Omelia Mons.Philippe Barbarin Gesù oggi ci dice la difficoltà della nostra missione. La nostra testimonianza è pericolosa: “Vi mando come pecore in mezzo ai lupi”. Qui a Saluzzo ho sentito un’altra cosa: i lupi diventano pecore: è una gioia enorme! È un mistero incredibile, difficile da capire. “Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda”. È una verità troppo difficile per noi, ma vera, che qui si vede ed è fonte di gioia per noi. Ieri ho vissuto una grande gioia assistendo allo spettacolo – “Ma non è uno spettacolo!”, ci ha detto ieri Marco: è Vangelo puro, Parola di Dio dalla prima all’ultima pagina. Tutto è cominciato ed è finito con l’albero di vita del paradiso terrestre, l’albero della vita che ci dà un buon frutto, che ci dà il nutrimento dell’Eucaristia, l’albero sul quale è sceso il sangue che dà la salvezza al mondo, la croce di Gesù, e l’albero della vita eterna, della risurrezione della carne, nostra grande speranza. Alla fine del recital don Stefano ha detto che l’anno prossimo il Santo Padre consacrerà l’anno della fede. A partire dall’ 11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, il Santo Padre lancerà l’anno della fede; spiegheremo il “Credo”, lo approfondiremo, lavoreremo la nostra fede, perché la fede deve essere sempre lavorata, non la si può ripetere come delle formule che non hanno più vita né anima. La fede deve essere viva, deve uscire dal nostro cuore e salire fino alle labbra per toccare le orecchie degli altri. In occasione di questo piccolo soggiorno in mezzo a voi, alla Festa della Vita, vorrei farvi un piccolo regalo. Il “Credo”, voi lo dite spesso e lo sapete a memoria; lo recitiamo ogni Messa alla domenica, lo insegnamo ai bambini, a volte lo recitiamo a memoria come una macchina, ma non facciamo attenzione alle parole che diciamo. Dobbiamo risvegliarci a queste preghiere che noi conosciamo troppo bene, a volte non facciamo più attenzione a come preghiamo l’Ave Maria, il Padre nostro, o il Gloria. Dobbiamo risvegliarle in noi, per dire che la nostra fede è una Festa della Vita. Se è una gioia per noi dire il Credo, allora noi toccheremo il cuore degli altri. Se noi lo recitiamo solo a memoria come lo sappiamo, non toccherà il cuore di nessuno. Allora il regalo che voglio farvi è questo. Sapete che ogni paese c’è un inno nazionale: c’è l’inno nazionale italiano, domani è il 14 luglio e c’è l’inno nazionale francese, la marsigliese… Vorrei dirvi questo: il Credo è l’inno nazionale della nostra fede, della nazione santa, del popolo santo di Dio. Il Credo va benissimo con questa festa, la Festa della Vita, perché il Credo è l’inno alla vita. Sentite cosa dice: Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore di tutto, tutto, tutto… Tutta la vita viene dal suo amore. Guardate alla fine del Credo, all’ultima riga: “aspetto la Risurrezione della carne e la vita eterna”. Non è solo a Saluzzo la Festa della Vita: il Credo è la Festa della Vita dalla prima all’ultima riga, e noi abbiamo questa certezza che la vita vincerà e trionferà, anche quando l’abbiamo sprecata. Questa è la grande grazia del Cenacolo; tante vite sprecate dalla droga, dalla disperazione, dai conflitti, e Madre Elvira ha avuto l’intuizione di chiamare le sue suore le “Missionarie della Risurrezione”. Questo vuol dire che la vita che Dio, nostro Padre e nostro creatore, ci ha donato, può sempre rinascere, risorgere, deve trionfare sempre. Guardate com’è fatto il Credo: gli uomini hanno sprecato tutto, allora “per gli uomini e per la nostra salvezza si è fatto uomo”, è venuto nella nostra carne; la vita di Dio, la vita eterna è venuta nel nostro tempo, nel nostro mondo: grande gioia del Natale; e questa vita che ha fatto tanto bene al mondo, noi invece passiamo il nostro tempo a sprecarla. Gesù ha fatto soltanto del bene, perché noi gli abbiamo fatto del male? Perché lo abbiamo sputato, schiaffeggiato, perché lo abbiamo incoronato di spine, crocifisso? È un mistero ed una ingiustizia mostruosa, ma niente ferma l’amore di Dio, nostro Padre e nostro Creatore, dalla prima riga del Credo fino alla fine: “io credo in Dio creatore, mio Padre, che non mi abbandonerà mai”. Anche se Lui ha inviato il Suo Figlio e noi lo abbiamo messo a morte sulla croce, Lui continuerà a darci la vita, e a dare la vita a Suo Figlio, e a noi attraverso Suo Figlio resuscitato. Nel Recital Credo che ho visto ieri sera e che molti di voi vedranno domani, è stata messa in risalto una frase che è il centro e la sintesi di tutto il Vangelo: “Io sono la Risurrezione e la Vita”. Allora capite che il Credo è l’Inno alla Vita. Quando Gesù sta per ascendere al cielo, gli apostoli non sono contenti: “Resta con noi, non devi partire!” Hanno paura. “Non abbiate paura, apostoli, Io sono con voi tutti i giorni,fino alla fine del mondo”. Oggi Lui è con noi e mangeremo il Suo corpo, guardate tutti quelli che oggi hanno ricevuto il Sacramento del perdono, l’amore di Dio che ci ha fatti nuovi. Tutto il Credo scorre dalla prima all’ultima frase come un torrente di grazia, ed è per questo che lo chiamo un Inno alla Vita. Tutto nasce dalla prima frase, ma tutto viene rischiarato dal ultima frase: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. La sorgente all’inizio, e la luce che rischiara tutto alla fine. Ogni cosa che facciamo oggi è illuminata dal giorno in cui incontreremo il Signore, faccia a faccia, nell’ultimo giorno della nostra vita. È per questo che sono molto contento di partecipare a Saluzzo a questa Festa della Vita. Per finire, vi dirò la parola che amo di più nel Credo, ed è colui che lavora nel segreto, tutti i giorni, nel vostro cuore. Avete indovinato di chi vi parlo: “Io credo nello Spirito Santo”; Lui è il Signore, ecco la perla del Credo che si trova al centro di questa preghiera. Sapete cosa fa lo Spirito Santo? Dona la vita. Lo Spirito santo fa il lavoro di Dio nel segreto, e tutti i giorni, tutti i giorni ti dà la vita. Voglio ringraziarvi, e vi auguro una buona Festa della Vita e un buon anno della fede. E ogni volta che dite il Credo fino alla fine della vostra vita, sia un inno alla vita, ed un inno alla gioia.
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