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Domenica

Omelia di Mons. Giuseppe Guerrini  |  Augurio e Benedizione del Santo Padre  | 

Catechesi di P. Pierino Ghi
Sono commosso, stamattina prima di venire mi sono confessato poi mi sono messo davanti alla mi Madonna e le ho detto “Mamma ho il cuore che trema” e Lei mi ha risposto: “Porta i mie saluti a Madre Elvira e a tutta la Comunità” e poi ha aggiunto: “Non temere, io sono con te e sono con voi e sarò io a dire ad ognuno di loro «fate quello che Egli vi dirà»”.
Quindi non sarò io, questo povero vecchietto, a parlare ma è Maria, è Gesù allora battiamo le mani a Maria perchè è una mamma grande e il bambino che danza siete tutti voi che danzate nel grembo di Maria perché siete tutti racchiusi nel suo grembo materno.
Voglio trasmettervi ancora il saluto che il Papa vi ha fatto l’altro mercoledì in piazza San Pietro: “Saluto la Comunità Cenacolo, che celebra il 25° anniversario di fondazione, e auguro che continui ad essere per tanti giovani una famiglia dove, incontrando Cristo, possano rinascere alla speranza e all’amore”. Ho voluto iniziare questo incontro con le parole del Santo Padre per essere uniti con il cuore in questi giorni a tutta la gioventù che si raduna a Sidney, in Australia.
Ieri mattina pregavo per voi, guardavo la mia Madonnina, Gesù Misericordioso, San Giuseppe, e in quel momento mi è caduto lo sguardo su di una bellissima orchidea e allora ho pensato a Madre Elvira, una bella orchidea tutta fiorita, splendida. Allora ho detto: “Gesù, Madre Elvira è come questa orchidea, e lei ha pagato per essere così! Cioè io l’ho conosciuta a Cuneo, che stirava la biancheria delle suore; non era professoressa, solo una semplice suora piccola e magrolina ma viva come un granello di pepe, forte!
E il Signore andava in cerca, ha guardato in tanti conventi ma non ha trovato quello che faceva per Lui. Poi gira e gira si è trovato a Cuneo, è entrato nella portineria, ha voltato a sinistra dove c’era suor Elvira che stirava e ha detto: “Questa è abituata ha camminare nel fango, ha le scarpe buone, ha i piedi buoni, fin da piccola ha camminato nel fango e allora la porterò nel fango, la porterò nell’inferno della droga perché ho bisogno di una così!” e il resto, il vissuto interiore, certamente lo sa Madre Elvira.
A me è venuta in mente Madre Teresa quando ha sentito quella voce potente: “Ho sete, ho sete, ho sete!”. Accolse la voce e lentamente entrò nei buchi più oscuri della povertà, della miseria. Madre Elvira è entrata nel fango della droga con Gesù Crocifisso perché è Lui che ha gridato al suo cuore: “Ho sete di gioventù!”, della gioventù disperata, della gioventù che è incamminata verso l’inferno, non solo della droga ma forse per l’eternità e tu devi scendere in questo inferno come sono sceso io, morendo in croce per salvare.
Cara Madre Elvira noi ti diciamo grazie di cuore perché hai detto sì a Dio, come Madre Teresa che ha detto sì nell’oscurità profonda ma con il sorriso sul volto. Questa è la caratteristica di Madre Elvira, questo sì che l’ha calata nell’inferno della droga e del peccato, ma nel quale lei è diventata la donna più felice di questo mondo! L’ha vissuto in sé per capirvi e per dare una mano a Gesù per salvarvi: facciamo un bel sorriso alla Madonna che vi vuole gioiosi!
Qualche anno fa presiedevo una funzione per gli ammalati, con tanta presenza dello Spirito Santo. Alla fine mi ritirai in sacrestia e i chierichetti chiamarono il parroco per avvertirlo che c’era acqua per terra dappertutto, il pavimento era tutto bagnato e anche la Chiesa. Rimanemmo stupiti… chi può aver buttato acqua per terra? Invece no! Era lo Spirito Santo, sceso su quella comunità come rugiada.
