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Sabato

Padre Stefano - Catechesi  |  Padre Stefano - Omelia  | 

Sabato 14 luglio 2007

                                  Introduzione del mattino di Madre Elvira
Che bello cantare, danzare, sorridere, amare, abbracciare la vita.
Ciascuno di noi ha questo grandioso dono della vita che ci accomuna. È il dono di Dio per ciascuno di noi. Ecco perché stiamo bene insieme, perché vogliamo riconoscere che siamo stati pensati, amati, voluti dall’unico Dio.
Non venite a dirmi: “Mi hanno fatto mia madre e mio padre”. Tuo padre e tua madre chi li ha fatti?
Dobbiamo avere il coraggio di credere in quello che vediamo, in quello che siamo, altrimenti siamo sempre fuori dalla vita.
Come è importante prendere in considerazione la nostra vita, perché è la prima cosa che vediamo, che tocchiamo, che sperimentiamo, che amiamo o odiamo.
Noi con lo stupore, la gioia, la meraviglia che abbiamo vissuto vedendo con i nostri occhi rinascere la vita dei vostri figli sbandati, drogati. Quando abbiamo visto che diventavano più buoni di noi, abbiamo detto: “Ma questa vita non viene dalla carne, viene dall’amore, viene da Dio; e noi qualche volta la maltrattiamo!”. Allora dobbiamo riconciliarci con la nostra vita, vogliamo chiederlo oggi che è una memoria speciale per il popolo cristiano, la memoria di Maria, la madre di Gesù, la nostra Madre.
Quando siamo saliti la prima volta su questa collina, la prima cosa che abbiamo trovato era la Madonna, l’abbiamo invitata e ce la siamo portata in casa: è stata la prima ospite, è stata voluta, abbracciata insieme a noi. Ecco perché oggi siete qui, perché abbiamo invitato Maria in casa nostra.
Quando ci sono ancora delle divergenze nella famiglia è perché non avete ancora accolto la Madonna, come ha fatto Giovanni sotto la croce.
Facciamo un po’ di riflessione, ma la Madre di Dio, che è Madre nostra, ha un potere senza fine. Questa piccola semplice creatura che si chiama Maria è la nostra Madre e se non c’è lei non c’è niente, ci arrampichiamo sui vetri, ma scivoliamo sempre più.
La proposta che abbiamo fatto fin dall’inizio e che continua e continuerà per sempre nella nostra Comunità, è che il primo momento della giornata sia per lei, in lei, con lei: il Santo Rosario.
Invitiamo Maria nelle nostre case. Guardate che Dio è umile: passa da lei. Anche Lui passa da lei! E se intercede Maria, il miracolo è fatto! E li abbiamo visti questi miracoli, li stiamo contemplando. Quindi non vi diciamo delle parole, vi diciamo dei fatti. Non vogliamo insegnarvi qualcosa, ma mostrarvi la vita.
La nostra storia è bella perché è concreta, è reale, è con i piedi per terra, è con un amore folle, di sudore, di fedeltà, di sacrificio, un amore di gioia, di danza.
Avvicinatevi a Maria. Lei, che si avvicina a noi con delicatezza, come un soffio, oggi ti dice che è la giornata della infinita Misericordia di Dio. Lei ci dice nel cuore quello che dobbiamo dire durante la confessione. Ci dice di non avere paura di quello che non abbiamo mai detto, altrimenti rimane un’ombra che non ci fa vivere la gioia, non ci fa vedere il sole e lo splendore della vita.
Ci sono tanti sacerdoti disponibili ad accogliere la nostra povertà, i nostri peccati, le nostre ferite, che quando non le mettiamo a fuoco, le alteriamo e la nostra vita diventa un falso. Perché ci rende falsi? Perché dobbiamo metterci la maschera! Perché non ammettiamo quel peccato, quella situazione, quell’incontro, quella violenza... E il peccato che vuoi nascondere, ti fa atteggiare in modo falsato e non sei mai te stesso. Invece è arrivato il momento, andiamo al confessionale con semplicità.
Vi do un consiglio e lo do anche ai sacerdoti: lasciate che i penitenti possano parlare a Gesù prima che a voi perché noi andiamo per parlare a Gesù. Di solito dico anche ai ragazzi e alle ragazze di confessarsi con gli occhi chiusi: stiamo parlando a Gesù, il nostro Redentore e la Mamma è vicino a noi e non abbiamo bisogno di fare un dialogo, un colloquio.
Se anche il sacerdote si mette con gli occhi chiusi, il penitente è più libero perché riporta il suo peccato e lo fa fuoriuscire dal di dentro, non dalla bocca. Guardati dentro, Gesù vuol guarire tutto e togliere la radice. La confessione è qualcosa di straordinario, di grandioso, è una liberazione, come se il nostro cuore fosse stato sempre incatenato e ad un certo punto vai e dici quello che hai fatto.
