ItalianoHrvatskiEnglishFrançaisDeutchEspañolPortuguesePo PolskuSlovakia     

 

Storia

Missione "Maria Ausiliatrice" - Catù (Bahia) 2003, BRASILE
Eravamo in Brasile già da qualche anno, a Mogi das Cruzes, vicino a San Paolo, ed ogni tanto arrivava a casa nostra una suora coraggiosa dalla Bahia, per  “portarci” i bambini che in quella terra incontrava bisognosi di una “famiglia” che li accogliesse. Attraverso il suo amore insistente e fedele, Dio ha provveduto: è nata così la Missione “Nossa Senhora Auxiliadora

“Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udí, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate”(1 Cor 2, 9-10).
La storia di questa fraternità missionaria è cominciata con suor “Irmà Dolores”, della congregazione delle Marcelline, da tanti anni missionaria in Brasile. è lei che vedendo il disagio e l’abbandono di tanti piccoli ha chiesto a Gesù di fare qualcosa per loro. E la risposta è giunta quando, durante un pellegrinaggio a Medjugorje, ha conosciuto la nostra Comunità ed ha saputo che avevamo anche una casa per bambini in Brasile, a San Paolo. Così Irma Dolores ha cominciato a portare qualche bambino dalla Bahia nella fraternità di San Paolo, felice di poter dare loro una famiglia stabile e serena. Però la distanza era tanta: allora ha incominciato a “bussare” alla porta del cuore di Dio perché potessimo aprire una nostra casa in Bahia. Dio ha risposto con la Provvidenza di tanti suoi amici: la somma raccolta in Brasile e in Italia corrispondeva esattamente al costo della casa che lei aveva individuato, adatta alla nostra missione! Era il “segno” che aspettavamo. Al nostro arrivo c’era una grande statua di San Giuseppe che ci aspettava: il padre della Divina Provvidenza ci benediceva; ci siamo inginocchiati, abbiamo pregato, ringraziato e chiesto il dono della paternità e della maternità per il servizio di Amore che la Misericordia di Dio ci chiamava a svolgere. Quel giorno era proprio la memoria di Maria Ausiliatrice, 24 maggio, ed abbiamo capito che la Madonna desiderava dare questo nome alla Fraternità. La Divina Provvidenza ci aveva preceduti con il dono dell’acqua, infatti prima che arrivassimo era stato installato un pozzo. La casa era bella, grande, ancora da mettere a posto in tante cose, ma pronta per accogliere noi e qualche bambino. Abbiamo così incominciato a darci da fare: restaurare la casa; tagliare l’erba, pulire, bruciare e... sudare.
Dopo qualche giorno è arrivata Madre Elvira, accompagnata da cinque sorelle, le prime missionarie consacrate inviate in terra straniera! Iniziava a battere un cuore, un cuore che ama e vuole donare l’amore di una famiglia a chi ne è stato privato.
Ripensando a quegli inizi, ricordiamo lo stupore per ogni cosa nuova: gli odori, l’immensa natura selvaggia, il calore del sole, gli animali, il gusto della frutta... La prima accoglienza all’aereoporto è stata quella del Vescovo e di Irma Dolores, la seconda quella della Creazione che qui in Bahia ha i colori di una natura tropicale bellissima, viva, calda, ricca di frutta speciale che ti disseta e ti nutre allo stesso tempo, ed erbe medicinali che ti curano e sono reperibili con facilità lungo il cammino, ai lati della strada.
Con Madre Elvira ed i primi “zii” siamo andati a vedere il fiume che attraversava la proprietà e sulla sponda lei ha scorto un tronco enorme e ci ha detto “Forza, tiriamolo fuori: sarà il nostro tabernacolo!”. Ecco da dove viene la bellissima croce che occupa quasi tutta la parete centrale della cappella e che al centro contiene il Santissimo.
Il popolo brasiliano è allegro, gioioso e si muove al ritmo delle danze e dei canti con gli occhi pieni di speranza per un futuro migliore. Ha il cuore aperto agli stranieri, una simpatia particolare per gli italiani e specialmente per le suore che sono amate, cercate e rispettate. I bambini sono numerosissimi per le strade; li vedi sporchi, nudi, spesso denutriti e malati, ma ...sono perle di Gesù: sono bellissimi! Il primo giorno di apertura della casa è arrivata una bambina di dieci anni rifiutata da tutti, dalla madre biologica malata di mente e dalla madre adottiva che l’aveva tenuta fino a portarla in un istituto per l’infanzia. Era triste e ribelle, viveva solo di fughe nella fantasia, sognando una famiglia ricca che la adottasse. Adesso è un’adolescente sorridente che fa il suo servizio con amore e non vede l’ora di fare esperienza