Lo Spirito Santo sta scendendo ora su questa Comunità perché dove c’è Maria, lì Lui viene. Maria è una calamita potente che attira l’abbondanza dello Spirito Santo. Fratelli e sorelle sapete che voi qui state calpestando un terreno santo? Questo luogo ha già la santità della Gerusalemme celeste, di cui questo raduno è un simbolo. Come Mosè ha la visione del roveto ardente e poi viene inviato ad un popolo, così Gesù sta dando a Madre Elvira questo grande popolo. Lei ha visto il fuoco ma non capiva ancora che cosa era, si è avvicinata e Gesù le ha detto, come in questo momento dice ad ognuno di voi, “Non ti avvicinare, perché il terreno che tu calpesti è Santo”, questo terreno santo è quello che voi calpestate ora, ci siete sopra. Perché qui, avvicinandosi con timore e tremore ma con grande fede nel cuore, Madre Elvira è arrivata a questo roveto e il Signore le ha parlato: “Ti sei consacrata a me, Gesù crocifisso e glorioso, ora ti mando a tanti giovani crocifissi dalla droga, dal male, dal peccato, dalla disperazione. Tu vai, io sono con te!”.
E ora Gesù parla al cuore di ognuno, soprattutto a voi ragazzi e ragazze; Gesù ha parlato con potenza quando ti ha strappato dal peccato e ti ha detto: “Vieni con me, troverai la vera droga, la droga dell’amore! La droga della povertà, la droga di essere ubriachi spiritualmente perché, salvato, vai a salvare”, questo è il carisma di Madre Elvira che si trasmette ad ognuno di voi, non soltanto come singoli ma come famiglia. Guardate quante Comunità avete per il mondo, ma ditemi, non è un miracolo? Ragazzi e ragazze siete ancora quelli di prima? Siete contenti? E nella droga, nell’alcool eravate contenti? Eppure lo spinello era buono! Anche “il buco”, sì faceva un po’ male, però vi inebriava! Però Gesù, vi da i buchi delle sue piaghe gloriose che si rispecchiano sui vostri volti. Cosa avete cantato a Roma se non questa luce, cosa avete cantato a piazza Navona se non questa Gloria della Risurrezione! Madre Elvira di fronte ai Cardinale, ai pezzi grossi, un pepe così, chi l’avrebbe detto!
Cari fratelli e sorelle adesso ho una parola per i papà e le mamme qui presenti perché anche voi avete partecipato e partecipate a questa risurrezione, anche voi avete sentito la voce di Maria che vi ha detto: “Porta tuo figlio nella mia Comunità”. Di questa Comunità fate parte anche voi, e anche voi con la vostra sofferenza siete stati il granello di senapa gettato nel terreno che ha contribuito a questa grande fioritura di salvati che camminano verso la santità. Mi sono chiesto: Maria dice “Fate quello che Lui vi dirà!”, e cosa dice Gesù in questo momento al tuo cuore? Domandatevelo! Aprite gli orecchi e spalancate il cuore, cosa vi dice Gesù? Per ognuno di voi c’è una chiamata!
In questi venticinque anni Gesù ha chiamato le sorelle, i fratelli consacrati, i sacerdoti e questo è il sigillo di Dio sulla Comunità perché è il segno che il Signore ha gradito questo sacrificio di lode che tutti avete fatto, con i calli alle ginocchia, pregando rosari su rosari, e vi ha chiamati ognuno per la sua strada.
Alcuni al matrimonio, per la bellezza di questo canto dei bambini, questo chiacchierio che sentiamo da lontano e che poi li avremo tutti qui, questo è il frutto dei frutti!
Ha chiamato le sorelle e le ha chiamate alla santità! Ha detto ad ognuna: “Anche tu preparati ad andare nell’inferno della droga ma drogata dell’amore al Signore Gesù”.