Gesù ha detto a Pietro di perdonare sempre. Il pentimento nasce da dentro. Quando riprendi quel peccato e lo guardi in faccia, non ti spaventa più, però ti dispiace: sono stata una vigliacca in quella situazione, ho fatto il mio interesse, ho ingannato tanta gente, ho preferito i soldi. Per essere pentiti dobbiamo sapere chi siamo dentro.
La confessione è qualcosa che non viene dalla terra, ma viene dal cielo, da Dio. Lui si è fatto Misericordia per noi, è Misericordia totale per noi.
Questa mattina dobbiamo avvicinarci, andare incontro alla Misericordia di Dio pentiti. Devi dire a te stesso: “...ma sei stato almeno per un momento pentito di aver ingannato, di aver tradito tua moglie e magari torni a casa con il broncio per farti compatire e invece hai dentro un macigno?!”. Dobbiamo riprendere tutti quei momenti di buio che abbiamo fatto noi nel nostro essere, per l’egoismo, per la passione, per il piacere, per l’ambizione, per il potere. Qualche volta abbiamo calpestato i nostri fratelli. Tutto questo è male, è blocco, sono catene e allora è arrivato il momento della liberazione, finalmente posso aprire le braccia, ridere e scherzare nella verità, senza maschere. Vogliamo sempre fare i “personaggi” perché altrimenti gli altri non ci rispettano. Ma in realtà è perché non ti rispetti tu! Perché non ti ami tu, non ti apprezzi. Questa è tutta zavorra che in questi giorni dobbiamo toglierci da dentro. Guardate che la cosa più bella del mondo è fare una confessione incominciando dalle cose più piccole.
Bisogna guardarsi negli occhi quando ci si parla perché il dialogo comincia da dentro e non dalla bocca. E per andare dentro dobbiamo guardarci negli occhi.
La vita è bella, quando la conosciamo! La vita è bella: mille colori, sole perenne, tenerezza senza fine e qualche volta anche lacrime, ma sono lacrime che si possono versare con la gioia nel cuore, con il sorriso sulle labbra. Qualunque cosa abbiamo ricevuto possiamo sempre continuare a sorridere, a vivere e la vita è una novità perenne, i giorni non sono mai uguali. Più sei vecchia e più quelle rughe che ti vengono sono finestre luminose che fanno entrare il sole in casa. Bisogna diventare bambini; i bambini entreranno nel regno, quel regno in cui si entra oggi. Oggi è il regno, oggi possiamo entrare nello spazio infinito di quell’abbraccio senza fine di Dio. Dio ha voluto farsi vedere e allora ha fatto sì che Maria, attraverso lo Spirito Santo, fosse incinta. Gesù ha incominciato come un qualunque bambino, nell’utero della Madonna. Poi è fuoriuscito a Betlemme e poi è stato con i suoi genitori. Gesù ha vissuto la famiglia, ha vissuto il lavoro, l’obbedienza. Poi è diventato grande e ha detto a sua madre che era arrivata l’ora di andarsene di casa.
Pensate quanti giovani, quando devono dire alla mamma che vanno e le mamme non li lasciano andare.
Gesù ha dovuto uscire di casa, non ha avuto paura di lasciare la Madonna da sola. Era il suo momento, era diventato uomo.
I ragazzi e le ragazze, i vostri figli, se li avete educati bene e formati all’onestà, alla verità, alla comprensione, al perdono, alla fede, perché dovete avere paura? Saranno luci che vanno e portano la pace.
Ritorniamo al momento potente e straordinario che è l’assoluzione dei nostri peccati.
Noi non vi diciamo solo delle parole. Sappiate che non vogliamo ammaestrare nessuno né predicare. Le cose le diciamo prima a noi stessi. Le vogliamo far vedere ai giovani. I giovani oggi non ascoltano più: puoi fargli una bella predica, ma loro pensano ad altro. Ti sente, ma non ti ascolta, non ti accoglie, perché che le cose che dici, non le fai. Quando c’è l’incoerenza è un’umiliazione per chi ascolta. Questo vale anche per i bambini! Infatti, quando hanno ormai cinque o sei anni potete anche smetterla di far loro le “prediche”, perché li si educa con la potente voce dei tuoi gesti, delle tue scelte.
Viviamo bene questo momento! Sappiate che queste cose le abbiamo dentro. Non vogliamo insegnare niente a nessuno, ma mostrarvi la vita e siete venuti per questo, perché quello che vi diciamo, lo viviamo.

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