in qualche casa dell’Italia. É bello vedere questi bambini che con l’amore di Gesù e il nostro si trasformano, cambiano nel cuore; i loro occhi pieni di paura e di tristezza diventano luminosi, gioiosi; acquistano fiducia e incominciano ad amare. Con la prima bambina sono arrivati anche i maschietti, così abbiamo fatto due fraternità separate: maschile nella parte bassa della proprietà e femminile in quella alta. I giorni passavano in fretta, pulendo, disboscando e rendendo abitabili i locali. Poi le prime “uscite” nelle città vicine:  qui sono state di grande aiuto le suore “Ancille”, la cui esperienza in questa terra ci ha indirizzato nelle direzioni giuste, evitando spiacevoli sorprese.
La Provvidenza non ci ha mai abbandonato, anche se spesso restavamo con poco o niente in dispensa. Grazie a Dio la frutta non è mai mancata e le prime “bistecche” che mangiavamo erano ...di mango! É stato molto bello vivere con poco e sperimentare la tenerezza di Dio: non ci ha mai lasciato più di tre giorni senza zucchero! In questi anni le abitazioni si sono moltiplicate, grazie all’aiuto di alcuni amici che conoscendoci si sono presi a cuore lo sviluppo edilizio della Missione. Costruendo le case con loro, abbiamo costruito soprattutto un’amicizia vera e familiare, nella fede e nell’impegno per voler bene ai piccoli di questa terra: in casa Cenacolo si dice che quando tutto fila liscio e tranquillo, allora vuol dire che siamo chiamati a “scomodarci” di più, il che in missione significa prendersi cura di più bambini. Noi non scegliamo i bambini che ci vengono portati, li accogliamo così come sono, come qualunque coppia che aspetta un figlio nella fiducia che ogni vita è comunque e sempre un dono di Dio. Oggi la nostra fraternità si compone di sessanta tra bambini e bambine e di una ventina di adulti: due
coppie, una decina di “zie” e “zii” e cinque suore. La Madonna continua a mandarci tanti “figli” preziosi ai suoi occhi e ai nostri: ultimamente sono arrivati sei fratellini reduci da una brutta situazione di abbandono. Li hanno portati senza preavviso, piangenti, sporchi e affamati... li abbiamo accolti con gioia, puliti, vestiti, sfamati e li abbiamo portati in cappella a conoscere il Padrone di casa. Di notte le tre sorelline dormivano avvinghiate l’una all’altra nello stesso letto e non c’era verso di staccarle. Le abbiamo amate così come erano, e dopo una settimana già pregavano con noi. Lo Spirito Santo ci ha suggerito poi di portarle qualche giorno con tutti i piccoli nella nostra casa “Ave Stella Maris” per respirare un po’ l’aria di mare, perché le due piccole avevano tanta tosse e l’asma. La gioia che riflettevano i loro occhi è stata così tanta da “meritare” tutti i sacrifici del mondo. Correvano sulla spiaggia, non credendo che potesse esistere tanta acqua azzurra e tanta sabbia per poter giocare. Quando hanno fatto il bagno per la prima volta ci hanno chiesto stupite: “Ma chi è stato a mettere tanto sale in quest’acqua?”, e abbiamo riso insieme abbracciandole.
Ora sono già ritornate con i loro genitori, che nel frattempo la Polizia ha rintracciato; forse dovranno  affrontare nuovamente una vita di stenti e di privazioni... ma non sarà più come prima, perché quando stavano per tornare a casa la più grande, piangendo, ha detto: “Ho visto quanto è buono il Signore! Nessuno mi crederà che sono addirittura andata al mare con delle suore italiane, ma io so che è vero!”.
Ultimamente si è finalmente realizzato il desiderio di tanti “zii”, adolescenti e bambini: avere una cappellina anche nella parte maschile. Così è nata la “Cappella degli Angeli”, nome nato dai due Angeli, uno bianco e uno nero, dipinti sulla parete centrale in atteggiamento di adorazione verso il Santissimo. Il tabernacolo ci è stato donato dal nostro fedele amico e parroco padre Claudio, ed è stato fatto da un carcerato per noi. Poi uno “zio” ha fatto un ostensorio di cocco, materiale tipico della zona: tutto assieme è uscito un lavoro semplice ma degno di ospitare Gesù Eucaristia. Ringraziamo tanto il nostro Vescovo Dom Paulo Romeo che spesso viene a trovare i nostri bambini, un grazie grande a tutti i sacerdoti e alle suore che ci incoraggiano con la loro amicizia e a tutti coloro che in Europa e in Brasile si fanno Provvidenza per noi con le preghiere e con l’aiuto generoso.

(dalla rivista Risurrezione - Dicembre 2008)

Stampa questa paginaStampa questa pagina