Ha chiamato i sacerdoti, ma pensate a cosa vuol dire avere i sacerdoti che lentamente si spandono per il mondo e vivono la passione di Gesù, questo sangue prezioso, che deve salvare questa umanità.
In questo momento, Gesù bussa al tuo cuore: “Ascolta, figlio mio, figlia mia” e Lui aspetta il tuo sì. Adesso chiudi gli occhi, ascolta quello che Gesù ti sta dicendo, apri il tuo cuore, buttati, in questo cuore ferito d’amore, e lascia che ferisca anche il tuo cuore, perché ci sono tanti sì da dire, concatenati, fino al sì definitivo, e questo può venire soltanto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo.
Madre Teresa chiedeva alle suore, ai fratelli, ai sacerdoti di dire sì con Gesù in croce ed essere offerti a Dio, traditi, consumati per Dio, per la salvezza dell’umanità.
La gioventù sta gridando verso di voi, sta gridando da tutte le parti del mondo: “Vieni, vieni, vieni, portaci Gesù, portaci la salvezza”. Datevi la mano tutti e facciamo una grande catena, che deve stringere tutta la gioventù del mondo, perché ha bisogno di Gesù; ma Gesù ha bisogno delle vostre mani, dei vostri piedi, soprattutto del vostro cuore, perché Gesù non ti ha salvato soltanto per te; anche tu devi diventare quel granello che muore a se stesso per salvare tanti giovani, tante famiglie.
Allora su questa Comunità qui riunita, sulle Comunità di tutta l’Europa, dell’America Latina, dell’America del Nord invochiamo una nuova Pentecoste. All’inizio del venticinquesimo anno di fondazione, preghiamo tutti insieme e invochiamo lo Spirito Santo sui consacrati, sui sacerdoti, sui collaboratori, su tutti i vostri grandi amici, invochiamo lo Spirito Santo perché ci sia un rinnovo del carisma che il Signore ha seminato su questa collina, e che questo fuoco divampi in miriadi di cuori: anziani, ragazzi, bambini, specialmente i giovani!
Gesù in questo momento mi suggerisce questo: in mezzo a voi, c’è qualche ragazzo, qualche ragazza, drogato, c’è qualche persona alcolizzata. Fratello, sorella, Gesù ti abbraccia, ti stringe al Suo cuore, e ti dice: “Vieni anche tu”; tu pensi: “…sento cantare, sento battere le mani, ma io ho l’inferno nel cuore”. Gesù ti dice: “Io sono sceso nell’inferno, mi sono sentito in croce come maledetto dal Padre Celeste, perché posava su di me il peccato dell’umanità; portavo anche il tuo peccato, vieni, vieni, vieni”.
Abbiamo visto quello che Gesù ha operato in questi anni per l’intercessione di Sua Madre Santissima; adesso guardiamo l’avvenire, guardiamo ancora dentro di noi e domandiamoci: “Io sono veramente tutta, tutto in Gesù, oppure ha soltanto un piccolo spazio dentro di me?”. Il cuore dell’uomo è un abisso di povertà! Un giorno ho fatto un sogno; mi trovavo in una stalla piena di sterco e i miei piedi affondavano e una persona mi disse: “Andiamo a celebrare l’Eucarestia, togliti di qui”.
Questa è la nostra povertà, perchè nessuno si glori, perché quello che è stato operato in noi, è stato soltanto per Grazia di Gesù Misericordioso, tutto è Suo!
Entriamo in questa spelonca che è il nostro cuore, entriamo attraverso la spelonca del cuore di Gesù squarciato, dal quale scende sangue ed acqua: il mio Signore Gesù, Lui mi ha salvato, Lui mi ha strappato dal fango, dallo sporco, mi ha lavato con il suo sangue prezioso, mi ha illuminato con il suo Spirito, però ti dice: “Figlia mia, figlio mio, sei proprio tutto mio? Vieni con Me, entriamo nel tuo cuore e vedi quanta oscurità c’è ancora, quanta oscurità!”. Questo non deve sconcertarti perché Gesù è di una delicatezza infinita, ha la delicatezza della Sua Mamma e si rivela al tuo cuore poco alla volta e Maria ti dice: “Fai quello che Gesù ti sta dicendo in questo momento, perché Lui ti vuole guarire”.
