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Storia

Fraternità "Gioia" - Borgaro (TO) 1988
Una fraternità un pò diversa dalle altre, nata nello stesso convento dove suor Elvira, ancora giovanissima, visse i primi anni della sua chiamata.Un felice connubio fra le Suore della Carità ed i ragazzi della Comunità...

Nell'ormai lontano, ma non troppo, 5 novembre 1988 nasceva, appena fuori Torino, la fraternità “Gioia”, all'interno del convento delle Suore della Carità di Borgaro Torinese. Proprio fra queste mura, suor Elvira, ancora giovanissima, visse il suo noviziato, prima tappa di quella che diverrà una grande realtà di risurrezione per tanti giovani che hanno conosciuto la disperazione della droga. I ragazzi chiamati a questa esperienza non dovettero affrontare molti sacrifici, a differenza dell’apertura delle altre fraternità. La casa si presentava già decorosa: rimaneva solo da costruire un rapporto di fiducia e di reciproca amicizia con le suore del convento. Non fu difficile, grazie alle suore dalle quali fin da subito fummo accolti molto bene, come fossimo per loro dei figli. Non restò altro da fare che calarsi in quella dimensione di quiete e di pace interiore, caratteristiche autentiche di ogni ambiente religioso, pur sapendo che a pochi metri dal muro di cinta i ritmi caotici e frenetici del mondo continuavano incessantemente il loro libero corso, alla ricerca di falsi idoli ai quali per troppo tempo siamo stati anche noi attaccati e suggestionati. Una figura che subito si rivelò preziosa per il suo amore e per le sue disinteressate attenzioni fu suor Virginia, il cui aiuto, ancora oggi, è prezioso e  ricercato. L’amore di Dio non tardò a manifestarsi apertamente e la Provvidenza molto presto bussò alla nostra porta. Una centrale del latte, un grande centro commerciale, un forno artigianale  ed un negozio cominciarono a rifornirci di generi alimentari, persino una ferramenta si rese disponibile per gli utensili e questo ci rende particolarmente felici perchè possiamo condividere ed aiutare le fraternità che non hanno la stessa nostra fortuna. Comunque anche noi non stiamo con le mani in mano: la coltivazione del grande orto, l’allevamento degli animali, la pulizia del parco, i lavori di laboratorio ci tengono impegnati nelle nostre giornate.
All'interno del convento anche le suore si prendono a cuore le nostre necessità, offrendoci la disponibilità nelle loro capacità ed insegnandoci con la loro esperienza moltissime cose.
Dopo undici anni la fraternità “Gioia” è diventata una realtà solida e concreta, come l'opera apostolica di suor Elvira. Grazie Signore Gesù perché la tua infinita misericordia ha trasformato il nostro grido di dolore in un cantico di gioia e di lode.
Un ringraziamento, sincero e commosso lo dobbiamo a tutte le suore del Convento. Grazie anche a Domenico e Pietro per la loro quotidiana partecipazione, disponibilità  ed amicizia disinteressata e a tutte le suore che in questi anni ci sono state accanto con la loro amicizia e la loro preghiera. In particolare un grazie a quelle che sono già nel Regno, a suor Pia Letizia, a suor Serafina.
Ma come hanno vissuto invece le suore questa “vandalica” intrusione nella loro casa? Ce lo racconta suor Carla, amica di suor Elvira fin dai tempi del loro noviziato.
«Oggi, in cui la società, la pubblicità e tutti i mass- media, compresi certi cristiani, ti riempiono la testa (e purtroppo anche il cuore!!) di grandi parolone come "solidarietà", "internazionalità", "accoglienza allo straniero", "aiuto ai più poveri", si corre il grosso rischio di fermarsi solo a questo e di avere appagato e tranquillizzato la nostra coscienza. Per fortuna ci sono ancora i "profeti" di oggi che il Signore manda ed usa come strumenti della Sua Misericordia. Tra questi mi è tanto caro scegliere suor Elvira, mia compagna di noviziato e amica carissima, soprattutto perché frutto genuino ed operoso del gigantesco albero bicentenario di Santa Giovanna Antida Thouret. Faccio parte della piccola comunità “Amicizia”, che vuole essere "sorella" della fraternità “Gioia" perché viviamo nello stesso edificio e perché, in modo fraterno, ci aiutiamo a vicenda. E' da molti anni che vivo accanto a loro ed ho avuto modo di conoscere un po' più da vicino la grande opera che suor Elvira è stata chiamata dal Signore a svolgere. Sono certa che se il Signore protegge la nostra Provvidenza religiosa e ci concede tante grazie e favori, è proprio perché ci sono tra noi questi ragazzi che sono la "pupilla di Dio", i Suoi prediletti, bisognosi del Suo affetto Paterno-Materno e della Sua Tenerezza. Il mondo non ha saputo dar loro il senso della vita e li ha abbagliati con il paradiso artificiale della droga. La loro presenza tra noi è fatta di tanta preghiera, anche notturna, lavoro intenso, aiuto, perdono fraterno e testimonianza, ma anche un richiamo serio e tagliente: i giovani sceglieranno la vita religiosa se noi sapremo amare, perdonare, pregare e vivere nella gioia. In questi sei anni ne ho visti tanti passare dalla fraternità e li ho amati tutti e, come infermiera, quando occorreva li ho aiutati ed assistiti grazie anche a medici che conoscevo e che si sono resi disponibili. Tanti che oggi hanno una famiglia mi cercano, mi vengono a trovare, mi telefonano, continuando così un rapporto di amicizia e di aiuto: ogni volta che ci vediamo o sentiamo è festa. Mi sia consentito ricordare in modo particolare Agostino ed Enrico che già hanno raggiunto il Regno dei Cieli: la Grazia di Dio in loro non fu vana. Gli uomini forse non sempre li hanno ammirati, ma certamente il Buon Dio ha detto loro: "Venite, benedetti, a prendere possesso del Regno che sarà vostro per sempre”. Carissimi amici Agostino ed Enrico e quanti con voi hanno già raggiunto il Paradiso: come il buon ladrone San Disma, sulla Croce, siete stati canonizzati direttamente da Gesù, che con il Suo Sangue ha lavato tutti i vostri peccati e voi vi siete lasciati riconciliare... allora, assieme a tutti i Santi del Paradiso, invoco anche voi: pregate per me, pregate per noi, intercedete per il mondo che geme e brucia mentre si continua a chiedere in tavole rotonde e “quadrate” cosa si può fare per i poveri, per i giovani, per coloro che soffrono. Elvira carissima, anch’io ho un cuore che "pensa in grande". Ti dico allora che ti ammiro, ti voglio bene e prego per te e per tutti i tuoi ragazzi e collaboratori. Si, pregherò "in grande" ed ogni qualvolta potrò essere utile ai ragazzi non mi rifiuterò».

(dalla rivista Risurrezione - Marzo 1999)

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