, in abitazione, in sorrisi. Guai se una nostra giornata si conclude nell’ingratitudine e nell’indifferenza, perché quel giorno sarà un giorno in cui la nostra fede è diventata un po’ più tiepida.
Secondo: rinnovare ogni giorno nelle nostre comunità e nelle nostre fraternità - chiediamolo proprio allo Spirito Santo - il primato della preghiera, perché Dio abbia il primato. Perché dico questo? Perché fin quando la preghiera, l’Eucaristia sono il cuore delle nostre Comunità, questo significa che Dio ha lo spazio giusto. Se ci lasciamo prendere dalla tentazione del correre, del fare e lasciamo da parte la preghiera, lasciamo da parte Dio, noi cominciamo a tradire la paternità di Dio. Dio è sempre Padre, ma non può più parlarci perché noi cominciamo a diventare sordi. È in ginocchio che noi impariamo ad ascoltare, è in ginocchio che impariamo a conoscere l’Amore di Dio nella Sua Parola. Non abbiamo mai paura di sprecare tempo a pregare e soprattutto vorrei dire ai ragazzi che magari in questo momento faticano di più nella preghiera: non subite mai la preghiera, la preghiera sceglietela, perché è scegliere Dio e scegliere Dio significa scegliere la vita. È un oltraggio a Dio vivere la preghiera come dovere, è come se un amico vi dicesse: “Sto con te per dovere”. Con Dio non si sta per dovere, con Dio si sta con gioia, perché Dio è Colui che viene sempre solo per dare, non per rubare: per dare e per donarsi. Spalanchiamo il cuore, non abbiamo paura di farci un po’ male alle ginocchia; chi prega impara a credere alla Provvidenza e alla paternità di Dio.
Terzo sentiero per onorare la Provvidenza: evitare con scrupolo ogni spreco. Ogni dono ci parla della generosità di Dio; sprecare, trattare con leggerezza le cose perché “… intanto ne arriva tanta …”, questo è veramente disprezzare la Provvidenza. E se abbiamo la mentalità degli spreconi, la Provvidenza chiuderà le sue mani. Per onorare la Provvidenza e viverla è molto importante scegliere ogni giorno la sobrietà e oso dire la povertà, che è libertà; non la miseria, ma la povertà, che è libertà. Quando invece entriamo nella mentalità da ricchi, da consumatori, da spreconi, quello veramente diventa una schiavitù che disumanizza la nostra vita. La sobrietà è qualcosa di molto umano perché ci insegna a condividere ed io ringrazio che lo Spirito Santo vi tiene vivi nella condivisione. Quante volte condividete anche con noi quello che arriva di Provvidenza e poi noi con altri! Gesù ha detto una Parola stupenda nel Suo Vangelo:“Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Questa Parola è importante che sia nel nostro cuore. Quando riceviamo qualcosa la prima domanda dovrebbe essere: “… con chi lo condivido?”, non “… come lo consumo?”. Sono due atteggiamenti molto diversi quando riceviamo un regalo; “… con chi posso condividerlo?”, questa è la mentalità da poveri, questo attira le benedizioni della Provvidenza.
Quarto suggerimento: lo esprimo così, e anche questo per grazia di Dio lo vivete, ma lo dico per incoraggiarvi ancora di più: entusiasmo nel lavoro. Provvidenza è fidarsi di Dio, ma non è pigrizia. Provvidenza e pigrizia non vanno d’accordo; chiedetelo a Madre Elvira, quando ha cominciato qui e questa casa era piena di rovi. Si è sbucciata le mani a tirare su, a far pulizia, a cominciare a dare un volto un po’ umano a questa casa. Andate a guardare le foto di archivio, là vedete che cosa significa credere nella Provvidenza e rimboccarsi le maniche. Non ha detto: “Siccome sono suora io non tocco una pala e non tocco una carriola”, ma “Proprio perché sono suora, mi do da fare”, allora la Provvidenza benedice. Vorrei dire a tutti voi ragazzi e ragazze: state lontani dalla pigrizia, è un male terribile. Entusiasmatevi nel lavoro, avete un grande modello, sapete? Il falegname Gesù. Gesù, che ha vissuto veramente l’abbandono nel Padre fino alla croce, aveva le mani callose, ha fatto il carpentiere, ha vissuto trent’anni a Nazaret, lavorava con responsabilità. Ecco che cosa significa vivere di Provvidenza: fidarsi di Dio ma darsi da fare, usare l’intelligenza, i talenti, le mani, la volontà perché i talenti di Dio sono la prima Provvidenza che Dio ci mette tra le mani; partiamo di lì a vivere la Provvidenza. Allora la Provvidenza si farà sempre sentire nelle nostre case, e lavorate in amicizia: che bello vedervi amici, che bello vedere i vostri abbracci e i vostri sorrisi perché il lavorare è importante, ma il lavorare insieme, collaborando, aiutandosi, quello è un segno del Regno di Dio. “Cercate prima di tutto il Regno di Dio”, Gesù ha detto parlando della Provvidenza. Il Regno di Dio, detto in parole molto semplici, non troppo esegetiche, è l’amicizia. L’amicizia con Gesù e con Dio: la preghiera e l’amicizia con gli altri. Il Regno di Dio è questo: quando dei ragazzi pregano insieme davanti all’Eucaristia, lavorano insieme, vivono l’amicizia, lì c’è un germoglio del Regno di Dio e la Provvidenza si esprime.
Ultimo e finisco. Gesù quando ha parlato della Provvidenza ha detto: “A ogni giorno basta il suo affanno, non preoccupatevi del domani”. Un sentiero d’oro per onorare che “Dio provvede” è questo: amare il momento presente, vivere con amore nell’oggi. Dio lo incontriamo solo nell’oggi, non con le nostre fughe nel domani o nei pasticci di ieri. Dio sa che siamo limitati, ci incontra nel frammento dell’oggi, poi lo incontreremo domani, quando domani sarà diventato oggi, ma stiamo con i piedi e il cuore ben aderenti all’oggi, è l’unico modo per dare il meglio di noi stessi. Quando noi abbiamo la testa mezza nel domani, mezza nel ieri, non ci siamo nell’oggi e diamo il peggio di noi. Quando invece sono qui e vivo quello che sto facendo e sono presente alla persona che ho davanti, lì diamo il meglio ed è anche il modo migliore di preparare il domani. Allora non possiamo sognare? Sì, bisogna sognare grande, i giovani e i vecchi, ma ci sono due modi di sognare: c’è il sognare con Dio, che mi tiene con i piedi nell’oggi e c’è il sognare senza Dio, che mi mette in fuga, nell’evasione. Scegliamo il sognare con Dio per stare nell’oggi, allora sperimentiamo che Dio provvede oggi, e poi provvede domani, ed è gioia.

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