“Gesù, hai sottratto i miei piedi dalla perdizione, li hai portati sul monte santo”, però guarda un po’: hai veramente perdonato? Hai perdonato a tutti e tutto? Hai perdonato ai tuoi genitori? E voi genitori avete perdonato ai vostri figli? Perché senza perdono, le porte sono blindate, e Gesù non può scendere nel tuo cuore. Ti senti veramente di amare tutti e tutto?
Vedete, adesso vorrei parlare ai consacrati, ai sacerdoti, parlo a me stesso. C’è una strada che Gesù ti invita a percorrere, la strada dell’umiliazione; Gesù si è fatto ubbidiente fino alla morte, umiliò se stesso, massimo dell’umiliazione, ha preso forma umana, diventando simile a noi, per morire in croce, deriso, schernito. La via della santità è la via dell’umiliazione, se sappiamo scendere e accettare le grandi umiliazioni che possono anche arrivare dalla vita, quelle della vita quotidiana, allora Gesù prende possesso dentro di me. Quando ero giovane seminarista, andai a confessarmi, allora c’era il mercoledì santo che precedeva la cena pasquale; il mio Padre spirituale mi disse: “Gesù umiliò se stesso, si è fatto ubbidiente fino alla morte in croce”. Questa può essere una chiamata di Gesù per tanti di voi.
Io ho passato un grande esaurimento nella mia vita, ho toccato veramente il fondo, il mio Salmo è quello recitato a compieta il venerdì: “Sono disteso tra i morti”. Ma Gesù è sceso, perché nell’umiliazione scende Gesù. Vi dico una cosa che non ho mai detto in pubblico: quando mi sono ripreso dall’esaurimento, ho ricominciato a lavorare, avevo una rivista, facevo quel che potevo; domandai al mio Padre provinciale: “Cosa devo fare?” e lui mi rispose: “Non sappiamo cosa fare di te”: Gesù, proprio lì Tu sei sceso.
Ero poi andato a predicare degli esercizi vicino a Varese e tra quel gruppo di suore c’era uno mio confratello, un sant’uomo, anche lui mi disse: “Padre Ghi, io ti pensavo in un manicomio, sei ancora qui?”. Ecco il fondo dell’umiliazione, ma proprio lì Gesù è sceso. È per questo che venendo in mezzo a voi, mi sento tanto fratello vostro, lasciatemelo dire di cuore.
Madre Elvira mi dice che loro lo dicevano, ma non era così… eppure così la pensavano! Però Gesù è grande, grande, grande, perché in Gesù, io sono certo, fioriranno dai vostri gruppi, delle vostre comunità dei santi, dei santi! Ora sono nascosti, sono come voi, la chiamata alla santità è di tutti.
A Sydney, con il Santo Padre, con tanti giovani, sono andate anche le reliquie del Beato Frassatti, torinese: era giovane e ricco,ma il suo assillo era andare ai poveri! Vanno le reliquie di Santa Maria Goretti, martire della castità; è la castità che deve rifiorire nel mondo!
C’è tanta santità nascosta, ma all’esterno siamo in un grande pantano. Allora dobbiamo aspirare alla santità: cosa dobbiamo fare? Buttiamoci nella preghiera per farci santi, abbiamo bisogno di essere guariti da Gesù. Quando dopo tre mesi di preghiera, a Gerusalemme, nel 1990, una notte ero inginocchiato sul sepolcro di Gesù, ho sentito questa voce: “Io ho perdonato tutti i tuoi peccati, io ti ho guarito”. Così dice Gesù ad ognuno di voi, tutti abbiamo bisogno di essere guariti, “Per le sue piaghe siamo stati guariti”. Le piaghe di Gesù, la piaga del costato guarisce le ferite che ci sono dentro di me. Questa è la grande guarigione, fondamentale per andare verso la santità.
 

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